ZETA, COME…?

È un raggiro, un maligno bluff, un prendere per i fondelli. Con espressione, come dire, sgradita al bon ton, ma legittimata da rabbia in crescendo da due settimane, “ci prendono per il c…lo”.  Il capintesta dei bari, a detta di chi indaga il caso ‘Ucraina’ con competenza non di parte, sarebbe emulo dello zarismo, ovvero Vladimir Putin. Per un azzardo psicanalitico c’è chi addebita l’aggressione all’Ucraina al suo stato fisico e mentale profondamente disturbato da doppia patologia, neurologica e tumorale. Quasi che la consapevolezza della precaria condizione di salute, forse prossima ad estreme conseguenze cerchi sbocchi in una prova di forza opposta alle fragilità della doppia malattia. Elementi a conforto di questa diagnosi, veri, falsi, attendibili a metà, sembra siano in possesso di osservatori dotati di fonti dirette e trasversali. Potessero esibire certezze inequivocabili sulla salute ‘a tempo’ dell’imperatore moscovita, la notizia porterebbe ad assolvere Putin cristianamente (e però non è la sua fede religiosa), ma contemporaneamente a condannarlo come richiede la giustizia laica. Putin fuori di testa, matto, mentalmente squinternato? Lo erano Adolf Hitler, i gerarchi che hanno condiviso, alimentato, esasperato la sua follia, lo era la il popolo tedesco orgoglioso di obbedire a un criminale, lo Stalin?  Follia chi lo sa, delirio sanguinario di onnipotenza sicuramente. Irrompe nel disastro dell’aggressione all’Ucraina il marasma tutto interno alla Russia, tra chi la contesta (pacifisti, artisti, sportivi, imprese, operatori di import-export, militari) e finisce in carcere e chi manifesta orgoglio nazionalista. L’intelligenza pubblicitaria del regime inventa e adotta diffusamente l’icona del suprematismo russo, una ‘Zeta’ rigorosamente in maiuscolo,  che con solerte velocità dilaga per ogni dove. È sulla maglia di un atleta (il ginnasta Ivan Kuliak)  che, podio da medaglia d’argento, a petto in fuori, offre alla telecamera una maxi versione della citata ZETA. Esibisce la Zeta in petto un’importante parlamentare, la lettera campeggia in grandi dimensioni in grandi murales pubblicitari sugli edifici, dilaga nell’intero sistema informativo, sui mezzi blindati dell’esercito impegnati in Ucraina, forse per farsi riconoscere dal ‘fuoco amico’, sui social. Il perché di questa divulgazione ossessiva non è noto. La ZETA è sicuramente un diffusissimo simbolo delle forze armate e forse indica la direzione ovest (in russo Zapad) di carrarmati e truppe russe. Ma si fa strada anche l’idea che ZETA sia la versione russa della svastica nazista.

Voci dell’Occidente denunciano il pericolo che la Russia, in default per l’isolamento finanziario provocato dalle sanzioni, reagisca con accelerazioni della guerra in Ucraina provocate dall’uso di armi chimiche o addirittura nucleari, la Cina non fa mistero di credere nelle motivazioni di Mosca dell’aggressione. Biden blocca l’importazione di gas dalla Russia e Putin risponde con lo stop all’esportazione. L le multinazionali americane, le imprese europee, chiudono le numerose attività impiantate nella terra del nuovo zar. Il Cremlino stila un lungo elenco di Paesi ostili (l’Italia c’è) e dalla Turchia rimbalza nel mondo l’esito negativo del faccia a faccia dei due ministri degli esteri russo e ucraino. Kuleba: “Nessun progresso sul cessate il fuoco, sembra che ci siano altre persone che decidono in Russia”. Lavrov: “Non abbiamo alternative. Noi non abbiamo attaccato. In Ucraina si è creata una situazione che minaccia Mosca. Chi riempie l’Ucraina di armi è responsabile delle sue azioni”. E la tragedia continua.


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