MOSE / IL GIALLO DELLE MANCATE MANUTENZIONI

Riflettori puntati dai giudici della Corte dei Conti del Veneto sul Mose, l’eterna incompiuta dai costi stratosferici e già stoppata per una sfilza di illegalità.

In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, il procuratore regionale Giulio Montella ha sottolineato: “La Procura sta indagando su possibili inerzie derivanti dalla mancata manutenzione del Mose. Ci sono procedimenti aperti per verificare possibili illiceità contabili che hanno portato al mancato completamento dei lavori”.

Sono impegnate nelle indagini due sezioni della Corte, quella di controllo e quella giurisdizionale. “La sezione di controllo –   specifica Montella – sta monitorando la situazione anno per anno, ma si tratta di un lavoro molto complesso, con responsabilità diffuse a molteplici livelli”.

A quanto pare, vengono passate ai raggi x soprattutto le anomale lievitazioni dei costi, che nel corso degli anni hanno subito aumenti vertiginosi.

Riflettori puntati anche sugli abnormi ritardi senza adeguati motivi né giustificazioni, ma funzionali, di tutta evidenza, a protrarre i tempi che si traducono in denari sonanti, e ovviamente sempre pubblici.

Ma il nodo base, in questo frangente, sembra essere proprio quello delle mancate manutenzioni, il che implica grosse, e praticamente incalcolabili, spese future.

L’esempio più emblematico è quello delle paratoie, 78 in tutto (più 8 di riserva): secondo quanto previsto dai capitolati d’appalto, devono essere periodicamente smontate, pulite, nel caso riparate, verniciate, perfettamente controllate e risistemate sui fondali della laguna. Tutto ciò – incredibile ma vero – non è mai stato fatto: e pensare che l’affondamento della prima paratoia risale addirittura a nove anni fa, nel 2013.

E l’anno seguente il pentolone delle illegalità venne scoperchiato dagli inquirenti, e si verificano gli arresti tra i vertici del ‘Consorzio Venezia Nuova’che si era aggiudicato l’appalto.

Da allora in poi, è stato un susseguirsi di gestioni commissariali, da Elisabetta Spitz a Massimo Miani, con continui stop and go dei lavori che ancora oggi non sono terminati, né è stato effettuato il collaudo definitivo delle opere che – secondo gli esperti – non dovrebbe verificarsi prima di tre o quattro anni.

E’ stato evitato il fallimento del Consorzio, attivando una sorta di ‘sanatoria’: ma in fin dei conti, a rimetterci, come al solito, sono le casse dello Stato e, soprattutto i cittadini, i veneziani, che non possono godere dei benefici (eventuali) derivanti dalla definitiva funzionalità della faraonica infrastruttura. In due occasioni (2020 e 2021) di ‘acqua alta’, comunque, le barriere sono state alzate per evitare guai peggiori e limitare i danni.

Così Montella ha commentato i profili finanziari delle sentenze di condanna: “L’impegno è anche quello di monitorare l’effettiva riscossione delle ingenti somme oggetto di condanna, superiori a 5 milioni di euro, in collaborazione con la Guardia di Finanza”.

Ma i veneziani, forse, vorrebbero sapere quanta parte del bottino, in concreto, è stata fino ad oggi recuperata.

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