BAGNOLI / GAETANO MANFREDI E RAFFAELE FITTO: IL MAXI INCIUCIO MILIARDARIO

Un giallo senza fine, quello in scena nella zona occidentale di Napoli: e che vede come sfortunati protagonisti Bagnoli e i cittadini partenopei. Iniziato oltre trent’anni fa, sulle ceneri dell’ex colosso Ilva-Italsider, e vergognosamente proseguito fino ad oggi tra scempi ambientali, sperperi colossali, inchieste e processi che devono vedere ancora la loro fine.

Oggi, però, c’è una svolta: perché il dinamicissimo governo Meloni, all’interno del suo piano diCoesione affidato al ministro per il Sud Raffaele Fitto, ha inserito un generoso cadeau da 1 miliardo e 200 milioni di euro, proprio come richiesto dal sindaco di Napoli e commissario straordinario per Bagnoli, Gaetano Manfredi.

Un Inciucio, quindi, che più grosso non si può, come passiamo a vedere nei dettagli. Senza dimenticare un cenno a quel vergognoso trentennio giocato sulla terra di Napoli e sulla pelle dei suoi cittadini.

 

TRE MESI FA, LA “CABINA DI REGIA

Partiamo da un summit di tre mesi fa per arrivare poi alle news.

8 febbraio. Ecco cosa racconta un dispaccio Ansa, sulla “Missione a palazzo Chigi del sindaco Manfredi” e “La cabina di regia al ministero per il Sud con Fitto”.

Entusiastiche le parole del sindaco-commissario: “Da parte del ministro c’è stata la disponibilità a proseguire nel finanziamento di Bagnoli. Per fare in modo che le attività di bonifica non si fermino. Il ministro ha chiesto al soggetto attuatore, Invitalia, di preparare schede tecniche dettagliate per tutte le necessità di finanziamento, e poi ci sarà una valutazione da parte del Governo; ma ha dato la sua disponibilità a finanziare con ulteriori risorse i progetti che si devono realizzare ed evitare che si fermi l’opera di bonifica”.

Manfredi ha ricordato – proseguiva la nota Ansa – che “complessivamente per ultimare la bonifica, per realizzare le infrastrutture, per terminare il ‘water front’ e il parco, è necessaria la somma di 1 miliardo 200 milioni di euro”, risorse che, ha precisato il sindaco – “servono in varie fasi temporali”. Possono quindi essere ‘servite’ in comode tranche.

Il prossimo step – continuava l’Ansa – è “fissato a fine marzo. Entro cui Invitalia dovrà formalizzare le richieste finanziarie e procedere ai vari approfondimenti tecnici ancora necessari”.

E così, quell’8 febbraio, si stropicciava le mani Manfredi: “Credo che finalmente abbiamo un approccio organico al tema Bagnoli: abbiamo i progetti, una valutazione tecnica approfondita, abbiamo le autorizzazioni da parte di tutti i soggetti e una forte volontà di vedere realizzata quella che ormai è diventata quasi una chimera. Quasi nessuno credeva che Bagnoli potesse rinascere, e invece io sono molto convinto e molto fiducioso che adesso sia il momento questo per ottenere per gli abitanti di Bagnoli, per i napoletani e per il Paese che quel territorio straordinario possa ritornare nella disponibilità dei cittadini”.

Detto fatto, con precisione ‘svizzera’, giorni fa il governo Meloni ha varato il suo piano. In cui è compreso il ‘Pacco Bagnoli’: quello da 1 miliardo e 200 milioni tondi tondi, quanto richiesto dal Sindaco-Commissario e quanto stanziato via ministero per il Mezzogiorno e la Coesione.

Scorriamo, quindi, le altrettanto entusiastiche parole subito sgorgate dalla bocca ministeriale: “L’obiettivo del Governo è di restituire ai cittadini un territorio per troppo tempo abbandonato al degrado alle porte di Napoli, valorizzandone la portata strategica, anche in una prospettiva di rilancio dell’intero Mezzogiorno: a riprova del fatto che il Governo può agire concretamente”.

E aggiunge, gonfiando il petto: “In questo decreto abbiamo previsto delle misure per quegli accordi ancora da definire”. “Ed un segnale importantissimo e rilevantissimo è quello del finanziamento con 1 miliardo e 200 milioni dell’intervento per Bagnoli. Penso che sia già un primo segnale di come poter spendere bene le risorse e soprattutto spenderle non su linee di azione generali ma su progetti che hanno avuto il vaglio, l’approvazione e la certificazione, e sono direttamente cantierabili: quindi qualcosa di concreto che affronta finalmente una vicenda annosa di oltre trent’anni”.

