TRAM VELOCE A FIRENZE / TUTTI CI METTONO LA FACCIA

Miracolo a Firenze. Tappa storica nella realizzazione della Linea 2 del tram veloce che collegherà l’aeroporto di Peretola con Santa Maria Novella, entrando nel cuore cittadino: il 29 aprile sono stati inaugurati i primi cento metri di binari. A celebrare l’evento il sindaco Dario Nardella, l’amministratore delegato della francese Alstom partner nei lavori, Pierre-Louis Bertina, il presidente di Tram Firenze spa Fabrizio Bartaloni.

Macchina indietro. Quattro anni fa esatti, 11 maggio 2011, stessa scena, identico copione. Per la posa della prima pietra c’è il sindaco Matteo Renzi che annuncia: “Rispetteremo i tempi, ci mettiamo la faccia. La Linea 2 sarà pronta per il 2014”. Val la pena di scorrere la cronaca di Repubblica Firenze di quel radioso maggio 2011. “Tramvia 2, si parte. Oggi la simbolica posa della prima pietra con il sindaco Renzi e il titolare di Impresa spa Raffaele Raiola a inaugurare il cantiere di viale Guidoni. 950 giorni per realizzare un tracciato di oltre 5 chilometri con 13 fermate, per una spesa complessiva di 257 milioni di euro. Se i cantieri finiranno prima addirittura Renzi promette un bonus accelerazione per l’impresa. Stiamo cambiando Firenze – ha detto il sindaco – ed è chiaro che dei disagi ci saranno ma noi mettiamo la faccia sul rispetto dei tempi. Sarebbe facile dire rimaniamo così perchè almeno non si arrabbia nessuno. Anche la linea 1 era criticatissima”.

Cosa è mai successo? Prima di tornare all’oggi (“nuovo” cronoprogramma compreso) vediamo di capire come mai si sono persi per strada 4 anni 4, e ora addirittura si ha la faccia di festeggiare per i primi 100 metri…

Una storia non poco accidentata e piena di guai giudiziari. Si comincia a bordo di BTP, una delle sigle storiche fiorentine sul fronte delle infrastrutture, la Baldassini-Tognozzi-Pontello, che nel suo portafoglio lavori ha proprio la realizzazione della Linea 2 del tram veloce. Ma BTP finisce nelle maglie della giustizia, per le vicende dei grandi appalti targati G8 e non solo. Nelle pagine giudiziarie il nome dell’azienda viene spesso collegato a quello di Denis Verdini.

Segue il crac, e un importante ramo d’azienda, proprio quello che comprende l’appalto per la Linea 2, passa quindi ad una emergente sigla romano-partenopea, Impresa spa. Sul ponte di comando una vecchia conoscenza del mattone all’ombra del Vesuvio, Raffaele Raiola, negli anni ’80 fifty fifty tra simpatie psi (referente l’allora vicesegretario del garofano Giulio Di Donato) e dc (referente ‘O ministro Paolo Cirino Pomicino): un esperto di ‘patate bollenti’, Raiola, che ai primi anni ’90 aveva incorporato la Sorrentino Costruzioni Generali, molto vicina a Pomicino e soprattutto alla camorra (era una sorta di trait d’union affaristico tra la Nco di Raffaele Cutolo e l’emergente Nuova Famiglia). Nell’azionariato di Impresa spiccano alcune presenze: quella di Ludovico e Maria Grazia Greco, figli di Vincenzo Maria Greco, re dei progetti fra dopo sisma e Tav, uomo ombra di ‘O ministro; e del gruppo Recchi che a sua volta controlla la big pescarese Proger, che ha realizzato il fresco Palazzo Italia all’Expo di Milano (ed è fra i principali clienti della superinquisita Green Field System, controllata dal tandem Ercole Incalza-Stefano Perotti).

Ma le cose non vanno bene neanche con Impresa spa. Che nonostante i buoni auspici di quel maggio fiorentino di quattro anni fa, non muove neanche una pietra. E fa, a sua volta, crac. Ennesimo passaggio di mano ed ecco entrare in scena, a fine 2013, un’altra big di mattoni & infrastrutture, Fincosit Grandi Lavori. Cronoprograma che ricomincia da capo, nuove promesse, e altri macigni sul percorso. Succede quando il presidente di Fincosit, Alessandro Mazzi, finisce dritto dritto nell’inchiesta veneziana sul Mose, in quanto vicepresidente del Consorzio Venezia Nuova e accusato dagli inquirenti di aver creato fondi neri che servivano a corrompere politici e alti funzionari della pubblica amministrazione. Fincosit ha cercato di mettere le cose a posto, nominando un nuovo numero uno, Carlo Ferroni, che ha subito voluto rassicurare Bartaloni: “Fincosit – ha scritto – non è indagata dall’autorità giudiziaria, confidiamo nella magistratura e l’ingegner Mazzi avrà tutto il modo di chiarire la sua posizione”.

