ILARIA CAPUA / LANCIA L’ALLARME X

Lancia l’allarme con toni altamente drammatici Ilaria Capua, tra le più gettonate virostar nei primi due anni di pandemia. Che oggi torna prepotentemente alla ribalta con il suo SOS X.

Ecco le parole che ha appena pronunciato a Milano, nel corso di una convention a ‘Casa Recordati’(lei è intervenuta su ‘Salute circolare’), una delle aziende farmaceutiche più antiche di casa nostra.

La malattia X arriverà. Purtroppo è così, mi dispiace dirlo, ma arriverà”.

E poi passa ad illustrare e argomentare: “Anche se solo guardiamo alle pandemie influenzali e non mettiamo altre infezioni nel calderone, per quello che sappiamo nell’ultimo secolo, dal 1900 al 1999, ce ne sono state tre. Facendo i conti, le pandemie influenzali arrivano ogni 11-40 anni, quindi un’altra pandemia ci sarà. Potrà essere causata da un virus influenzale, che è uno dei più indagati, o potrà essere causata da altri virus. Ma ci sarà”.

Questione di dati e soprattutto date, da ottima esperta di statistica. E poi aggiunge: “Quello che proprio dobbiamo fare è prepararci, perché sennò non possiamo ritenerci Homo sapiens, ma passiamo direttamente alla categoria Homo stupidus”.

Il virus X. Sopra, Ilaria Capua

Rammenta anche la sua lunga esperienza a stelle e strisce, tra i laboratori della Florida: “Penso alla follia delle mascherine. Io quando lavoravo negli Stati Uniti avevo la mascherina a casa, da sempre. Perché sapevo che una pandemia sarebbe arrivata e sapevo che quando sarebbe arrivata le mascherine non si sarebbero trovate. Ecco l’importanza di prepararsi. E si sa cosa bisogna fare: non è questione di dire ‘oddio da dove comincio’”.

Sui ‘tempi’ così allerta tutti: “Dovremmo essere già pronti domani. E’ chiaro che noi non sappiamo quando arriverà (l’ora X, ndr), ma avere gli strumenti già predisposti è fondamentale. Quindi prepararsi, non dimenticare e continuare ad applicare comportamenti virtuosi tipo lavarsi le mani: un gesto anti-contagio semplice e potente che adesso si fa di meno”.

Gli stessi concetti espressi dal capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Gebreyesus, in una sessione che ha puntato i riflettori sulla Malattia X al ‘World Economic Forum’ (WEF) dei potenti della terra riuniti nella splendida cornice svizzera di Davos a metà gennaio scorso, quando così tuonò il numero uno OMS: “Il Covid-19 è stata la prima Malattia X. Il verificarsi di una pandemia è una questione di quando e non di se. E se lo diciamo, se lo ribadiamo con forza non è per creare panico ma per prepararsi. E il tempo di prepararsi è adesso, non quando arriva”.

Tedros-Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS

Del resto, proprio allo storico WEF 2010 l’allora fondatore di ‘Microsoft’, Bill Gates, si esibì nella sua profezia: “Quello dal 2011 e il 2020 sarà il decennio delle terribili pandemie, cui faranno seguito i non meno catastrofici cambiamenti climatici”. Aveva la palla di vetro, Super Bill? Il quale, non dimentichiamolo mai, è il secondo finanziatore-donatore dell’OMS (quindi una sorta di ‘deus ex machina’) a livello mondiale, solo alle spalle degli Usa e ben davanti a nazioni del calibro di Francia, Germania e Regno Unito.

Pochi sanno, poi, che tra pochi mesi, a fine primavera, entrerà in vigore un poderoso strumento nelle mani dell’OMS, quel ‘Trattato Pandemico’ che priverà tutti i paesi aderenti (quasi 200) di ogni autonomia decisionale in tema di gestione (e non solo) di tutte le future pandemie. Motivo per cui il ‘Piano Pandemico’ 2024-2028 appena varato dal governo lascia il tempo che trova. Sono informati i cittadini di quanto sta succedendo, senza alcun dibattito parlamentare a livello nazionale e non solo, senza la minima risonanza mediatica e cioè nell’oscurità più totale?

Il capo OMSexcusatio non petita – afferma di non voler creare panico; né suscitare allarmi, come fa eco (ritardata) la scodinzolante Capua.

E’ vero esattamente il contrario. Come dimostrano in modo palese i ‘fatti’ targati OMS: nel giro di pochi mesi – esattamente un anno fa – ha suonato le trombe per la fine della pandemia; per destare dopo tre mesi analoghi, forti allarmi con una ‘prossima aviaria’ di immani proporzioni (in grado di colpire circa il 50 per cento della popolazione al mondo) e quindi ‘virare’ sulla X, una sorta di super contenitore di virus, una maxi pandemia per tutti i gusti, in grado di terrorizzare meglio.

