SISMA POLITICO IN LIGURIA

Toti, governatore della Liguria, arrestato dalla guardia di finanza: è ai domiciliari per corruzione. L’accusa della Procura di Genova: “Corruzione ambientale, corruzione per atti contrari a doveri d’ufficio, favori in cambio di finanziamenti e promesse elettorali.” La scure della giustizia si abbatte sulla giunta di destra che guida la Liguria dal 2015.

Nell’operazione in corso, un vero e proprio terremoto giudiziario che si abbatte sulla maggioranza di centrodestra alla guida della Liguria dal 2015, sono destinatari di misure cautelari altri due big: l’ex presidente dell’Autorità Portuale Paolo Emilio Signorini, oggi amministratore delegato e direttore generale della multiutility Iren, e l’imprenditore portuale Aldo Spinelli, ex presidente dei club calcistici Genoa e Livorno, che avrebbe finanziato le fondazioni politiche che hanno sostenuto negli anni Toti in cambio del rinnovo di concessioni portuali. Signorini sarebbe stato corrotto con soggiorni di lusso ed escort a Montecarlo, pagate da Spinelli. Un’ulteriore parte delle accuse di corruzione riguarda finanziamenti e favori scambiati con Esselunga, altro grande sostenitore del centrodestra ligure, che proprio con l’avvento delle giunte guidate da Toti ha aperto i suoi primi punti vendita in Liguria, mettendo fine allo storico dominio delle Coop. Altra parte dell’inchiesta si concentra su pacchetti di voti che spiegherebbero il boom elettorale del partito fondato da Toti. Dietro l’exploit, secondo gli inquirenti, ci sarebbero pacchetti di voti garantiti da personaggi vicini a clan mafiosi nisseni originari di Riesi, confluiti nel boom di preferenze registrate da vari candidati totiani. In questo filone il braccio destro di Toti, suo capo di gabinetto Matteo Cozzani, ex sindaco di Porto Venere arrestato questa mattina, è indagato per promesse elettorali aggravate dal metodo mafioso. Dalle indagini emergono anche innumerevoli ospitate gratuite al Grand Hotel di Porto Venere di cui ha beneficiato anche lo staff di Giovanni Toti.

 

 

Dopo tanti anni di Rai, rimani Rai, anche nel ‘poi’

Per la proprietà di traslazione, non codificata dalla prassi, ieri ho risposto con il silenzio stampa alla radiocronaca Rai di Udinese-Napoli, firmata da colleghi che non hanno aderito al black out per loro affinità con il neonato sindacato ‘giallo’ aziendale (anomalia tutta italiana) che include anche quattro direttori su cinque dell’informazione, ovvero le controparti della contestazione sindacale culminata con lo sciopero dei giornalisti contro lo scandalo di ‘telemeloni’. Per convinta scelta di solidarietà non ho scritto e pubblicato l’abituale resoconto della partita del Napoli e riporto qui di seguito qualche riga sul tema dell’acuta riflessione di Michele Serra (la Repubblica). “…Questi magnifici quattro, che devono il loro ruolo in larga parte all’essere di destra, hanno la faccia di bronzo di dire che il ‘crumiraggio’ antisciopero è solo normale spoils-system…Non direttori, ma pretoriani del potere”.

Da questa Rai è un diritto-dovere prendere le distanze e solidarizzare anche dall’esterno con chi la contesta a difesa della libertà dell’informazione.  


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