Il “daziere” del parmigiano

Solo per comodità di ragionamento, diamo per buona la motivazione del truce Tramp sulla legittimità della ritorsione che sanerebbe il danno subito dal gigante americano Being, per la concorrenza dell’europea Airbus, a cui sono andati 22 miliardi di euro della Comunità. Si tratta pur sempre di una ‘vendetta’ e pone la domanda: perché gli Usa non hanno bilanciato il ‘favore’ all’Airbus con analogo intervento finanziario pro Boeing? E comunque, colpire l’ “amica” Italia, è lecito se il nostro Paese ospita nove insediamenti militari americani, potenziali obiettivi di nemici degli Stati Uniti? Alla nostra economia asfittica mancava solo la stangata su prodotti d’eccellenza fondamentali per il bilancio positivo dell’export. Il daziere Trump, per quanto ci riguarda, colpisce il comparto dei formaggi, primo fra tutti il celeberrimo parmigiano. All’indomani dell’accoglienza pomposa di Pompeo (scusate la cacofonica assonanza pomposa-Pompeo), inviato del tycoon che andava messo alle strette per impedire la mazzata dei balzelli, Di Maio si fa garante di un fitto programma di incontri  bilaterali con gli Usa per strappare benevolenza nei nostri confronti. Come chiudere la stalla dopo che sono scappati i buoi. Concreta è la richiesta della ministra Bellanova all’Europa di un fondo che azzeri i danni dei dazi. La proposta si legittima se è vero che tutto ha origine dalla presunta concorrenza sleale di Airbus alla Boeing di cui è responsabile la Ue.
Carola Rackete, capitana coraggiosa della Sea Watch, come le consorelle Ong ha salvato migranti da morte certa. È comparsa al cospetto della Commissione per le Libertà civili di Bruxelles e i componenti le hanno tributato la standing ovation, nonostante abbia puntato il dito sulla responsabilità dell’Europa. “Dove eravate quando abbiamo chiesto aiuto? Sono stata lasciata sola. I governi hanno eretto un muro, come se sulla nave ci fosse la peste”. Poteva tacere Salvini? Non lo ha fatto: “Carola dovrebbe essere in prigione, non al Parlamento europeo. Provo pena, imbarazzo e vergogna per chi ha applaudito Carola Rackete a Bruxelles” (!). Si chiedono le persone perbene, o meglio quelle normali, perché non taccia e perché peggiori il trend in discesa del consenso, perché sparli senza costrutto tempo, con insolente verbosità anziché collaborare con i suoi legali per difendersi dall’accusa di corruzione internazionale, di aver trattato a Mosca per incassare 65milioni di euro in cambio di forniture di gas con sconto del 10% da spartire tra Lega e Russia. In venti pagine di motivazioni della magistratura c’è la conferma del sequestro di documenti, di una chiavetta usb e di tre telefonini trovati nelle perquisizioni in casa e nell’auto di Savoini, presidente dell’associazione Lombardia-Russia vicinissimo a Salvini, che ribadisce la validità del punto di partenza. La registrazione audio dell’incontro finita sul sito americano BuzzFeed, documenta come quel giorno i sei partecipanti intorno al tavolo dell’Hotel Metropol, a Mosca, hanno definito i dettagli dell’affare finanziamento al Carroccio e della tangente ai funzionari russi, vicini a Putin. Nel cellulare di Savoini è stata trovata una foto degli appunti relativi all’accordo. “Bisogna agire rapidamente”, raccomanda, “si avvicinano le elezioni europee e si deve contare sui contatti di Banca Intesa per il passaggio di denaro”. Una domanda supplementare è sulla  distrazione del truce Salvini che mette la sordina la spina nel fianco della tangentopoli con i russi e partecipa al sit in per chiedere le dimissioni della Raggi.
