Nell’attesa di intervistare Roberto Fico nello studiolo televisivo di un’emittente locale ho temuto, che nell’impossibile confronto con l’efficientismo della Rai, i responsabili del programma mi avessero fornito informazioni preliminari errate sull’interlocutore, accreditandolo come 5Stelle candidato sindaco di Napoli nella tornata elettorale vinta da De Magistris. Argomentazioni e perfino caratteristiche vocali di Fico mi sembrarono esattamente sovrapponibili a quelle di uno dei tanti dirigenti del Pd. Nel corso della “diretta”, esercitando lo sperimentato ruolo di giornalista d’indagine, ho posto all’intervistato domande tese a verificare i punti d’incontro del programma pentastellato con la destra e la sinistra. Nessun dubbio, ecco la percezione al termine dell’intervista: Fico avrebbe potuto competere con De Magistris come capolista del Pd. Di qui la sorpresa di ritrovarlo leader del movimento a braccetto con gli incompatibili partner della Lega.
Due le possibili ragioni di questo anomalo connubio: la funzione non esplicita di quinta colonna, grazie all’autorevolezza conquistata all’interno dei 5Stelle, ovvero il diritto di antagonismo interno al nucleo di opportunisti della Di Maio e soci, con esternazioni, che in bocca a grillini di scarso rilievo avrebbero decretato l’espulsione. Seconda ipotesi: Fico è un diverso tra spregiudicati cacciatori di potere (i Di Maio, Toninelli, Bonafede) e medita di far esplodere le loro contraddizioni, di minare l’alleanza con la Lega, fino all’estremo della disgregazione del grillismo, consapevole che gli costerebbe la scomunica e l’esodo dal movimento.
Fico è contro la Tav che il governo considera in stand by, per stemperare i contrasti dei suoi iscritti sul “si fa, non si fa”. Fico loda la strategia dell’accoglienza ai migranti del Canada e automaticamente si dissocia dal razzismo leghista indifferente alle morti nel Mediterraneo. Fico è dalla parte del segretario Pd Martina sulla legge per il caporalato. Fico polemizza con il ministro dell’Interno e con il collega Fontana che abolirebbero la legge Mancino che condanna razzismo e apologia del fascismo. Fico teme che le nomine alla Rai, con la complicità di 5Stelle, cioè del suo movimento, siano sul punto di perseguire il metodo spartitorio di chi va al governo, che si rinnovi l’ingerenza della politica nel caposaldo dell’informazione pubblica. Persistere sul nome di Foa come presidente? “Bisogna rivotare e nominare la più presto il presidente”. Fico riafferma i distinguo con la Lega, perché afferma di essere forza alternativa. Fico contesta la riottosità del governo egiziano che continua a oscurare la verità sul caso Regeni e s’impegna a recarsi al Cairo per ottenere giustizia. Fico, prima della firma grillina sul contratto di governo ha tentato l’impossibile per deviare la partnership in direzione del Pd.
Ps. Non ho annotato nel diario personale della politica altri numerosi esempi di indisciplina grillina di Fico, ma quelli citati sono sufficienti, per eccesso, a confermare il sospetto di anni fa che il presidente della Camera sia l’anima di sinistra del Movimento, che purtroppo dalla sua parte ci siano semplici grillini in contestazione con le ambiguità strategiche di Di Maio e il contagio virale con la destra variegata che il socio in affari di governo spinge nel baratro di riedizioni del Ventennio.
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Un commento su “C’è un diverso nel Movimento”