GENOCIDIO DEI PALESTINESI / ORMAI RE BIBI NETANYAHU E’ NUDO

Oltre 15 mila bimbi palestinesi ammazzati nel genocidio portato avanti, a cominciare da 7 ottobre, dal kapò Bibi Netanyahu e dal suo governo nazista.

La tragica cifra non è di fonte palestinese, ma arriva direttamente dalle Nazioni Unite, che non sono, fino ad oggi, un’organizzazione di terroristi.

A questo punto, ormai, il re è nudo, e vengono alla luce con terrificante chiarezza quali sono i reali progetti che animano ‘re’ Bibi e la sua banda di SS al governo.

Sterminare fino all’ultimo palestinese, portare a termine senza se e senza ma  l’Operazione Finale di Rafah (che vuol dire almeno 1 milione di morti), buttando a mare quella trattativa che alla fine, in modo estenuante, era arrivata ad un esito, proposta dall’Egitto e accettata da Hamas. Tel Aviv, infatti, ha buttato all’aria il tavolo, dicendo che erano state truccate le carte: come farebbe un baro al tavolo da gioco o un bambino che non ci sta a perdere la partita.

Ma qui i bambini morti sono tutti palestinesi, un’atrocità senza confini.

Come rammenta il drammatico appello lanciato giorni fa da ‘Save The Children’ e perfettamente ignorato, of course, dalle autorità naziste di Tel Aviv. Eccolo, datato 6 maggio, Rafah: l’incursione mette e rischio 600 mila bambini

La cifra di 15 mila bambini massacrati svela la colossale bugia del premier-boia: Netanyahu, infatti, ha sempre sostenuto di voler distruggere solo Hamas e che le loro azioni sono state sempre mirate, ‘chirurgiche’, tranne qualche ‘svista.

Sorge spontanea la domanda: se fino ad oggi il totale delle vittime palestinesi supera quota 35 mila, quei bimbi erano tutti arruolati tra le fila di Hamas?

Anche i neonati?

Fa letteralmente rivoltare lo stomaco la posizione assunta dagli Stati Uniti: che solo a parole parlano dei due Stati, auspicano una trattativa per un almeno parziale cessate il fuoco, ‘minacciano’ (sic) di non inviare più armi a Tel Aviv se parte l’operazione Rafah. Solo fumo, mentre nei fatti non fanno mancare ogni giorno il loro appoggio al governo israeliano, continuano ad attribuire la causa di tutto il disastro al 7 ottobre e se ne fottono se i palestinesi muoiono ogni giorno come le mosche. Ha mai mosso un dito Washington alle Nazioni Unite per dire NO alla guerra? Mai, ha sempre votato contro a qualsiasi ipotesi di ‘cessate il fuoco’.

Ipocriti & assassini.

Biden durante la visita a Netanyahu

Di tutta evidenza Joe Biden, in corsa per le presidenziali, non vuole perdere i voti che gli garantisce la potente lobby ebraica a stelle e strisce e se ne fotte delle proteste studentesche, che manda a randellare dalla polizia (così del resto ha fatto il sindaco ‘democratico’ – e massone – di New York Eric Adams), come neanche Nixon ai tempi del Vietnam.

E il suo compare Netanyahu ha un evidente, chiaro problema politico-giudiziario alto come un grattacielo, che solo i ciechi possono non vedere e negare: se il conflitto, per ipotesi, finisce, il governo il giorno dopo cade e Bibi va sotto processo per tutti i maxi reati di corruzione che ha commesso, da 20 anni di galera almeno.

E quindi che fa? Cerca di prendere due piccioni con una fava: risolvere una volta per tutte il ‘problema’ palestinese via genocidio, così che quel fastidioso ‘problema’ non si pone più, non esiste più perché i palestinesi escono di scena; lui diventa un Eroe, il Salvatore e in tal modo pensa che nessuno oserà mai processarlo per quelle ‘pinzellacchere’.

A questo punto, la palla è non poco nelle mani del popolo israeliano: è disposto a seguire il suo folle e criminale premier fino a quel punto?