Cotto e mangiato. Dopo un trentennio, appunto, in sala d’attesa.

Nelle idee del sindaco-commissario, comunque, c’è una dead line ben precisa: l’obiettivo è di concludere la ormai mitica bonifica entro il 2030.

 

PARERI CONTRO

Benedetto De Vivo. In alto Raffaele Fitto e, a destra, Gaetano Manfredi

Il vero scoglio da superare, nel rush finale, riguarda la famigerata ‘colata a mare’, ossia quell’immenso ammasso composto soprattutto dai vecchi detriti ex Ilva che è ora ‘impacchettato’ e del quale occorre decidere il destino.

Va totalmente rimosso, per evitare ogni impatto ambientale futuro, quindi allontanato per essere reso innocuo e quindi poter ripristinare la fruibilità della spiaggia libera (o con piccoli stabilimenti) di Bagnoli, come richiedono tante associazioni?

Oppure può essere ‘sigillato’ per sempre, secondo il Manfredi-Pensiero?

Questa seconda via sarebbe, secondo il sindaco-commissario, non solo più economica (con 280 milioni di euro in meno, rispetto alla ‘eliminazione’) e più rapida, ma anche più ecologica, perché eviterebbe trasporti via mare e via terre di quel materiale.

Per non pochi, però, il vero motivo del contendere è un altro: l’uso futuro di quelle aree, già negli anni ’90 al centro di non poche mire speculative da parte dei mattonari partenopei e non solo. Spiaggia pubblica, litorale per i cittadini, con l’annesso parco: oppure alberghi, strutture ricettive e aziende manifatturiere, pur se di limitare dimensioni?

Sugli ultimi sviluppi del giallo Bagnoli può essere utile scorrere un pezzo messo in rete da ‘Il Post’ il 2 maggio, A Bagnoli devono fare la bonifica più grande d’Europa

Ma, soprattutto, è molto istruttivo leggere quanto ha appena messo nero su bianco uno dei ‘maestri’ della geologia a Napoli e non solo (ha infatti insegnato anche al Dipartimento di Geoscienze negli Usa), Benedetto De Vivo, docente di ‘Geochimica Ambientale’ alla Federico II di Napoli dal 2000 al 2017, dove ha anche curato un master su “Dinamica interna dei sistemi vulcanici e rischi idrogeologici ambientali”.

Eccone qualche illuminante passaggio: “Il nuovo finanziamento si aggiunge agli 800 milioni di euro già sperperati da ‘Bagnoli Futura’ (l’ex partecipata del Comune di Napoli, ndr). Il totale fa 2 miliardi, somma strabiliante, che non ha riscontri a livello mondiale”.

Prosegue: “Di unico, a Bagnoli, c’è solo un diluvio di denaro pubblico erogato, che non trova alcuna giustificazione tecnico-finanziaria, a livello internazionale”.

Ed illustra, nel suo intervento, una serie di “soluzioni semplici, veloci e relativamente molto più economiche, rispetto ai finanziamenti a go-go del governo di centrodestra ad un Commissario, al sindaco di Napoli presunto progressista di centrosinistra”.

Ancora: “Abbaglio ciclopico, per mia personale convinzione, di 5 Stelle e PD. Ma bisogna prendere atto dello stato dell’arte, sperando che almeno si porti a compimento il risanamento del sito, anche con tutti gli imbarazzanti sperperi in atto”.

Ecco quindi l’intervento firmato da Benedetto De Vivo e messo in rete il 5 maggio da ‘MetroWeb’, Bagnoli: L’albero della cuccagna

E anche un precedente pezzo, pubblicato, sempre da ‘MeteoWeb’ il 31 gennaio e titolato Bagnoli/Il sindaco Manfredi rilancia con ulteriore richiesta di fondi per la bonifica

Domenico Arcuri

Sui maxi sperperi griffati ‘Bagnoli Futura’, la società partorita nel 2002 dal Comune di Napoli, ha indagato la Procura partenopea che dopo quasi dieci anni, nel 2011, ha sequestrato tutti i terrenti al centro della bonifica. Che tale non era, perché nel frattempo i livelli di inquinamento (e quindi i danni per la salute degli abitanti dell’area) sono addirittura saliti. Nel contempo, spendendo con la pala soldi pubblici per consulenza agli amici, e agli amici degli amici.

Sono finiti in 21 sotto processo, tra amministratori e funzionari pubblici e privati, con pesanti richieste di condanne a carico.