È stata una scelta felice dei 5Stelle la nomina a ministro dell’istruzione di Fieramonti? La forte perplessità non è solo delle opposizioni. C’è imbarazzo anche nel Movimento, per le sue infelici sortite di sostegno alla tassazione di merendine e bibite, la proposta laica, questa in verità condivisibile, di rimuovere il crocifisso dalle aule scolastiche, ma anche di più per alcuni tweet che inducono i vertici pentastellati a suggerire di “non agire di testa sua”. Le esternazioni da internauta: “La polizia sembra più un corpo di guardia del potere che una forza al servizio dei cittadini”, ma è di sei anni fa, quindi parzialmente giustificata”. Il peggio è su Berlusconi definito ‘iettatore nano’ o sulla Santanché “una demente, bugiarda e venduta”.  Sono giudizi sommari, a volte sessisti.
Savoini e l’urgenza in vista delle europee. È del tribunale del riesame ilsospetto, emerso in maniera molto evidente sull’incontro del l’ottobre 2018, intorno a un tavolo dell’Hotel Metropol di Mosca, per la trattativa che, attraverso la compravendita di tre milioni di tonnellate di prodotti petroliferi, avrebbe dovuto portare 65 milioni di dollari nelle esangui casse della Lega. La confermare è nella fondatezza delle basi d’inchiesta della Procura di Milano per corruzione internazionale. Ruota intorno Gianluca Savoini, uomo molto vicino al capo del Carroccio Matteo Salvini.
Ultime dati dei sondaggi: la Lega scende sotto il 32%, secondo partito è il Pd con il 20,1. Subisce la discesa in campo di Italia Viva, vivino al 4 percento, terzo 5Stelle (19,8). Fratelli d’Italia insegue l’8%, e ha orpassao su Forza Italia terzo (7,8), +Europa quasi scompare (solo il 2%) la sinistra è al 2,2, i verdi sono ultimi della classe (1,7), anomalia europea negativa.  In sintesi si consolida la bipolarizzazione.
Stallo, ricatti e vendette. La nostra derelitta compagnia aerea di bandiera, la storica Alitalia, è un bubbone, una sanguisuga. Costa agli italiani mezzo milione al giorno, trenta al mese, trecentosessanta all’anno. Il suo futuro è l’incognita di un’equazione infinita, oppressa dalla fumosità di intenti del governo, probabilmente dallo scarso appeal, che scoraggia  possibili acquirenti e dalla modesta intraprendenza degli attuali vertici, pari alla titubanza dei governi che si sono succeduti. Fin qui i tentennamenti sono costati qualcosa come 20 miliardi e non si intravede la fine di questo inarrestabile stillicidio. Nel marasma in cui versa l’Alitalia si innesta il caso Atlantia. Il veto grillino a tenere in vita il contratto sulla costruzione, la manutenzione di strade e ponti del nostro Paese, deve fare i conti con l’aut aut della mega azienda, che se privata del contratto, dichiara l’indisponibilità a salvare dell’Alitalia e denuncia l’assenza di un serio piano per il rilancio. È un ricatto dicono all’unisono Di Maio e il collega Patuanelli, ministro dello sviluppo e dilatano i tempi  per salvare la nostra compagnia di bandiera.
È confortante rilevare che non eravamo soli a contestare il man bassa della destra sulle reti Rai, occupate a tappeto dalla tracotanza leghista. Il disgusto per la dilagante faziosità,  ha determinato il rifiuto sintonizzarci sulle frequenze della Rai, sfacciatamente, totalmente asservite a Salvini e in generale alla destra. Non eravamo soli e per capire meglio se eravamo dalla parte della ragione,  interviene lo share del tg1, in calo del 4 per cento. In discesa il flusso anche  pubblicitario. Saremo finalmente liberati del direttore sovranista, leghista, platealmente destrorso Sangiuliano? Finirà nelle retrovie Lorella Cuccarini , che in vista delle europee si professò di fede leghista e  fu ricompensata con un programma da protagonista in prima serata Rai, stoppato sul nascere in quanto clamoroso flop e a seguire con la conduzione in tandem della “Vita in diretta”, giusto  per confermare il contratto e sventare il licenziamento? Si eclisserà la Maglie, destrorsa arrabbiata e  reintegrata dopo l’espulsione per deroghe alla correttezza, quando era inviata a New York? Si agirà per ridimensionare il dilagare  del sovranismo che ha saturato in misura inverosimile i tempi di telegiornali, programmi di approfondimento e di evasione, occupati in permanenza dal faccione di Salvini?

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