Del maiale non si butta via niente, recita l’antico adagio. Ma qual è il vero “maiale”, da preservare fino all’ultimo? La dinastia dei prosciuttai modenesi, abilmente ricostruita nel libro di Giovanni Iozzoli “L’Alfasuin” (Sensibili alle foglie), dimostra che il tesoro autentico, per l’umanità, si chiama lavoro, quel bene prezioso che conferisce all’uomo dignità, diritti, speranza.
Di questo e tanto altro si parlerà stasera, ore 18, presso la sede della Fondazione Premio Napoli, a Palazzo Reale. Dopo i saluti di Domenico Ciruzzi, presidente della Fondazione Premio Napoli, di “Alfasuin”, del bene lavoro & dintorni discuteranno l’autore e lo scrittore Maurizio Braucci, componente della giuria tecnica del Premio Napoli.
LA SINOSSI – Una dinastia di prosciuttai milionari. Una famiglia mafiosa in cerca di rispettabilità. Centinaia di lavoratori giunti da ogni parte del mondo, per disossare e rifilare cosce di maiali. Dove possono incrociare tutti costoro i propri destini? All’Alfasuin, storica azienda modenese del prosciutto, padrona di un territorio fondato sulla centralità dei salumi e sulla pace sociale. Un passato glorioso e mitizzato, un presente indecifrabile: lungo l’arco di vent’anni i protagonisti si agitano frenetici dentro un modello e un mondo che si va sgretolando. Dalla retorica dell’“eccellenza italiana”, emerge una crudissima realtà: il vero preziosissimo maiale di cui “non si butta via niente” è il lavoro vivo, sempre più spremuto, sfruttato e impoverito. Fino al giorno in cui gli schiavi del prosciutto decidono di alzare la testa. E il tempo della crisi diventa il tempo della rivolta.
L’AUTORE – Giovanni Iozzoli è campano, vive a Modena, è stato tra i fondatori, negli anni novanta, dell’esperienza di Officina 99 a Napoli. Ha pubblicato quattro romanzi, ha scritto contributi per il Manifesto e altre testate, è redattore di Carmilla.
«Nel 2017 – scrive Iozzoli – abbiamo celebrato l’anniversario del movimento del ’77. L’anno dopo è toccato è toccato al ’68. Nel 2019? L’autunno caldo, forse? Sia pur in forme sempre più blande, gli anniversari scandiscono anche una memoria generazionale, al di là della grande Storia, una memoria di persone concrete, in carne e ossa, che ridefiniscono dinamicamente il rapporto con il loro passato. Uomini e donne, ogni anno più vecchi, che discutono di sé, della loro storia, del senso del loro stare al mondo».
Come si farà appunto stasera grazie all’iniziativa della attivissima Fondazione Premio Napoli.
In allegato la locandina dell’evento.
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