Siamo tutti Liliana

Contro minacce  e insulti alla senatrice  Sergre  tutti contro i media, quasi tutti, ma  con varianti significative tra chi sic et simpliciter imputa a rigurgiti di nazifascismo l’oscena campagna di odio antisemita e chi, temendo di subire contraccolpi elettorali adotta l’equidistanza dall’ignobile fenomeno e si unisce con voce stonata al coro di condanne delle ingiurie subite, oscura accertate contiguità con l’estrema destra xenofoba, razzista,   antisemita. La Repubblica, per fugare ogni dubbio sui pericoli di uscita dalle fogne dei complici fascio-italiani della Shoa, propone  un’esemplare  ricognizione di episodi. Il più recente è l’astensione di Salvini, Meloni e Berlusconi al voto per l’approvazione della proposta di  Liliana Segre di una commissione contro l’antisemitismo, il razzismo, l’odio  e la violenza; indecente il rifiuto di Lega e Fratelli  d’Italia di applaudire il voto favorevole. Cosa ha determinato lo scandaloso atteggiamento,  se non il timore di perdere il consenso degli  estremisti  di destra? Sul comportamento di Lega e Fratelli d’Italia niente di nuovo, la palude sociale fangosa in cui gettano le reti per pescare consensi è quella che dilaga sui social. Incomprensibile, patetico, è l’accodarsi allo scandaloso astensionismo di quanto residua di Forza Italia.
Salvini e Meloni, vertici della destra italiana, negano  il pericolo di derive neofasciste, i raduni all’insegna del fascio e della svastica, i saluti romani, gli striscioni razzisti e xenofobi, antisemiti, la contiguità con Casa Pound, Forza Nuova e il sottobosco di una miriade movimenti eversivi.  Allora qual sarebbe la provenienza degli insulti social alla Segre, agli ebrei? Eccone un campionario: “Sono tornate le zecche” è un insulto ricorrente e ‘zecche’ per gli aguzzini dei lager erano gli ebrei dell’eccidio di massa, i bambini uccisi dai cecchini dei campi di sterminio come al tiro al bersaglio. ‘Zecche’, ‘nasi adunchi’, sono nel veleno degli insulti a Liliana Segre, Gad Lerner, il deputato Fiano, il presidente dell’ospedale  israeliano, Soros.  Quasi duecento sono   gli episodi di antisemitismo rilevati da Centro di documentazione ebraica. Ingiurie sui social: “Rastrelliamo? Li bruciamo e facciamo un bel falò”; la foto di una saponetta con la marca ‘Segre’. Sul ‘Buffington Post’, video antisemita, un milione di visualizzazioni, sul sito nazista “La gioia di Satana” per gli assurdi  negazionisti,  giorno della memoria diventa il giorno della menzogna; “Bisogna fermare quelle merde sioniste”, “Riapriamo i forni” e l’invito comparso in Puglia a “spararsi per fare un favore all’umanità”. In Toscana a proposito di forni crematori: “Aggiungi un posto a tavola”. Sartori, insegnante di Venezia, ex segretario di Forza Nuova, rivolto alla senatrice Segre: “Sta bene in un simpatico termovalorizzatore”. Isotta, critico musicale. “Il razzismo venne inventato dagli ebrei”. Pepe, ex senatore 5Stelle: “ Hanno crocifisso Dio e si sono inginocchiati ad adorare il suo avversario. Hanno  i giorni contati”.
Questo popolo di immondi, è quello solidale con Netanjau,  con l’usurpazione violenta dei territori palestinesi  etichettato dai falchi israeliani come nazionalsocialismo, esattamente come fece Hitler per legittimare l’olocausto e acquisire la solidarietà di Mussolini. È lo stesso dell’arcipelago neonazista che raggruppa ‘Veneto Fronte Skinead’,  ‘Manipolo di Avanguardia Bergamo’, ‘Rebel Film di Ivrea’, ‘Militia’,  ‘Rivolta Nazionale’, entrambe di Roma, ‘Lealtà Azione’, che s’ispira al generale delle SS Degrelle, il circuito ‘Hammerskin’ antisemita nato da una scissione del Ku Kluz Klan.
Da questo coacervo putrido, di pericolosa sovversione, deve difendersi la senatrice Segre, sopravvissuta alla shoa, costretta a vivere  protetta dalla scorta per vivere i suoi novant’anni al riparo da attentati e continuare ad esercitare il ruolo di memoria in prima persona del tragico scenario nazifascista.
Un settimanale punta a vendere più copie raccontando presunti inciuci sulla vita di coppia Salvini-Verdini. Nessuna meraviglia, così facendo si accoda all’orgia di gossip di un consistente pacchetto di rotocalchi (carta stampata e televisivi). Campano di pettegolezzi, finti scoop, falsi e complicità dei soggetti cosiddetti ‘vip’ che ne traggono popolarità e prebende in euro.  A insinuare il sospetto di cornificazioni della Verdini in danno di Salvini, immediatamente smentito dalla concorrenza,  è il periodico “Oggi”, approdato al giornalismo da “Grand Hotel” per allinearsi al dilagante fenomeno del gossip monopolizzato da primi attori e prime attrici dei media scandalistici, ovvero da Belen, Barbara D’Urso, Salvini, Briatore, alba Parietti e compagnia più o meno bella. Nessuna offesa per chi si crogiola nel bestiario delle ciarle di ‘La vita in diretta’, del programma della D’Urso, del format ‘Forum’ condotto dalla Palombelli, che mette in scena finti litigi  e sentenze fasulle di giudici extra tribunale, ma doveroso l’sos sulle conseguenze per il nostro pianeta, distante anni luce dai problemi del terzo millennio, cloroformizzati, con messi abusati di della distrazione di massa.

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