Chi non vede chiaro in tutta la vicenda è l’ex leghista e ora forzista Mario Razzanelli, uno dei pochi ad attaccare frontalmente (associazioni e movimenti di cittadini a parte) tutte le fasi esecutive dei progetti di linee tramviarie. Razzanelli spara a zero e chiede al sindaco di sapere “con quali criteri sia stata scelta e aggiudicata la gara alla Grandi Lavori Fincosit che al momento dell’assegnazione nell’ottobre 2013 era presieduta da Alessandro Mazzi, arrestato per mazzette e fatture false nell’ambito dell’inchiesta sul Mose”. E rincara: “Ho chiesto all’amministrazione di verificare lo stato di salute della Fincosit perchè quando un Comune affida la costruzione di un’infrastruttura così importante a un’azienda occorre essere sicuri che questa sia sana, che abbia sufficienti risorse finanziarie e non faccia al contrario affidamento sui soldi pubblici per rimpinguare il proprio bilancio e al primo intoppo dichiarare fallimento come già si è verificato con Impresa spa. Come fu aggiudicata la gara ad Impresa e chi ne controllò i bilanci? Controlli evidentemente superficiali, visto che dopo pochi mesi l’azienda fallì”.

Una scelta alquanto avventata, quella caduta su Impresa, visto che il nome della stessa società risultava tra le carte degli inquirenti alla prese con l’inchiesta sui grandi appalti della cricca; in particolare, Impresa faceva capolino in un rapporto del Ros denso di nomi, sigle, intrecci, e a proposito della società presieduta da Raiola veniva espressamente fatto un nome di riferimento eccellente, Vincenzo Maria Greco: circostanza del resto per niente misteriosa, vista la presenza azionaria dei figli, attraverso la società Liguria Costruzioni.

Continua il j’accuse di Razzanelli: “Oggi il Comune di Firenze dovrebbe far cessare la costruzione della tramvia alla Fincosit visto il coinvolgimento del suo ex presidente Mazzi in un’inchiesta per corruzione, fondi neri e false fatturazioni, la cui vicenda giudiziaria si è conclusa con un patteggiamento. Non basta sostituirlo per sanare l’irregolarità. Credo sia opportuno chiedersi se le aziende a cui il Comune affida gli appalti siano affidabili e trasparenti. Di fronte all’esperienza passata e a questi ritardi imbarazzanti qualcosa mi dice che i miei dubbi sono più che leciti. Firenze e i suoi cittadini aspettano risposte precise”.

Ma eccoci agli ultimi sviluppi. 20 gennaio 2015. Così dichiara il sindaco Nardella: “Oggi incontrerò i capi delle ditte responsabili dei lavori per le nuove linee di tramvia. Ci sono miglioramenti sulla Linea 3 ma sulla Linea 2 non ci siamo. Non si può tollerare questa situazione su via Novoli, con pochissimi cantieri, e noi lo diremo oggi ai proprietari della ditta Fincosit Grandi Opere che ha l’appalto per la linea”. Dopo qualche ora un post su facebook per un aggiornamento: “ho incontrato personalmente i presidente delle ditte capofila, rispettivamente Carlo Ferroni per Grandi Lavori Fincosit e Carlo Zini di Cmb, ho avuto da entrambi rassicurazione che recupereranno i ritardi accumulati”.

30 aprile. “E’ la prima volta – racconta l’ad di Alstom – che inauguro cento metri, è un po’ particolare fare un evento per solo cento metri di binari. Ma abbiamo voluto raccogliere la sfida del sindaco, realizzarli in un solo mese”. Bene, a questo punto sappiamo che, in realtà, la posa della prima pietra è slittata di 4 anni esatti, durante i quali non si è mossa una sola foglia. Enigmatico il parere di Bartaloni: “Ci sono degli slittamenti ma restiamo nei tempi dati dal comune di Firenze sulla consegna prevista entro metà 2017”. Di nuovo entusiasta Nardella che ringrazia (evidentemente per i cento metri) Alstom e Fincosit. “Stiamo recuperando il ritardo accumulato, il nostro traguardo è completare il sistema nel 2018 su tutte e due le linee”. E se c’è già, quindi, uno slittamento nello slittamento, almeno tutto sarà trasparente e alla luce del sole. “”Cantieri a vista – promette Nardella – per poter dare modo ai cittadini di controllare i lavori”. Cosa poi possa succedere tra sottopassi e cavalcavia, è lasciato alla buona mano del Signore.

per approfondire

https://www.lavocedellevoci.it/proger-che-impresa/