STATI UNITI / COME DEVASTO IL MONDO E IMBANDISCO LA TERZA GUERRA MONDIALE

Fronte ucraino. Gli Stati Uniti lottano con tutte le loro forze affinchè non si arrivi mai alla pace. Seppellendo ogni speranza di tregua o negoziati come invece quotidianamente auspica Papa Francesco. E, addirittura, impongono al già recalcitrante Volodymyr Zelensky il no ad ogni accordo che – mesi fa – sembrava non troppo lontano.

A ulteriore testimonianza di tanto furore bellico, c’è la presenza, sempre più invasiva a Kiev, della CIA, che dal 2014 ha cominciato a ‘formare’ i servizi segreti locali, i quali hanno organizzato, tra l’altro, una serie di attentati a infrastrutture strategiche e  omicidi ben mirati: un esempio tra tutti quello di Darya Dugina, la figlia dell’ideologo più ascoltato da Vladimir Putin.

Darya Dugina. In apertura i due fronti del conflitto: Ucraina e Palestina

Il ‘Washington Post’, uno dei più autorevoli quotidiani a stelle e strisce, ha appena pubblicato uno choccante reportage, il cui titolo fa già capire molto: “Le spie ucraine con profondi legami con la CIA conducono una guerra ombra contro la Russia” (“Ukrainian spies with deep ties to CIA wage shadow war against Russia”). E’ molto lungo, articolato, dettagliato, ma tutto da gustare perché fa capire cosa bolle in pentola. In basso trovate il link, per cui potrete leggerlo con l’ausilio del traduttore automatico.

Fronte israelo-palestinese. Continua il massacro quotidiano di inermi cittadini e soprattutto bambini nella sempre più bollente Striscia di Gaza e in Cisgiordania da parte delle milizie agli ordini del sempre più screditato (e criminale) premier Bibi Netanyahu, sotto la supervisione della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato Usa.

E, intanto, fa capolino un esplosivo dossier che fa ben capire quali siano i reali obiettivi del governo killer di Tel Aviv: un grande esodo dei palestinesi in Egitto, una autentica deportazione studiata scientificamente a tavolino. Uno scoop del grande reporter investigativo Kit Klarenberg, inviato di punta del sito di contro-informazione ‘The Greyzone’, ne illustra i diabolici contenuti, che tutto il mondo dovrebbe conoscere, per capire fino a che punto sono arrivate le ‘raffinatissime menti’ delle autorità israeliane, con l’ovvio ok (anzi l’imput) dei gendarmi del mondo, gli Stati Uniti.

Senza dilungarci quindi ulteriormente, ecco cosa vi proponiamo a seguire per illustrare quanto sopra brevemente riassunto.

Partiamo da due pezzi pubblicati sul sito ‘Antiwar’, più volte citato dalla ‘Voce’ perché denso di notizie spesso inedite. Il primo si intitola “Le prove sempre più evidenti che gli Stati Uniti hanno bloccato la pace in Ucraina” del 24 ottobre e firmato da Ted Snider.

Del secondo (“Dettagli del rapporto ‘Come la CIA sostiene gli omicidi dell’Ucraina in Russia’”) è invece autore lo stesso animatore del sito, Dave DeCamp, il quale fa riferimento al ‘rapporto’ di cui scrive il Washington Post.

E, quindi, a seguire, trovate il link attraverso cui potrete leggere l’inchiesta-base, quella firmata il 23 ottobre da Greg Miller e Isabelle Khursudyan per il famoso quotidiano a stelle e strisce. Che vi lascerà, ne siamo certi, a bocca aperta (dovete leggerlo in lingua originale oppure, come detto, servirvi del traduttore automatico: ma – vi assicuriamo – ne vale davvero la pena).

Come va letto tutto d’un fiato – passando sul versante israeliano – l’illuminante servizio di Kit Klarenberg, che vi proponiamo in versione integrale (comunque in basso trovate anche il link che porta all’originale). La Voce ha già pubblicato dei suoi reportage al calor bianco, soprattutto sui ‘Servizi’ inglesi, quel famigerato MI6 che ha messo lo zampino in tante ‘dirty stories’. E Klarenberg quattro mesi fa venne fermato e interrogato da quei Servizi per diverse ore all’aeroporto londinese di Luton.

A seguire, infine, altri tre link.

Il primo vi porta ad una ricostruzione effettuata da ‘Observateur Continental’ sulla politica a stelle e strisce, così riassunta nel titolo: “La scelta geopolitica di Biden innesca il caos della Terza Guerra Mondiale”. Vi par poco?

