PROCURA DI ROMA / IN ARRIVO DA FIRENZE MARCELLO VIOLA

Bagarre al Consiglio Superiore della Magistratura per la delicata nomina del procuratore capo a Roma, dopo il pensionamento di Giuseppe Pignatone. Alla prima – però strategica – tornata di voti, ha stravinto Marcello Viola, agrigentino, 62 anni, ultime esperienze ai vertici di Trapani e di Firenze.

Nella sua agenda di memorie c’è posto per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (in questi giorni al centro di commemorazioni quasi sempre di facciata), che aveva conosciuto quando era tirocinante di Rocco Chinnici, la toga che non troppi ricordano tra i morti per mano mafiosa, trucidato 36 anni fa.

A quanto pare – stando alla ricostruzione effettuata da Repubblica – una vera notte dei lunghi coltelli, quella al Csm, nel corso della quale si sono verificati autentici, imprevedibili ribaltoni.

Un voto orchestrato “tra destra e governo gialloverde”, secondo il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Con un Piercamillo Davigo, il mitico fondatore del pool di Milano insieme ad Antonio Di Pietro e Gherardo Colombo, sugli scudi.

Marcello Viola. In apertura l’ingresso del Palazzo di Giustizia a Roma

Così dettaglia Liana Milella a proposito degli input griffati Davigo: “Ha giocato un ruolo nuovo, Davigo, schierato a favore di Viola con i suoi ‘nemici’ di Magistratura Indipendente, di cui due anni fa ha spaccato la corrente dando vita ad Autonomia e Indipendenza. Ma Davigo questa volta ha condiviso lo slogan di MI, incentrato sulla parola ‘discontinuità’ rispetto alla stagione di Pignatone: un dietro front alle indagini su Mafia Capitale, su Consip con le contestazioni a Del Sette e Lotti, su Cucchi e i carabinieri, sui giudici amministrativi. Il ritorno al ‘porto delle nebbie’ E una strategia per bloccare anche il procuratore aggiunto Michele Prestipino che, in caso di vittoria di Lo Voi a Roma, avrebbe potuto correre per la procura di Palermo. Invece sarà anche lui vittima della ‘discontinuità’ e dell’asse gialloverde tra toghe e politica”.

Repubblica, di tutta evidenza, sponsorizza lo sbarco a Roma di Franco Lo Voi che descrive come “erede naturale di Pignatone”.

Parla di ritorno al “porto delle nebbie”, avendo fino ad oggi magnificato l’operato di Pignatone, artefice delle maxi inchieste che Milella con zelo elenca.

Dimenticando però i tanti buchi neri che Pignatone lascia al suo erede: come l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, per il quale il pm Elisabetta Ceniccola e il suo capo Pignatone hanno più volte richiesto l’archiviazione tombale.

dimenticare i gialli che si trascinano da decenni, legati ai nomi di Emanuela Orlandi e Pierpaolo Pasolini.

Quindi, il “porto delle nebbie” non è mai finito. E, semmai, continua.

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