Per portare felicemente a conclusione una retata di malfattori, mafiosi o criminali di altra specie, Procura della Repubblica, magistrati coinvolti e forze dell’ordine mantengono il segreto sull’operazione. Una fuga di notizie consentirebbe ai ricercati di darsi alla fuga. Il fondamentale rispetto del silenzio, con arresti in corso, è stato ignorato ed è la seconda volta, dal cinguettio propagandistico del ministro dell’Interno, che al corrente di un blitz antimafia, in pieno svolgimento, per “farsi bello” e confermare la fama usurpata di “ce l’ho duro”, ha postato un “la pacchia è finita” con questa intempestiva dichiarazione: “Decine di arresti contro la mafia pugliese. Grazie a Forze dell’Ordine e inquirenti. Lo Stato c’è, fa pulizia e non molla la presa”.
Inevitabile l’incazzatura delle Procure di Prato e Monza, titolari di due analoghe operazioni. L’esternazione di Salvini, prima che tutti gli arresti fossero eseguiti, ha favorito la fuga di alcuni di loro. Aggravante della “bravata”: il ministro dell’Interno stasera terrà un comizio proprio a Prato dove avrebbe esaltato l’efficienza del ministero dell’Interno di cui è titolare. Dopo lo scivolone, che ha interferito con i carabinieri impegnati a eseguire 10 misure cautelari concluse solo in tre casi, sarebbe davvero troppo se Salvini se ne gloriasse per sostenere il candidato di centrodestra per il ballottaggio di domenica: ma ai “me ne frego” del vice premier non c’è limite, anche per la protesta contro questa grave ingerenza e spiega la reiterazione dell’intralcio alle forze dell’ordine. A dicembre il procuratore capo di Torino Spataro si era augurato che il ministro, per il futuro, evitasse di dare notizia di operazioni di polizia in corso (arresto di stranieri), per evitare il rischio di danneggiare le indagini. Il monirto è entrarto da un orecchio di Salvini ed è uscito dall’altro. Ora è infatti infuriata anche la Procura di Monza e per lo stesso motivo. Salvini ha parlato di 11 arresti prima della loro completa esecuzione. Il procuratore: “L’operazione è tuttora in corso e l’anticipata pubblicazione della notizia espone a rischio il buon esito della stessa”. I lupi perdono il pelo, non il vizio.
La procedura d’infrazione annunciata dall’Europa nei confronti dell’Italia inadempiente ha procurato a Salvini una crisi di nervi e lo stop a freni inibitori già lenti. Il signor “la pacchia è finita” e “me ne frego”, ha così commentato il provvedimento della Ue: “Se mio figlio ha fame e mi chiede di dargli da mangiare e Bruxelles mi dice ‘no’, secondo me viene prima mio figlio I miei figli sono 60 milioni di italiani”. Il vicepremier leghista si è definito “papà” di tutti gli italiani. I social lo hanno sbeffeggiato e Sala, sindaco di Milano, ha fatto ricorso all’ironia: “Non lo vorrei neanche come zio”.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.