Il secondo ad una emozionante ‘presa diretta’ (“Gaza and the Empathy Gap”) con la tragica realtà palestinese firmata il 23 ottobre da Ryan Grim per ‘The Greyzone’, un altro ottimo sito di contro-informazione sul fronte della politica internazionale.

Ed infine un immancabile punto di vita da ‘Piccole Note’, con il pezzo sempre del 23 ottobre titolato, tanto per chiarire ancor meglio il concetto, “Medio Oriente: la presenza USA è la genesi dei problemi”.

Buone molteplici letture!

 

 

 

 

Le prove sempre più evidenti che gli Stati Uniti hanno bloccato la pace in Ucraina

di Ted Snider  

Il 13 giugno 2023, rispondendo alle domande dei corrispondenti di guerra al Cremlino, Putin  ha confermato  ciò che era già stato riferito : che Russia e Ucraina avevano “raggiunto un accordo a Istanbul”. La pace era possibile. L’accordo provvisorio vedrebbe la Russia ritirarsi alla sua posizione prebellica in cambio della promessa ucraina di rinunciare alle sue aspirazioni nella NATO.

Ma nella conferenza stampa di giugno, Putin ha rivelato per la prima volta quanto Russia e Ucraina fossero vicine alla pace nei primi giorni della guerra. L’accordo provvisorio era stato siglato da entrambe le parti. “Non ricordo il suo nome e potrei sbagliarmi, ma penso che il signor Arakhamia fosse a capo della squadra negoziale dell’Ucraina a Istanbul. Ha anche siglato questo documento”. Anche la Russia ha firmato il documento: “durante i colloqui di Istanbul abbiamo siglato questo documento. Abbiamo discusso a lungo, scontrandoci lì e così via, ma il documento era molto grosso ed è stato siglato da Medinsky da parte nostra e dal capo della loro squadra negoziale”.

Alcuni giorni dopo, il 17 giugno, in un incontro con una delegazione di leader di paesi africani, Putin è andato oltre, mostrando drammaticamente il documento e rivelandolo al mondo per la prima volta. “Non abbiamo discusso con la parte ucraina che questo trattato sarebbe stato classificato, ma non lo abbiamo mai presentato né commentato. Il progetto di accordo è stato siglato dal capo del gruppo negoziale di Kiev. Ha messo lì la sua firma. Ecco qui.”

Ma l’accordo siglato non è andato oltre. “In realtà l’abbiamo fatto”,  ha detto Putin ai corrispondenti di guerra  al Cremlino, “ma poi l’hanno semplicemente buttato via e basta”. Parlando alla delegazione africana, Putin  ha detto : “Dopo che abbiamo ritirato le nostre truppe da Kiev – come avevamo promesso di fare – le autorità di Kiev… hanno gettato [i loro impegni] nella pattumiera della storia. Hanno abbandonato tutto”. Ma Putin non ha incolpato principalmente l’Ucraina. Ha implicitamente incolpato gli Stati Uniti, affermando che quando gli interessi dell’Ucraina “non sono in sincronia” con gli interessi degli Stati Uniti, “alla fine si tratta degli interessi degli Stati Uniti. Sappiamo che sono loro la chiave per risolvere i problemi”.  

L’affermazione di Putin secondo cui un tentativo di accordo avrebbe potuto fermare la guerra a condizioni che soddisfacessero sia l’Ucraina che la Russia nei giorni precedenti la massiccia perdita di arti, vite umane e terra da parte dell’Ucraina se non fosse stato per l’ostruzione degli Stati Uniti è stata ora verificata da quattro fonti indipendenti.

Il primo è russo. Il 23 settembre 2023, in una  conferenza stampa  successiva alla settimana di alto livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha confermato il resoconto di Putin sia sulla nascita che sulla morte dell’accordo provvisorio.

Sul primo punto, ha detto Lavrov, “abbiamo avuto colloqui a marzo e aprile 2022. Ci siamo accordati su alcune cose; era già tutto siglato”.

Sul secondo punto, Lavrov ha detto che due giorni dopo la sigla dell’accordo, i colloqui si sono interrotti bruscamente “perché, credo, qualcuno a Londra o a Washington non voleva che questa guerra finisse”. Giorni dopo, durante   un’intervista del 28 settembre , Lavrov fu meno speculativo. Ha detto che “nell’aprile 2022. . . L’Ucraina ha proposto di cessare le ostilità e di risolvere la crisi fornendo garanzie di sicurezza reciproche e affidabili”. Poi ha detto chiaramente: “Ma questa proposta è stata ritirata su insistenza di Washington e Londra”.

