Dovrebbero essere già sotto processo per strage, i vertici di Autostrade per l’Italia, così succederebbe in ogni paese civile.
E invece, da noi, hanno la faccia di puro bronzo, tanto da proporre addirittura un’offerta speciale, un super saldo per smantellare quel che resta e rifare daccapo il ponte Morandi a Genova. Non solo a prezzi stracciati, ma anche in tempi record.
Ma vediamo cosa è successo nelle ultime ore. Sulla scrivania del sindaco-commissario Marco Bucci e su quella del ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli è stato recapitato un corposo dossier, 74 pagine per descrivere il miracolo: quando le previsioni più ottimistiche degli esperti parlano di un costo di almeno 360 milioni di euro, imperturbabili Giovanni Castellucci (l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia) & C. gettano sul tavolo da poker una proposta da leccarsi i baffi: 207 milioni di euro.
Ancora più incredibile il cronoprogramma: appena 9 mesi, il tempo di mettere al mondo un figlio, e il ponte è infiocchettato, pronto per il varo.
Non basta. Un altro cadeau è la penale autoprevista: 20 milioni di euro per ogni mese di ritardo. Anche in questi casi gli esperti parlano di autentiche follie, o meglio letterali prese per il culo: le stime più ottimistiche parlano di almeno 3 anni per completare il ponte, ad esempio Astaldi ha impiegato 4 anni per il terzo ponte sul Bosforo e per quello di Hardanger in Norvegia, più o meno della stessa lunghezza.
E le penali che Autostrade per l’Italia si vorrebbe accollare in caso di ritardo non sono previste da alcun codice, si tratterebbe di “clausole vessatorie” che qualsiasi tribunale civile annullerebbe il giorno dopo.
E allora? Cosa c’è dietro una simile buffonata? Osserva un esperto di ingegneria impiantistica: “è chiaro che Autostrade si trova in un mare di difficoltà, basti pensare alla valanga di richieste di risarcimento danni che le sta piombando addosso, circa 2 miliardi di euro. A questo punto, per pararsi un po’ le parti posteriori, hanno pensato bene di fare un’offerta ‘impossibile’, come per mostrare tutta la loro massima disponibilità e gettare fumo negli occhi di qualsiasi prossimo giudice. Ben sapendo che si tratta di cifre e tempi che non stanno né in cielo né in terra”.
In quale paese al mondo i cittadini accetterebbero poi che chi ha ammazzato i suoi cari o i suoi amici possa anche solo pensare a un progetto del genere?
Lorsignori, i vertici di Autostrade e tutti i responsabili del disastro, vanno invece processati in tempi brevi, condannati in modo esemplare, interdetti a vita da qualsiasi incarico, costretti a pagare i danni fino all’ultimo euro, caso mai confiscando tutti i loro beni. Senza se e senza ma. Altro che rifare, loro, il ponte Morandi!
Ma è un costume tutto italiano: chi rompe non solo non vuol pagare i danni, ma addirittura si propone per rifare quelle stesse opere.
Così, ad esempio, è accaduto nella ricostruzione post terremoto e nell’incredibile vicenda dei Regi Lagni: stanziati 600 milioni di lire (poi lievitati fino a sfiorare il tetto dei mille) per bonificare l’area nord di Napoli che sfonda nel casertano, e invece le progettazioni sono del tutto sbagliate, soldi pubblici buttati al vento. E al processo nessun colpevole. Ma i progettisti autori dello scempio hanno avuto la faccia di bronzo di riproporsi per la ri-bonifica!
Stesso copione, vent’anni fa esatti, con la sciagura del Sarno, opere del tutto sballate per l’irregimentazione delle acque e la tutela dalle frane. E lorsignori che avevano combinato un simile disastro, si sono riproposti per rimettere tutto in sesto: tanto la giustizia sta sempre a guardare, scordandosi regolarmente di mandare in galera i colpevoli e così uccidendo le vittime per una seconda volta.
E ora, col ponte Morandi, siamo davvero alle tragicomiche.
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