Ma il processo ha seguito il solito ‘rito italico’.

Condannati nei tre gradi di giudizio gli imputati: però tutto, per qualche vizio formale, è tornato in Appello, ancora in corso, prima di riapprodare alla Cassazione. Nel frattempo interverrà, come al solito, la miracolosa prescrizione salvatutti…

Dopo la scellerata gestione di Bagnoli Futura, la palla è passata, cinque anni fa, nel 2019, adInvitalia, il carrozzone pubblico salito agli onori delle cronache per la scellerata gestione Covid targata Domenico Arcuri, che ne è stato amministratore delegato fino al 2022.

Quando ne ha preso il posto nientemeno che Bernardo Mattarella, il figlio del capo dello Stato.

Bernardo Mattarella

Già nel 2019, comunque, Invitalia, aveva allestito un concorso internazionale per scegliere il progetto più adatto per il destino di Bagnoli. Se lo era aggiudicato quello griffato ‘Balneolis’, preparato da una dozzina di studi di ingegneria e progettazioni.

Ed eccoci alla ciliegina sulla torta.

Ossia alle dichiarazioni, come al solito fuori dal coro, del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, all’indomani della ‘storica’ notizia del maxi finanziamento governativo per l’eterna bonifica di Bagnoli.

 

MA I SOLDI CHI LI “CACCIA”?

Devo dire che tra le cose nuove che abbiamo ascoltato nella conferenza stampa dei due ministri, c’è un finanziamento di 1,2 miliardi di euro per Bagnoli. Questa è una bella notizia, manca solo un dettaglio: non è stato comunicato chi caccia questi soldi. Non lo abbiamo capito. Abbiamo appena detto che il Governo ha fatto fatica a trovare 100 milioni per il bonus da 100 euro, figuriamoci 1 miliardo e 200 milioni”.

Vincenzo De Luca

Bagnoli è un sito di interesse nazionale su cui, quindi, interviene direttamente il Governo. Tanto che è stato nominato un Commissario per Bagnoli nella figura del sindaco di Napoli. Quindi immagino che questi soldi siano stanziati dal Governo, forse dal Comune di Napoli che decide di investire questi soldi. La notizia è di quelle veramente belle, che creano entusiasmo, salvo questo dettaglio: chi li caccia questi soldi? Questo non ce lo hanno voluto dire, forse per non turbarci”.

E ancora: “Nel frattempo è stato pubblicato un comunicato stampa da parte di esponenti di Fratelli d’Italia di Napoli che, oltre all’entusiasmo per questa notizia, fanno una polemica con il Commissario di Bagnoli sulle consulenze a docenti della Federico II. Suggerirei al Commissario di smentire queste illazioni, oppure di fornire l’elenco delle consulenze date a docenti della Federico II per stroncare eventuali speculazioni. Questo è quanto. Questo è quello che ci è stato comunicato. Vedremo se ci toglieranno questa curiosità. Noi saremmo estremamente soddisfatti nell’apprendere chi è il generoso erogatore di questi 1,2 miliardi di euro”.

A proposito del sindaco di Napoli, vi proponiamo di rileggere un reportage della Voce su una ordinanza emessa pochi mesi fa dalla Corte dei Conti di Napoli, che ha condannato il sindaco ad una pesante sanzione di oltre 700 mila euro, quando Manfredi era Rettore alla Federico II, ma trovava anche il tempo per consulenze esterne.

Un provvedimento non contestato nel merito, visto che il sindaco ha provveduto al pagamento di un terzo della cifra (quindi circa 210 mila euro, non proprio noccioline) per evitare un fastidioso processo. E la risonanza che ne sarebbe derivata, dal momento che Napoli non è proprio un sobborgo, ma la terza città d’Italia.

Ha avuto perfettamente ragione, il sindaco-commissario: perché i media, a livello nazionale, hanno totalmente ignorato la ‘story’….

Ecco il pezzo pubblicato dalla Voce il 14 dicembre 2023,

GAETANO MANFREDI / IL SINDACO DI NAPOLI CONDANNATO A 210 MILA EURO DALLA CORTE DEI CONTI

 

Comunque, per ritrovare articoli e inchieste scritte e messe in rete nell’ultimo decennio dalla Voce sul caso Bagnoli, basta andare alla casella CERCA, che si trova in alto a destra della nostra home page, e digitare il nome e cognome della persona (ad esempio l’ex sindaco di Napoli LUIGI DE MAGISTRIS o l’attuale GAETANO MANFREDI) o della sigla (come BAGNOLI FUTURA): ne leggerete non pochi.

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