Ricordate la vicenda di CPL Concordia che, per un certo periodo, s’è intrecciata alla vicenda Consip, tra spiate, dossieraggi e barbe finte?
Bene. Adesso sta per aprirsi il processo d’Appello che riguarda Cpl Concordia, un pezzo da novanta delle cooperative emiliane, ed in particolare la vicenda degli appalti per la metanizzazione in Campania e soprattutto nell’Aversano.
In primo grado i vertici della Coop sono stati assolti dalla pesante accusa di essere stati favoriti dai Casalesi per ottenere quelle grosse commesse.
Ma ora tutto può essere rimesso in ballo per via delle nuove rivelazioni fatte da Nicola Schiavone, figlio di Francesco, alias Sandokan. Il rampollo, infatti, ha deciso da mesi di collaborare con i magistrati e man mano sta scoperchiando il pentolone di affari, appalti, intrecci e connection con le imprese.
Adesso, a quanto pare, sta parlando dei politici di riferimento, altro tassello strategico per ricostruire tutta quella rete di complicità germogliata intorno ai mille affari controllati dai Casalesi.
A questo punto, il fascicolone con le verbalizzazioni fin qui rese da Schiavone ai magistrasti della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli è stato recapitato ai giudici d’Appello che ora iniziano il secondo grado sul business della metanizzazione gestito da CPL Concordia. Verranno di nuovo fuori – dalle rivelazioni di Schiavone Junior – le sposorizzazioni dei Casalesi? L’appoggio dato alla cooperativa “rossa” (sic) per aggiudicarsi quella grossa commessa e per penetrare nel mercato campano?
In passato la Voce scrisse di strane manovre intorno alla Cpl Concordia, raccogliendo dati e voci su presunti rapporti border line. Venimmo minacciati di querela e pubblicammo una lettera dei vertici di Cpl Concordia in cui si faceva riferimento alla loro trasparenza e ai valori sociali espressi attraverso la loro azione imprenditoriale. Come credenziale, scrissero degli ottimi rapporti con l’onorevole Lorenzo Diana, ex componente della Commissione Antimafia, una vita tra Pds-Ds-Pd, poi passato all’Italia dei Valori. Rispondemmo che le nostre fonti di informazione non erano dello stesso avviso e che, secondo le stesse fonti, erano documentabili certe frequentazioni a rischio.
Staremo ora a vedere cosa succede al processo di secondo grado.
Nella foto l’arresto di Francesco Schiavone
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