I pinocchio della politica gareggiano in fakes news, cioè in falsi in atto pubblico, in bugie, fortunatamente dalle gambe corte. Coccolato da Barbara D’Urso, che non trascura alcuna opportunità per manifestare con sfrontata sudditanza eterna adorazione per il suo datore di lavoro, l’ex Cavaliere ha reiterato la consueta disinvoltura nel raccontare balle. Storica la promessa di un milione di nuovi occupati esternata al compiacente Vespa nel “Porta a Porta” e regolarmente smentita nei fatti da un forte aumento di senza lavoro. Ora, all’esordio della campagna elettorale, ha mentito sull’aumento statistico di reati con il governo di centrosinistra. I dati dicono il contrario: con il suo governo, nel 2011, 2,7 milioni di furti e rapine, nel 2016 2,4. La bugia nel corso di “Domenica Live” di Barbara D’Urso. Nello specifico dei diversi reati la menzogna è anche più marcata.
Mancava all’appello il candidato in fieri dei 5stelle alla successione dell’ectoplasmatica Virginia Raggi. Ora c’è. Il Di Batista ha scatenato una bagarre mediatica sostenendo di essere stato respinto dall’ambulatorio dove si era recato per vaccinare il figlio, strumentale e ingiustificata protesta per uno spot propagandistico contro il governo, condita dalla frase “Il Pd fa battaglia elettorale sulla pelle dei bambini”. Lo dice lui che ha utilizzato il figlioletto per montare un caso inesistente. Impaziente, cioè indisposto ad aspettare il suo turno, in una fase delle vaccinazioni di massa, se n’è andato via, dice la Asl che lo ha smentito. Nessuno lo respinto. Fosse rimasto, anche in considerazione dello stato di primo nato del figlio, lo avremmo vaccinato in altro ambulatorio.
Di bugia in bugia. Tra i demeriti della letteratura gomorriana è in evidenza il grave effetto collaterale, da antagonizzare con un bugiardino in forma di spot che dovrebbe precedere la somministrazione quasi quotidiana della serie televisiva messa in onda dal gigante Sky. Nelle “avvertenze per l’uso” la priorità spetterebbe alla frase “da prendere in dosi minime” e non prima di aver letto almeno un articolo di firme autorevoli che confinano il mondo criminale dei Casalesi in un angolo angusto del racconto sulla Napoli delle grandi bellezze, della gente laboriosa, degli onesti.
Se si torna sul tema dei denigratori di professione, che lucrano sui segmenti negativi della città (totalmente sovrapponibili a tutti gli altri di metropoli e grandi città del mondo), la critica diventa rabbia, non campanilistica. La memoria restituisce episodi illecitamente discriminatori riferiti dai media. E’ il caso di calciatori corteggiati dal Napoli che hanno rifiutato l’ingaggio e il trasferimento, motivati dalla rappresentazione televisiva terrorizzante di Gomorra. C’è anche questo nel “no” di Verdi, giovane attaccante del Bologna, all’offerta di De Laurentiis di far parte di una squadra in cima alla classifica della serie A, allenata da un maestro del calcio? Il calcolo è impossibile, ma con un certa approssimazione si può ipotizzare: quanti sono i turisti che hanno rinunciato a soggiornare a Napoli perché scoraggiati dal razzismo mediatico, con Gomorra in testa? Non pochi.
Una bugia cosmica è nell’affermazione sull’Italia rispettosa del dettato costituzionale che rifiuta la guerra per dirimere le questioni internazionali. Il signor Trump, nelle notti popolate di incubi guerrafondai, avanza l’ipotesi di utilizzare le cosiddette “atomiche leggere”. L’idea ci coinvolge: negli arsenali di Aviano (succursale di postazioni militari Usa) e a Brescia, sono pronti per essere utilizzati ordigni nucleari pronti al decollo di caccia F16 americani. Perché ospitarli? In risposta ci toccherebbe un’altra bugia.
Tutto vero, gli uomini delle istituzioni europee dovrebbero astenersi dall’interferire con la politica italiana, ma non possono neppure esimersi dal paventare ripercussioni negative sulla Comunità provocate dal rischio di doversi confrontare con governi populisti e qualunquisti, a fasi alterne anti europei. I 5Stelle e la Lega borbottano contro i vertici della Ue (Timmermans, Moscovic, Karainen), che giudicano sciagurata l’ipotesi di ritrovarli interlocutori dopo il voto di Marzo e Di Maio incassa anche questo attestato di merito.
C’è un nuovo, inaspettato passo falso, da attribuire con molto rammarico al Francesco castigatore di nefandezze accumulate dal clero nei secoli. Barros, vescovo cileno, si avvicina beato al palco dove Begoglio, a Santiago, celebra messa. Il popolo dei cattolici cileni inorridisce. Barros ha coperto per omertà il sacerdote Karadima, responsabile di abusi sessuali su minori. Il caso avviene a poca distanza dalla protesta di membri autorevoli della Commissione Pontificia nominata per indagare i preti implicati in casi di pedofilia e paralizzata per resistenze interne al Clero.
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