È importante sottolineare che la seconda fonte è turca, paese ospite dei colloqui di Istanbul. Due funzionari turchi ben piazzati sostengono la versione russa della fine dell’accordo. Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu  afferma  che, a causa dei colloqui, “la Turchia non pensava che la guerra Russia-Ucraina sarebbe durata ancora a lungo”. Ma, ha  detto , “ci sono paesi all’interno della NATO che vogliono che la guerra continui”. “Dopo l’incontro dei ministri degli Esteri della NATO”, ha spiegato, “c’è stata l’impressione che… ci siano persone all’interno degli stati membri della NATO che vogliono che la guerra continui, che la guerra continui e che la Russia si indebolisca”.

Cavusoglu non è solo. Numan Kurtulmus, vicepresidente del partito al potere di Erdogan, ha dichiarato  alla CNN TURK  : “Sappiamo che il nostro presidente sta parlando con i leader di entrambi i paesi. In alcune questioni sono stati fatti dei progressi, si è arrivati ​​al punto finale, poi all’improvviso vediamo che la guerra sta accelerando… Qualcuno sta cercando di non porre fine alla guerra. Gli Stati Uniti vedono nel prolungamento della guerra il loro interesse… C’è chi vuole che questa guerra continui… Putin-Zelenskyj stava per firmare, ma qualcuno non ha voluto”.

La terza fonte è l’allora primo ministro israeliano Naftali Bennett. Bennett è stato coinvolto in una serie di colloqui precedenti, ma riporta la stessa conclusione. “C’erano”, dice Bennett , “una buona possibilità di raggiungere un cessate il fuoco”. Ma l’Occidente, dice Bennett, “lo ha bloccato”.

La quarta fonte è nuova. In una recente intervista con la tedesca Berliner Zeitung , l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder conferma entrambe le parti della versione di Putin. Per la prima volta Schröder ha fornito un resoconto dettagliato del suo ruolo nei colloqui di Istanbul, anche se, come mi ha fatto notare Nicolai Petro, in passato ne aveva accennato . Schröder afferma che, su richiesta dell’Ucraina, ha svolto un ruolo centrale di mediazione nei colloqui. Insieme a Rustem Umyerov, Schröder avrebbe “trasmesso un messaggio a Putin”.

Umyerov è l’attuale ministro della difesa dell’Ucraina. All’epoca, nel marzo 2022, svolgeva un ruolo negoziale chiave. Schröder dice di “aver avuto due conversazioni con Umyerov, poi una conversazione faccia a faccia con Putin e poi con l’inviato di Putin”.

Secondo Schröder, l’Ucraina “non vuole l’adesione alla NATO”, accetterebbe garanzie di sicurezza di “compromesso”, ha affermato che “reintrodurrà il russo nel Donbass” ed “è pronta a parlare della Crimea”.

“Ma alla fine non è successo nulla”, ha detto Schröder. “La mia impressione: non poteva succedere nulla perché tutto il resto è stato deciso a Washington.” Come fonti russe e turche, Schröder riferisce che “gli ucraini non hanno accettato la pace perché non gli era stato permesso. Prima dovevano chiedere agli americani tutto ciò di cui avevano discusso”.

Schröder aggiunge un altro dettaglio significativo. Si dice spesso che il massacro di Bucha abbia giocato un ruolo cruciale nei negoziati, contribuendo alla loro conclusione. Schröder contesta questa versione: “Durante i colloqui con Umjerov del 7 e 13 marzo non si sapeva nulla di Butscha. Penso che gli americani non volessero il compromesso tra Ucraina e Russia. Gli americani credono di poter tenere sotto controllo i russi”.

Il resoconto recentemente pubblicato di Schröder sui colloqui di Istanbul si aggiunge alle prove fornite da Putin, Lavrov, Bennett e dai funzionari turchi secondo cui Ucraina e Russia avrebbero potuto raggiungere una pace che soddisfacesse entrambi gli obiettivi ed evitasse l’orribile perdita di vite umane che ne è seguita da allora. se gli Stati Uniti non fossero intervenuti mettendo fine ai colloqui e all’accordo provvisorio.

 

 

Ted Snider è un editorialista regolare sulla politica estera e sulla storia degli Stati Uniti su Antiwar.com e The Libertarian Institute. Collabora spesso anche con Responsible Statecraft e The American Conservative, nonché con altri organi di stampa.

