JOE BIDEN / I MEDIA USA SCOPRONO I “DIRTY BUSINESS” DEL FIGLIO HUNTER      

La bufera su Joe Biden e il figlio Hunter comincia a scatenarsi sui media statunitensi.

Dirty stories’ totalmente ignorate in Europa e soprattutto in Italia, dove il torvo Mario Draghi è sempre più genuflesso davanti ai diktat della Casa Bianca. Impegnato, il nostro premier, nell’amletico dubbio che lo tormenta nelle ultime 24 ore: pace o condizionatori?

Torniamo negli States. Così titola a tutta pagina, il 7 aprile, ‘The New York Post’. “Father knows worst”, che sta per ‘Il padre (Joe Biden) conosce il peggio’. E il sottotitolo che tradotto vuol dire: ‘Joe Biden proclama di non sapere niente degli affari di Hunter. E’ la dodicesima volta. Il presidente Biden e la Casa Bianca hanno sempre negato che lui e Hunter abbiano mai discusso degli affari esteri del figlio. Ma il Post sostiene il contrario”.

Passiamo al ‘Daily Mail’, che mesi fa – per primo – è entrato in possesso del contenuto dei dischetti del famigerato ‘laptop’, il computer di tutti i misteri e business griffati Hunter Biden nell’arco di diversi anni, dalla Cina al Messico, fino alla bollente Ucraina e all’ancor più incandescente ‘affare Burisma’, la più grande compagnia energetica del Paese.

Anche ‘DailyMail.com’ apre con il giallo dei due Biden. Ed il titolo che tradotto suona così: “ESCLUSIVO – L’informatore che ha consegnato il laptop di Hunter ai membri del Congresso e a DailyMail.com rivela di avere 450 gigabyte di materiale CANCELLATO tra cui 80.000 immagini e video, ed è fuggito in Svizzera temendo ritorsioni dalla Casa Bianca”.

Segue un sommario per punti.

  • L’informatore, Jack Maxey, ha fornito a Mail.com una copia del disco rigido del laptop abbandonato da Hunter Biden nella primavera del 2021
  • com ha pubblicato dozzine di storie che denunciano l’uso di droghe, l’ossessione sessuale e i discutibili rapporti d’affari di Hunter
  • Nelle ultime due settimane, Maxey si è nascosto a Zurigo, in Svizzera, lavorando con esperti di IT per estrarre più dati dal ‘Laptop dall’Inferno’(così è titolato il libro-bomba uscito a metà novembre 2021 e firmato dalla giornalista investigativa Miranda Devine, ndr)
  • Dice che intende pubblicarli tutti online in un database nelle prossime settimane
  • Maxey afferma di aver trovato ‘450 gigabite di materiale cancellato’, tra cui 80.000 immagini e video e oltre 120.000 e-mail archiviate
  • L’ex conduttore di podcast afferma di temere ritorsioni da parte dell’amministrazione Biden
  • Dice che dopo aver contattato ‘com’ in merito al laptop l’anno scorso, SUV suburbani neri sono apparsi fuori dalla sua casa.

Nelle immagini, due foto di Hunter Biden pubblicate dalla stampa americana

Passiamo all’articolo del ‘DailyMailcom’ che così comincia: “La fonte che ha distribuito il laptop di Hunter Biden ai membri del Congresso e ai media è fuggita dagli Stati Uniti in Svizzera, dicendo di temere ritorsioni da parte dell’amministrazione Biden. Jack Maxey ha consegnato a ‘DailyMail.com’ una copia del disco rigido del laptop abbandonato di Hunter nella primavera del 2021. Ne ha anche fornito copie e materiale al ‘Washington Post’, al ‘New York Times’ e al senatore Chuck Grassley nel suo ruolo di repubblicano di grado nella commissione giudiziaria del Senato, ma afferma che si sono fermati per mesi”.

Continua il lungo servizio: “Maxey ha detto che dopo aver contattato ‘DailyMail.com’ in merito al laptop l’anno scorso, SUV suburbani neri sono apparsi fuori dalla sua casa e gli ex amici ufficiali dell’intelligence con cui ha condiviso le copie gli hanno detto di aver ricevuto strane chiamate. ‘L’ho mostrato, disperato, a un mio amico a febbraio 2021, perché nessuno mi avrebbe ascoltato. Nessuna testata giornalistica lo accetterebbe. In effetti, la prima grande testata giornalistica ad accettarlo è stato il ‘Daily Mail’, ha detto”.

E ancora: “Maxey ha affermato che uno dei motivi per cui ha scelto la Svizzera come nascondiglio è stato perché l’unico sito di condivisione di file che non ha rimosso i file del laptop era ‘Swiss Transfer’, un servizio di condivisione di file con sede nel paese storicamente politicamente neutrale. Secondo il ‘New York Times’, i file del laptop sono ora una parte delle prove nell’accusa federale di Hunter per presunta frode fiscale, riciclaggio di denaro sporco e lobby straniera illegale”.

“Tra i file sul laptop ci sono una serie di e-mail e documenti che mostrano i rapporti di Hunter con la società di gas ucraina ‘Burisma’. Nelle e-mail dal disco rigido, Hunter e i suoi partner fanno evidenti riferimenti al coinvolgimento di Joe (Biden, ndr) in un accordo multimilionario con il gigante petrolifero cinese ‘CEFC’, legato al governo cinese”.

La ‘Voce’ ha scritto diversi articoli e inchieste sui ‘dirty business’ della dinasty presidenziale. Ne potete rileggere alcuni cliccando sui link in basso.

 

 

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