Perché è proprio il ‘meccanismo’ della paura & del terrore che è stato usato, viene usato e verrà sempre più utilizzato dai governi occidentali per ridurre i cittadini in uno stato di ‘libera e democratica schiavitù’, come del resto prevedono le eccelse Menti del WEF, a partire da quella sempre più vulcanica del Gates ovunque, visto che da ormai un decennio e passa ha fatto di Vaccini & Cambiamenti climatici il suo Credo (e il suo Business), trastullandosi con il ‘green’, dal momento che è il più grosso latifondista degli Usa.

E quel meccanismo del ‘terrore’ e del ‘consenso forzato’ è al centro di una maxi inchiesta di due procuratori generali, del Missouri e della Louisiana, che hanno messo sotto inchiesta i vertici della Casa Bianca (solo Joe Biden fino ad oggi escluso, ma ben compreso il super virologo Anthony Fauci) per le pressioni indebite esercitate sui media a stelle, e soprattutto sui social, per non contestare le scelte governative in tema di contrasto alla pandemia (oltre che per l’ancor più grave ‘Wuhangate’).

Il libro pubblicato da Giulio Tarro nel giugno 2020

Un meccanismo del terrore perfettamente illustrato in un must per chi vuol capire cosa è realmente successo. Ci riferiamo al vibrato e soprattutto super documentato j’accuse messo nero su bianco addirittura a giugno 2020 (quindi a pochi messi dallo scoppio della pandemia) da Giulio Tarro, l’allievo di Albert Sabin, nel suo ‘Covid 19 – Il virus della paura’. Profetico, stavolta in modo autentico!

Ma torniamo a bomba, ossia alle parole di Ilaria Capua che mettono sul chi va là tutti gli italiani.

Oggi è Senior Fellow of Global Health alla John Hopkins, presso la sua sede bolognese.

Alle spalle ormai le esperienze in Florida, e prima ancora la militanza per tra le fila di ‘Scelta Civica’, la compagine griffata Mario Monti, alla Camera tra il 2013 e il 2016. Interrotta proprio per rifugiarsi negli Usa ed evitare le turbolenze giudiziarie scatenate da un’inchiesta poi… finita nel nulla, come è spesso capitato per quelle avviate al ‘Porto delle nebbie’, come è stata spesso etichettata in passato – e certo non a torto – la procura capitolina.

In rapida sintesi i fatti.

Nel lontano 2006 il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo apre un fascicolo d’inchiesta che vede al centro Ilaria Capua, il marito scozzese Richard Currie (che lavorava alla ‘Fort Dodge Animal’ di Aprilia impegnata nel settore dei vaccini veterinari) e altri 38 inquisiti. I reati ipotizzati sono da non poco: associazione a delinquere finalizzata a corruzione, abuso d’ufficio, traffico di virus e epidemia. Le indagini vanno avanti per mesi e mesi e si chiudono nel 2010; ma d’allora in poi se ne perdono le tracce e non se ne sa più nulla. Zero.

La Procura di Roma

A riesumarla una cover story pubblicata da ‘L’Espresso’ e firmata nel 2014 da Lirio Abbate (che ne diventerà dopo qualche anno il direttore). Capua parte lancia in resta e querela. La gran parte dei media (su tutti un barricadero-garantista Paolo Mieli) si schierano dalla parte della ricercatrice sbattuta in prima pagina, la quale poi, nel 2016, si dimette da parlamentare e vola negli Usa.

E ne succedono ancora di tutti i colori.

L’inchiesta, sparita a Roma, rinasce e si triplica, addirittura in tre filoni suddivisi tra Pavia, Padova e Verona. E sarà quest’ultima procura a pronunciare il verdetto finale: ‘il fatto non sussiste”. Che dà l’ok doc alla ricercatrice riparata all’estero per scrivere e pubblicare nel 2017 ‘Io, trafficante di virus’che 4 anni dopo diventa un film firmato da Cristina Quadriglio.

Ma ecco il colpo di scena finale. Nel 2018 è la procura di Velletri a pronunciarsi sulla querela contro l’Espresso-Abbate, che si aggiudicano la più che singolar tenzone. Questa la motivazione: “Il testo dell’articolo è una fedele ricostruzione delle risultanze investigative acquisite dalla procura della repubblica di Roma. Inoltre, c’era il concreto interesse della collettività a conoscere tale vicenda di alto impatto sociale”.

Non risulta che la ricercatrice si sia imbarcata di nuovo per gli Usa.

Del ‘giallo’ ricordiamo bene un fatto.

Scorrendo la montagna di carte messe insieme dal procuratore Capaldo, rammentiamo non poche sbobinature di intercettazioni telefoniche tra i Ilaria e Richard.

Da brividi.

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