 

 

 

 

 

 Dettagli del rapporto ‘Come la CIA sostiene gli omicidi dell’Ucraina in Russia 

 

Il Washington Post riferisce che dal 2015 la CIA ha speso decine di milioni di dollari per i servizi di intelligence dell’Ucrainadi Dave DeCamp postato su23 ottobre 2023CategorieNotiziaTagUcraina

Un rapporto pubblicato lunedì dal Washington Post ha rivelato come la CIA abbia sostenuto attacchi segreti ucraini all’interno della Russia, inclusa l’uccisione di Darya Dugina, figlia dell’eminente filosofo russo Alexander Dugin.

Il rapporto afferma che l’uccisione di Dugina è stata effettuata dal Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU) e che si è trattato di una delle tante operazioni all’interno del territorio russo che hanno coinvolto unità speciali che la CIA ha contribuito a formare in seguito al colpo di stato del 2014 a Kiev che ha spodestato l’ex presidente ucraino. Il presidente Viktor Yanukovich.

Il rapporto recita: “Le missioni hanno coinvolto squadre d’élite di agenti operativi ucraini provenienti da direzioni formate, addestrate ed equipaggiate in stretta collaborazione con la CIA  secondo attuali ed ex funzionari ucraini e statunitensi. Dal 2015, la CIA ha speso decine di milioni di dollari per trasformare i servizi ucraini di origine sovietica in potenti alleati contro Mosca, hanno detto i funzionari.

Il sostegno della CIA dal 2015 ha incluso sistemi di sorveglianza avanzati, formazione sia in Ucraina che negli Stati Uniti, la costruzione di un nuovo quartier generale per l’agenzia di intelligence militare ucraina e la condivisione dell’intelligence ritenuta inimmaginabile prima del 2014. Funzionari hanno riferito al Post che la CIA mantiene ancora oggi una presenza significativa a Kiev.

La CIA aiutò la SBU a formare una nuova unità nota come “Quinta Direzione”. Le reclute per la nuova unità furono addestrate dalla CIA fuori Kiev con lo scopo di formare gruppi “in grado di operare dietro le linee del fronte e di lavorare come gruppi segreti”.

La CIA ha inoltre fornito un importante sostegno all’agenzia di intelligence militare ucraina, nota come GUR. “Abbiamo calcolato che la GUR era un’organizzazione più piccola e più agile dove avremmo potuto avere un impatto maggiore”, ha detto al Post un ex funzionario dell’intelligence statunitense che ha lavorato in Ucraina . “GUR era il nostro piccolo bambino. Abbiamo dato loro nuove attrezzature e formazione”.

I funzionari hanno insistito sul fatto che la CIA non era coinvolta negli omicidi mirati compiuti dall’intelligence ucraina e hanno affermato che l’obiettivo era “rafforzare le capacità di tali servizi di raccogliere informazioni su un pericoloso avversario”. Il rapporto afferma che la SBU e la GUR sono state coinvolte in dozzine di omicidi contro funzionari russi nell’Ucraina controllata dai russi, presunti collaboratori ucraini e funzionari e civili russi nelle profondità della Russia.

Darya Dugina è stata uccisa in un’autobomba fuori Mosca nell’agosto 2022, ma i funzionari hanno detto che suo padre era il vero obiettivo. Nonostante si tratti di civili, i funzionari ucraini giustificano l’uccisione di Dugina perché era una sostenitrice della guerra della Russia in Ucraina, dicendo al Post che non era una “vittima innocente”. Un funzionario della sicurezza l’ha definita “figlia del padre della propaganda russa”. Il funzionario ha affermato che l’autobomba e le altre operazioni all’interno della Russia riguardano “una questione narrativa” e mostrano ai nemici dell’Ucraina che “la punizione è imminente anche per coloro che pensano di essere intoccabili”.

Il rapporto, basato su conversazioni con più di due dozzine di attuali ed ex funzionari dell’intelligence e della sicurezza ucraini, statunitensi e occidentali, afferma che la CIA si è opposta ad alcune delle operazioni ucraine ma non ha mai ritirato il sostegno. Altri omicidi in Russia includono Stanislav Rzhitsky, un ex comandante di sottomarini russi ucciso mentre faceva jogging in un parco nella città di Krasnodar, nel sud della Russia, e Maksim Fomin, noto come Vladlen Tatarsky, un blogger militare ucciso in un attentato in un bar  a San Pietroburgo.

