TANGENTI ALGERINE / PG E PM DI MILANO CONTRO ENI & I SUOI EX VERTICI

Processo per corruzione internazionale al tribunale di Milano, tra gli imputati eccellenti ENI, gli ex vertici Paolo Scaroni ed Antonio Vella, e Saipem.

Il procuratore generale Massimo Gaballo ed il pm Isidoro Palma hanno chiesto ai giudici d’Appello di procedere anche contro gli assolti del primo grado, ossia la stessa Eni, capo Scaroni e l’allora numero tre del gruppo Vella.

La richiesta è motivata con un ingiustificato cambiamento di rotta in occasione della sentenza di primo grado, in cui veniva documentato un quadro accusatorio praticamente a prova di bomba a carico di tutti gli imputati. Ed invece, la sentenza di primo grado, dopo aver percorso tutte le tappe della strategia corruttiva, e aver quindi delineato un perfetto scenario penale, tra corruzioni & mazzette milionarie, improvvisamente virava, mutava e chiedeva l’assoluzione di tutti gli imputati, tranne Saipem, la collegata di Eni e regina dell’impiantistica petrolifera nel nostro Paese.

Ma quali erano le accuse?

Si tratta di appalti petroliferi in Algeria, per il periodo che va dal 2008 e il 2011. La super tangente è di quasi 200 milioni di euro, 197 per la precisione, transitati attraverso la “Pearl Partners Limited”, una società paravento acquartierata nel paradiso fiscale di Hong Kong. La sigla fa capo al grande mediatore di tutto l’affaire, ossia il faccendiere franco-algerino Farid Bedjaoui, all’epoca braccio destro del ministro dell’energia algerino Chekib Khelil. Bedjaoui – tuttora latitante – è stato condannato a 5 anni e 5 mesi di galera.

In sostanza la sentenza di primo grado, pur documentando tutta la connection, ha finito per condannare solo Saipem e i suoi vertici, tirando fuori in pratica quelli di Eni, i quali invece – a parere di pg e pm – non potevano non sapere e colludere nella tresca.

Così commenta l’avvocato della difesa Enrico de Castiglione: “Scaroni è già stato prosciolto in udienza preliminare e assolto in primo grado: sono fiducioso che l’appello possa confermare”.

Non solo Algeria, comunque, nelle pendenze giudiziarie dei big energetici di casa nostra.

Ci sono anche le rogne per altri appalti petroliferi, in Nigeria e in Brasile.

Per le commesse carioca sono in piedi sia l’inchiesta (sempre per corruzione internazionale) della procura di Milano, che quella della procura verdeoro, la famosa “Lava Jato”.

Nel filone Petrobras non sono coinvolte solo le pubbliche Eni e Saipem, ma anche la regina privata del settore, vale a dire la Techint del gruppo che fa capo a Gianfelice Rocca, mentre il fratello Paolo Rocca è al timone del colosso d’acciaio Tenaris.

 

Nella foto Paolo Scaroni

Lascia un commento