TRONCHETTI PROVERA / ARIECCO LE TANGENTI TELECOM BRASILE

Archiviate in Italia dalla procura di Milano, tornano prepotentemente alla ribalta lungo l’asse Brasile-Stati Uniti le mazzette arcimilionarie versate da Telecom Italia – all’epoca guidata da Marco Tronchetti Provera – per corrompere funzionari e politici del governo carioca.

Vediamo subito le news. La Sesta corte federale criminale brasiliana sta indagando per “riciclaggio, corruzione passiva e attiva dal 2002 al 2006”. Sotto i riflettori, in particolare, il figlio di un grosso uomini d’affari carioca, Naji Robert Nahas, accusato di aver intascato una super mazzetta da 36 milioni di euro da smistare a sua volta a funzionari e politici verdeoro, affinchè Telecom Italia si aggiudicasse una commessa da favola.

Ecco le parole usate dagli inquirenti: Nahas “aveva convinto funzionari di Antel e Cade a consentire che Telecom Italia vincesse un contratto per controllare un blocco di Brasil Telecom su base temporanea”: tutto ciò nonostante Telecom fosse associata a Tim Brasile, principale avversario sul mercato di Brasil Telecom. Un’operazione che in precedenza era stata bocciata dall’Antitrust carioca.

Per la precisione, Anatel è l’Agenzia nazionale delle telecomunicazioni brasiliane, mentre Cade è proprio l’equivalente del nostro Antitrust.

Ma come entrano in gioco gli Usa? Perché la super tangente è transitata attraverso un istituto di credito con sede a New York, Audi Bank, e precisamente sul conto corrente numero XX1070 intestato a Robert Naji. Né lui né il padre hanno dichiarato il trasferimento di danaro, in barba alla legge.

Proprio per questi motivi gli inquirenti brasiliani hanno chiesto la collaborazione degli States, che hanno accettato la domanda di assistenza per via di un accordo di cooperazione firmato nel 1997. E poco prima di Natale – il 12 dicembre 2019 – il Dipartimento della Giustizia americano ha presentato una richiesta alla corte distrettuale di Washington per il conferimento di un incarico ad un commissario, sollecitando la nomina di Teresita Mutton, avvocato della Divisione criminale presso l’ufficio degli Affari internazionali del ministero. Una vicenda, quindi, che suona molto grave anche per gli Usa e da seguire con la massima attenzione.

Afef Jnifen. In apertura Marco Tronchetti Provera

Per la stessa vicenda Tronchetti Provera è stato già inquisito dalla procura di Milano, sospettato di aver corrotto lo stesso Naji Nahas per dare la scalata a Telecom Brasile. Si parlava di mazzette per un valore di 26 milioni di euro, pagati al faccendiere sotto forma di consulenze per intermediazioni.

Ma per i pm meneghini – che nel 2014 hanno archiviato il caso – era “carente la ricostruzione certa della destinazione ai fini della corruzione”.

Ora c’è una differenza. L’accusa negli Usa (e anche in Brasile) è quella di non aver dichiarato il passaggio di danaro incriminato e riguarda solo Nahas e suo figlio. Non coinvolge Tronchetti Provera.

Per ora. Perché occorrerà vedere se le prossime indagini, soprattutto se condotte anche dall’inflessibile Mutton, ricostruiranno per filo e per segno (come non sono riusciti a fare gli inquirenti milanesi) il percorso della maxi tangente. Ed è evidente che i capi della matassa sono due: i Nahas da un lato, e chi ha versato la tangente dall’altro, ossia mediatori di corruzione e corruttori. Non si scappa.

Ma c’è di più. Scrivono gli investigatori brasiliani: “in una dichiarazione data alle autorità italiane, il dipendente di Telecom Italia Fabio Ghioni ha ammesso che Telecom Italia aveva dato a Nahas approssimativamente 5,4 milioni da usare per corrompere i pubblici ufficiali brasiliani, allo scopo di ottenere il controllo di Brasil Telecom. Per legittimare il trasferimento di tali fondi, Ghioni ha ammesso che Nahas aveva fatto un accordo di consulenza con Telecom Italia”.

Da rammentare che Fabio Ghioni – uno dei più esperti della security made in Telecom – era un dei componenti del cosiddetto Tiger Team, impegnato in altre scabrose vicende, come le migliaia di spiate ai danni di mezzo mondo politico, imprenditoriale, sportivo. Ricordate? Anche Luciano Moggi, Cristian Vieri e la stessa allora moglie di Tronchetti Provera, Afef, vennero intercettati, pedinati e dossierati.

Un’altra story per la quale – dopo un lungo iter giudiziario – Tronchetti Provera è stato scagionato, perché gli uomini del Tiger Team avrebbero agito per conto loro.

All’insaputa del Capo!

 

 


 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

NOTA PER LA STAMPA DI MARCO DELUCA, AVVOCATO DI MARCO TRONCHETTI PROVERA

Già accertata nel 2014 dalla Giustizia italiana la totale estraneità di Telecom e del dottor Tronchetti a eventuali episodi di corruzione in Brasile.

Elementi di fatto avevano smentito le testimonianze riprese nell’articolo odierno che la stessa Procura ha ritenuto inattendibili.

Il dottor Tronchetti mai chiamato in causa dalle Autorità brasiliane su eventuali episodi di corruzione.