La SBU è anche responsabile dei due attacchi al ponte Kerch, che collega la Russia alla penisola di Crimea. Il primo attacco nell’ottobre 2022 è stato un camionbomba che ha ucciso cinque persone. Secondo il Post, l’autista del camion, rimasto ucciso nell’esplosione, non era a conoscenza che la SBU avesse piazzato una bomba nel suo veicolo. Il secondo attacco al ponte di Kerch ha coinvolto droni navali che, secondo il Post , sono stati “sviluppati come parte di un’operazione top secret che ha coinvolto la CIA e altri servizi segreti occidentali”.

Un ex funzionario della CIA ha paragonato i servizi segreti ucraini sostenuti dalla CIA al Mossad israeliano, noto per essere dietro gli omicidi in Iran. “Stiamo assistendo alla nascita di una serie di servizi di intelligence che sono come il Mossad negli anni ’70”, ha detto il funzionario, aggiungendo che ci sono rischi per la NATO. “Se le operazioni di intelligence dell’Ucraina diventassero ancora più audaci – prendendo di mira i russi in paesi terzi, per esempio – si potrebbe immaginare come ciò potrebbe causare spaccature con i partner ed entrare in grave tensione con gli obiettivi strategici più ampi dell’Ucraina”.

 

 

 

 

Il think tank sionista pubblica il progetto

del genocidio palestinese

 

 

di KIT KLARENBERG 

Mentre il bombardamento a tappeto di Gaza da parte di Israele entrava nella sua terza settimana, lasciando oltre 5.000 morti e almeno un milione di residenti sfollati, un think tank con sede a Tel Aviv ha pubblicato un progetto per la soluzione finale dell’autoproclamato Stato ebraico.

In un libro bianco pubblicato più di una settimana dopo l’attacco a sorpresa guidato da Hamas alle basi militari e ai kibbutze israeliani, l’Istituto per la sicurezza nazionale e la strategia sionista ha delineato “un piano per il reinsediamento e la riabilitazione finale in Egitto dell’intera popolazione di Gaza”, basato sulla “opportunità unica e rara di evacuare l’intera Striscia di Gaza” offerta dall’ultimo assalto israeliano all’enclave costiera assediata.

Pubblicato in ebraico sul sito web dell’organizzazione, il documento è stato scritto da Amir Weitman, “un gestore degli investimenti e ricercatore in visita” presso l’Istituto che guida anche il caucus libertario del partito Likud al potere in Israele. Il documento inizia rilevando che ci sono 10 milioni di unità abitative sfitte nel vicino Egitto che potrebbero essere “immediatamente” occupate da palestinesi. Weitman ha poi assicurato i lettori che “il piano sostenibile… si allinea bene con gli interessi economici e geopolitici dello Stato di Israele, dell’Egitto, degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita”.

La proposta di pulizia etnica di Weitman fa eco ai piani di trasferimento forzato avanzati nei giorni scorsi da ex funzionari israeliani, capitalizzando sugli ordini di evacuazione impartiti all’intera popolazione civile del nord di Gaza dall’esercito israeliano.

Il sinistro progetto di Weitman immaginava che Israele acquistasse queste proprietà al costo di 5-8 miliardi di dollari, un prezzo enorme che riflette solo l’1-1,5% del PIL israeliano.

“Queste somme di denaro [necessarie per ripulire Gaza] in relazione all’economia israeliana sono minime”, postula Weitman. “Investire singoli miliardi di dollari per risolvere questo difficile problema è una soluzione innovativa, economica e sostenibile”.

Weitman ha riconosciuto che il suo piano equivale praticamente a “acquistare la Striscia di Gaza” da parte di Israele, sostenendo che la mossa sarebbe “un investimento molto utile” per i sionisti perché “aggiungerebbe molto valore nel tempo”. Ha affermato che le “condizioni del territorio” locali nell’area fornirebbero a “molti” coloni israeliani un elevato standard di vita, consentendo quindi un’espansione degli insediamenti a Gush Dan vicino al confine egiziano, dando “un enorme impulso agli insediamenti nel Negev”.

Tel Aviv ha approvato i piani per creare quattro insediamenti nel Negev per ospitare 3.000 famiglie di coloni nel dicembre 2021.

Una guerra genocida per porre fine a tutte le guerre

Sebbene l’Egitto abbia finora respinto le pressioni israeliane per un esodo di massa dei residenti di Gaza attraverso il valico meridionale di Rafah, Weitman ha sostenuto che il Cairo accoglierà l’esodo di massa dei rifugiati palestinesi come “uno stimolo immediato” che “fornirà un enorme e immediato beneficio a tutti”. Il regime di Sisi”.

