Inarrestabile l’ascesa di Tenaris, regina dell’acciaio che fa capo alla dinasty capeggiata dai fratelli Gianfelice e Paolo Rocca.
Fino ad oggi il loro Eldorado è stato – e continua ad esserlo l’Argentina – dove Tenaris è leader assoluto nella lavorazione e produzione di acciaio. Senza farsi mancare frequenti proteste sindacali, per via di bassi stipendi, condizioni di lavoro, turni, orari e via di questo passo. Ma i conti economici sono sempre in largo attivo.
Adesso la società ha deciso di fare un balzo dall’altra parte del mondo, ossia in Arabia Saudita. In realtà la presenza comincia già nel 2010, e vengono stabilite le prime intese con il colosso governativo del settore, Saudi Aramco, in grado di produrre da sola 10 mila barili di greggio al giorno, da record.
Teneris ora ha proceduto all’acquisto del 47,8 per cento delle azioni di Saudi Steel Pipe Company, società che produce senmpre tubi in acciaio. Ma a questo punto le possibilità contrattuali di Tenaris con Aramco aumentano di molto, così come certo crrescerà la gamma dei prodotti forniti.
Gli impianti controllati dalla Saudi Steel sono situati nell’area ovest dell’Arabia Saudita.
Champagne dunque in casa Rocca, dove gli affari non tramontano mai. Anche con la corazzata di famiglia Techint, alle prese con lo sfruttamento di pozzi petroliferi in mezzo mondo. Spesso in partnership con Eni e Saipem.
Ma alcune operazioni portano anche a dei grossi grattacapi. Come è successo in Brasile per lo sfruttamento di un mega giacimento di Petrobras, il colosso carioca dell’oro nero. L’inchiesta “Lava Jato” – una sorta di Mani Pulite in salsa verdeoro – ha scoperto un vero “giacimento” di mazzette per almeno 5 miliardi di dollari, ma la cifra è destinata a lievitare fino a sfiorare – secondo alcuni inquirenti – il tetto dei 20 miliardi. L’affare ha portato addirittura all’impeachment del capo dello Stato Dilma Rousseff e alla galera Ignacio Lula da Silva, con mezza classe politica di maggioranza e di opposizione sotto inchiesta. Un vero tsunami.
La fetta italiana di lavori è stata appannaggio di Eni e della sua controllata Saipem. Ma una bella fetta è toccata anche alla nostra Techint.
A questo proposito vi sono due inchieste in corso: quella cariocca, appunto, e quella della procura di Milano con la pesante accusa di “corruzione interenazionale”; e sempere a Milano fervono i processi per i giacimenti algerini e nigeriani, che vedono impelagati Eni e Saipem
Staremo a vedere.
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