Le tante dimostrazioni di piazza fanno intendere che una larga fetta dell’opinione pubblica israeliana non la pensa come la gang al governo: ad esempio, se ne ha una prova con il pezzo pubblicato sul’Avvenire il 9 maggio e titolato Medio Oriente. L’attivista israeliana: due Stati ma in una patria comune

Ma quanti israeliani la pensano così?

Ce la faranno a lottare per realizzare questa ‘utopia’?

I numeri sul campo danno mai una possibilità del genere?

La profonda, pervicace malafede dei vertici di Tel Aviv è dimostrata da un altro fatto, che si racconta da solo con le cifre.

Possibile mai riescano a concepire una tale operazione di rastrellamento-genocidio sventolando la sola bandiera degli ostaggi ancora in mano ad Hamas?

Per salvarne 133 ucciderne 1 milione almeno in pochi giorni?

Proprio per questo, i tank israeliani – se qualcosa di concreto non si muove a livello internazionale – non si fermeranno: perché esiste il progetto politico, ordito in modo ‘scientifico’, di eliminare una volta per tutte, come detto, il problema alla radice.

E proprio per questo i ‘dubbi’ sul sostegno ‘sotterraneo’ ad Hamas prendono più corpo che mai: quel 7 ottobre firmato Hamas ha fornito l’occasione che Netanyahu & C. cercavano, è caduta come il cacio sui maccheroni: il pretesto per chiudere la partita, ‘sigillare’ la pratica. E i media di casa nostra, scodinzolanti, a bersi la colossale puttanata, ‘Il Foglio’ da noi uber alles: tutta colpa di quel 7 ottobre…

Per comprendere meglio i fatti, e soprattutto, capire la ‘genesi’ lontana del conflitto, vi proponiamo la lettura di un significativo testo firmato da Thierry Meyssan, messo in rete da Voltairenet.org il 7 maggio e intitolato  La versione del 7 ottobre contraddetta dalla storia

Non meno significativo un intervento sulla tragedia di oggi, autore l’ex ambasciatore britannico (non un sovversivo) Craig Murray, pubblicato il 29 aprile dall’ottimo sito ‘Come Don Chisciotte’,  E’ peggio di quanto possiate immaginare

Sempre del 29 aprile, poi, il pezzo pubblicato dal sito americano ‘Responsible Statecraft’,  New Israel military outposts risk even bigger crisi in Gaza 

Chiudiamo, infine, con alcune parole pronunciate un paio di giorni fa, a Bologna, da

Patrick Zaki. Non sarà certo un eroe, né l’icona di una sinistra che fra l’altro non esiste: ma dice cose sensate, perfettamente condivisibili e proprio per questo viene attaccato.

Eccole: “Sono stato attaccato per averlo detto, ma lo voglio ribadire: Netanyahu è un criminale di guerra. Il governo israeliano è la principale causa delle violenze e di quanto sta accadendo in Palestina. Il premier israeliano dovrebbe andare in galera per quanto sta facendo”.

E poi: “Non accetteremo che con le nostre tasse e i nostri soldi si finanzi Israele e l’uccisione dei palestinesi. Non possiamo accettare che la nostra Università di Bologna e anche le altre università abbiano collaborazioni e accordi con Israele”.

Anche il governo dovrebbe prendere posizione. Sta continuando ad armare Israele, non possiamo accettare che i nostri soldi siano usati per uccidere i palestinesi. Anche il silenzio è complicità con questo crimine. Bisogna fermare tutto questo il prima possibile”.

E su Hamas: “Non ho evidenze per giudicare che Hamas sia terrorista. Ma io non sono assolutamente sulla linea di Hamas, non condivido nulla di loro, non aiutano i palestinesi”.

A questo proposito, è molto utile riproporre il pezzo messo in rete dalla ‘Voce’ pochi giorni dopo l’inizio del conflitto, dedicato soprattutto ai legami (finanziari) di Hamas con il governo di Tel Aviv.  A voi quindi, del 21 ottobre 2023,

HAMAS / ECCO COME E’ CRESCIUTA GRAZIE A BIBI NETANYAHU & C.

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