 

Milano, 7 gennaio 2020 – La Giustizia italiana nel 2014 ha accertato la totale estraneità di Telecom e del dottor Tronchetti a eventuali episodi di corruzione in Brasile. Le investigazioni riferite oggi da “La Stampa” non riguardano in alcun modo Telecom né il dottor Tronchetti. La ricostruzione fatta dal quotidiano crea un collegamento scorretto e assolutamente ingiustificato anche dando spazio a vecchie testimonianze che la stessa Procura ha ritenuto non credibili.

 

L’archiviazione da parte della Procura si fonda tra l’altro su:

–       l’inesistenza di alcuna evidenza di pagamenti illeciti a chicchessia. La Procura aveva infatti accertato che i pagamenti a favore di Naji Nahas erano finalizzati ad attività lecite, ed effettivamente svolte, e che non vi era una diretta consequenzialità temporale tra tali attività e le decisioni delle autorità brasiliane;

–       l’evidenza che tali attività furono “supportate da una formale investitura contrattuale approvata dal Consiglio di amministrazione dell’azienda”;

–       l’evidenza che le decisioni emesse dalle due Autorità brasiliane coinvolte dal presunto tentativo di corruzione (Anatel e Cade) non furono prive di significative e sfavorevoli conseguenze per le posizioni di Telecom Italia, che fu costretta nel 2007 a cedere la propria partecipazione in Brasil Telecom;

–       la totale assenza di riscontri alle affermazioni indirette e generiche dell’ex dipendente di Telecom, Fabio Ghioni.

 

Tali elementi, dopo oltre 15 anni e dopo innumerevoli accertamenti giudiziari e le relative sentenze, rendono grottesco l’ennesimo tentativo di coinvolgere Telecom, e il dottor Tronchetti, in ipotetiche attività di corruzione in Brasile. Il dottor Tronchetti si riserva ogni azione a tutela dei suoi diritti e della sua immagine.

 

 

TELECOM: LEGALE TRONCHETTI, ‘GIA’ ACCERTATA ESTRANEITA’ A CORRUZIONE IN BRASILE’/RPT =

(versione con titolo e testo corretto)

Milano, 7 gen. (Adnkronos) – “La giustizia italiana nel 2014 ha

accertato la totale estraneità di Telecom e di Marco Tronchetti

Provera a eventuali episodi di corruzione in Brasile. Le

investigazioni riferite oggi da ‘La Stampa’ non riguardano in alcun

modo Telecom né Tronchetti. La ricostruzione fatta dal quotidiano crea

un collegamento scorretto e assolutamente ingiustificato anche dando

spazio a vecchie testimonianze che la stessa procura ha ritenuto non

credibili”. Lo afferma Marco De Luca, **avvocato di Marco Tronchetti

Provera**.  Al centro dell’articolo una presunta tangente, per un

valore complessivo di oltre 35 milioni di euro, per conquistare il

monopolio delle telecomunicazioni in Brasile.  La sesta Corte federale

criminale del Brasile starebbe investigando su Naji Robert Nahas “per

riciclaggio, corruzione passiva e attiva, dal 2002 al 2006”, quando

Marco Tronchetti Provera guidava Telecom. In passato la procura di

Milano ha archiviato l’indagine per più motivi, come ricorda il

legale. (segue)

ISSN 2465 – 1222

07-GEN-20

 

TELECOM: LEGALE TRONCHETTI, ‘GIA’ ACCERTATA ESTRANEITA’ A CORRUZIONE IN BRASILE’ (2) =

Milano 7 gen (Adnkronos) – L’archiviazione da parte della procura si

fonda tra l’altro “sull’inesistenza di alcuna evidenza di pagamenti

illeciti a chicchessia. La procura aveva accertato che i pagamenti a

favore di Naji Nahas erano finalizzati ad attività lecite, ed

effettivamente svolte, e che non vi era una diretta consequenzialità

temporale tra tali attività e le decisioni delle autorità brasiliane”,

evidenzia il legale.  Emerge “l’evidenza che tali attività furono

‘supportate da una formale investitura contrattuale approvata dal

consiglio di amministrazione dell’azienda’” e che le decisioni emesse

dalle due Autorità brasiliane coinvolte dal presunto tentativo di

corruzione (Anatel e Cade) “non furono prive di significative e

sfavorevoli conseguenze per le posizioni di Telecom Italia, che fu

costretta nel 2007 a cedere la propria partecipazione in Brasil

Telecom”, oltre che “la totale assenza di riscontri alle affermazioni

indirette e generiche dell’ex dipendente di Telecom, Fabio Ghioni”.

Tali elementi, dopo oltre 15 anni e “dopo innumerevoli accertamenti

giudiziari e le relative sentenze, rendono grottesco l’ennesimo

tentativo di coinvolgere Telecom, e Tronchetti, in ipotetiche attività

di corruzione in Brasile. Tronchetti – chiude la nota del legale – si

riserva ogni azione a tutela dei suoi diritti e della sua immagine”.

(Afe/Adnkronos)

ISSN 2465 – 1222

07-GEN-20

 

Alberto Bordini

Corporate Press Office

PIRELLI & C.

 

Le puntualizzazioni dell’avvocato Bordini non intaccano di una virgola quanto scritto dalla Voce.

Non ci possiamo fare niente se una vicenda  – archiviata dalla Procura di Milano nel 2014, come da noi fedelmente riportato – torna oggi alla ribalta in modo clamoroso sia in Brasile che negli Stati Uniti (a. c.)

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