Weitman ha affermato che i principali creditori del Cairo – tra cui Francia, Germania e Arabia Saudita – probabilmente accoglieranno con favore un’economia egiziana rivitalizzata, grazie agli “investimenti israeliani” nella rimozione permanente dei palestinesi. Suppone che l’Europa occidentale accoglierà con favore “il trasferimento dell’intera popolazione di Gaza in Egitto”, perché “ridurrà significativamente il rischio di immigrazione clandestina… un enorme vantaggio”. Nel frattempo, si aspetta che Riyadh accolga la mossa perché “l’evacuazione della Striscia di Gaza significa l’eliminazione di un importante alleato dell’Iran”.

La pulizia etnica di Gaza significherebbe la fine di “incessanti e ripetuti cicli di combattimenti, che infiammano il fuoco dell’odio contro Israele”. Inoltre, “la chiusura della questione di Gaza garantirà una fornitura stabile e maggiore di gas israeliano all’Egitto e la sua liquefazione”, proveniente dalle vaste riserve sequestrate da Israele vicino alle coste di Gaza.

Ci si aspetta che i palestinesi, a loro volta, coglieranno al volo l’opportunità di essere trasferiti con la forza dalle loro case piuttosto che “vivere in povertà sotto il dominio di Hamas”. È quindi necessario che Israele “crei le giuste condizioni” affinché possano “immigrare” da Gaza al Cairo. Weitman ha osservato che i due milioni di abitanti di Gaza “costituiscono meno del 2% della popolazione egiziana totale, che oggi comprende già 9 milioni di rifugiati. Una goccia nel mare.”

Il documento concludeva minacciosamente: “Non c’è dubbio che affinché questo piano possa realizzarsi, devono esistere molte condizioni contemporaneamente. Attualmente queste condizioni sono soddisfatte e non è chiaro quando tale opportunità si ripresenterà, se mai accadrà. Questo è il momento di agire. Ora.”

“Se vogliamo restare vivi, dovremo uccidere, uccidere e uccidere”

Per quanto barbare possano sembrare queste proposte, esse riflettono ciò che molti funzionari israeliani sembrano mormorare in privato, e ciò che almeno un ex capofila del governo ha apertamente promosso come soluzione altruistica al “problema” palestinese.

“C’è un’enorme distesa, uno spazio quasi infinito nel deserto del Sinai, proprio dall’altra parte di Gaza”, l’ex vice ministro degli Esteri israeliano, Danny Ayalon, ha fatto eco alla logica sionista genocida dietro la proposta di Weitman in un’intervista con Marc Lamont di Al Jazeera. Collina. “L’idea è – e non è la prima volta che verrà fatta – che se ne vadano verso aree aperte dove noi e la comunità internazionale prepareremo le infrastrutture – sapete, 10 città con cibo e acqua – proprio come per i profughi della Siria”.

Nel 2004, il demografo sionista Arnon Sofer dell’Università di Haifa presentò piani dettagliati per l’isolamento di Gaza direttamente al governo di Ariel Sharon. Ciò ha comportato il ritiro completo delle forze israeliane dall’area e la costruzione di un rigoroso sistema di sorveglianza e sicurezza per garantire che niente e nessuno entrasse o uscisse senza il consenso sionista. Predisse un bagno di sangue perpetuo:

“Quando 2,5 milioni di persone vivranno in una Gaza chiusa, sarà una catastrofe umana. Quelle persone diventeranno animali ancora più grandi di quanto lo siano oggi… La pressione al confine sarà terribile. Sarà una guerra terribile. Quindi, se vogliamo rimanere in vita, dovremo uccidere, uccidere e uccidere. Tutto il giorno, tutti i giorni… l’unica cosa che mi preoccupa è come garantire che i ragazzi e gli uomini che dovranno compiere gli omicidi possano tornare a casa dalle loro famiglie ed essere normali esseri umani.”

L’Istituto ha avanzato una fantasia chiara e semplice per raggiungere lo stesso obiettivo proposto da Sofer. Perché abbia successo, tutto ciò che i palestinesi devono fare è deporre le armi e dirigersi verso il deserto dell’esilio permanente.

 

LINK

Ukrainian spies with deep ties to CIA wage shadow war against Russia

 

La choix geopolitique de Biden amorce le chaos de la Troisieme Guerre mondiale

 

Gaza and the Empaty Gap

 

 

Medio Oriente: la presenza USA è la genesi dei problemi

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