Fake news? Proprio così i sondaggi sull’andamento pre-elettorale dei pretendenti al trono di palazzo Chigi. Uno a caso, della Demos & Pi, proclama primo partito il movimento del comico genovese, che prevarrebbe sul Pd in questi termini numerici: 28% contro il 23%. Un ragionamento da percorso di studi fermi alla quinta elementare corregge questa graduatoria con la semplice somma di consensi dei dem e della minoranza che si riconosce in Liberi e Uniti (26 + 6,9 = 32, 9%). Se dopo il voto Renzi e D’Alema (Grasso è solo il leader ad honorem di Leu) non fossero masochisti, cioè con vocazione al suicidio politico, il centro sinistra avrebbe più voti dei 5Stelle. La tragedia è altrove, nella coalizione del centro destra (ammesso che non si spacchi per incompatibilità). Fossero in sintonia dopo il 4 marzo, porterebbero a casa oltre il quaranta per cento dei voti. Ardua alleanza, certo e il sodalizio includerebbe la contiguità di Salvini con il neofascismo, a cui strizza l’occhio elencando le “buone cose” fatte da Mussolini e omettendo i mille guai provocati dalla sciagura nazionale del Ventennio. “Lega per Salvini premier”: così il logo adottato dalla megalomania dell’erede di Bossi. Come riportano diversi organi di stampa, un modo per salvare i fondi dai sequestri del tribunale che ha disposto la confisca di 48 milioni dai fondi del partito e ha bloccato tutti i conti. Ma poi, chissà cosa ne pensano Berlusconi e la Meloni di Salvini premier. L’ex cavaliere: “Se Strasburgo mi grazia sarò il presidente del consiglio”. La Meloni: “Perché no, io prima premier una donna”. Per fortuna, sono fatti loro.
Do you remember? Ricordate la favola di via Mazzini “La Rai metterà un tetto a retribuzioni e cachet di giornalisti e gente di spettacolo? Non va così. Baglioni, la Hutzingher e Favino intascheranno rispettivamente 600, 400 e 300 mila euro (Corriere delle Sera). Tetto sfondato e una domanda: perché alla show girl svizzera centomila euro più di Favino? Che dire, benché alti, questi compensi somigliano a bruscolini se confrontati con gli otto milioni e 960 mila euro riconosciuti a Fabio Fazio per quattro anni di ‘Che tempo che fa’. “Con me”, osa commentare Fazio, “l’azienda risparmia”. Bella faccia tosta. Anche se anacronistico, è utile, per capire l’enormità del compenso, la conversione in lire. Si tratta di sedici miliardi e passa. L’obiezione: ma la trasmissione, con la pubblicità, frutta alla Rai quanto basta e avanza. Non c’è dubbio, ma non è detto che il conduttore debba partecipare al banchetto nella misura indicata. Destinazione migliore sarebbe, per esempio, il finanziamento di programmi culturali che gli inserzionisti pubblicitari prendono poco in considerazione.
In tema è sicuramente il compenso stratosferico riconosciuto a Vespa, che tra il serio e il faceto giustifica il milione e duecentomila euro annuale Rai con l’aggettivo “artista” che si attribuisce per evitare la ghigliottina del tetto teoricamente fissato dalla Rai per i giornalisti. Artista? Ma ci facci il piacere avrebbe commentato il principe De Curtis. E lo ripeterebbe per condannare i profitti supplementari che gode da anni con la pubblicità capillare dei suoi libri, promossi in tutte le reti radio-televisive e da tutti e tre i canali Rai, con i cachet che gli riconoscono quando modera, spesso ed extra Rai, incontri e dibattiti.
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