Si chiama Zanda ma il Pd dovrebbe ribattezzarlo “onorevole masochista” o solo “masochista” perché il titolo di onorevole è abusivo, abolito dal tempo del fascismo e mai riesumato. Il parlamentare, vicino a Renzi, è anche gradito a Zingaretti che gli affida il delicatissimo ruolo di tesoriere. Un’occhiata alle casse vuote del partito lo ispirano e nasce la proposta di equiparare le prebende dei nostri deputati e senatori alle laute retribuzioni degli europarlamentari, che intascano diciannovemila euro ad ogni fine mese. Se non fosse chiaro a tutti il significato della parola autolesionismo, Zanda lo esplicita con sprezzo del pericolo ai limiti del suicidio politico. Detto che non è affetto da demenza senile e che alle spalle ha una lunga navigazione nelle acque della sinistra, è legittimo il sospetto sul perché lo ha fatto. Zingaretti prende le distanze (“iniziativa a titolo personale”) parte del Pd è incavolato, parte tace, allettato dalla prospettiva di incassare più euro, a Di Maio non par vero di sputtanare elettoralmente i “nemici”. Non si registrano altre censure, la prospettiva di soldi in più ha il generale gradimento. Non sfiorasse la fantapolitica, l’autogol di Zanda di somiglierebbe a un boicottaggio intra moenia.
Verona celebra la giornata dell’ignominia, sotto le mentite spoglie di una bizzoca, anacronistica, omofoba, pinzochera, bacchettona sacralità dell’esclusivo dogmatico “padre, madre regolarmente coniugati e figli”. Il convegno sulla famiglia riceve eccessi di attenzione e conferma che l’informazione della Rai è ostaggio del governo, preda del leghismo. Non aggiungiamo nulla al fiume di parole molto pro e meno contro. Interessa di più la fascistizzazione degli organismi su cui ha sovranità il Viminale, testimoniata da uno sconcertante episodio, a margine della convenction di Verona. A Padova i neofascisti di Forza Nuova manifestano contro l’aborto. La giunta comunale autorizza un si-tin, la Questura lo ignora e autorizza il corteo. Si mobilitano il sindacato, Pd, Anpi, centri sociali. A loro sì, è concesso solo il sit-in. I manifestanti rispondono con un corteo, caricato con violenza dalla polizia. Beatrice Brignone di Possibile: “Manifestavano i centri sociali, ma anche anziani, bambini sui passeggini. Alcune persone avevano la Costituzione in mano. Non c’era alcuna tensione. Manifestazione tranquillissima con i negozi rimasti aperti. La polizia ha caricato. Manifestanti colpiti dai manganelli si coprivano il volto con le mani”. Da quale fonte dove è partito l’ordine?
Il prode Salvini, a proposito del mercantile, che raccolto un centinaio di migranti, si era diretto alla Libia ecostretto dai profughi ha invertito la rotta ed entrato nel porto di Malta. Salvini aveva tuonato contro. “I porti della Libia sono sicuri”. Sicuri? Il ministro dell’Interno del Carroccio, ha seppellito sotto l’abituale razzismo quanto avviene nel Paese africano, dove i migranti sono torturati e subiscono ogni genere di violenze. Di qui il rifiuto di essere riportati in quel Paese Gli haisposto la Comunità europea: “I porti libici non sono sicuri”. Natasha Bertaud, portavoce della Ue, che si occupa di migranti: “Nessuna nave battente bandiera europea può sbarcare i migranti nei porti libici. Una definizione della Convenzione Onu sul diritto del mare stabilisce che un porto sicuro è un porto dove possono effettuarsi le operazioni di salvataggio e dove la vita delle persone salvate non è minacciata”.
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