GIALLO PANTANI / QUEL GIRO DEL 1999 COMPRATO DALLA CAMORRA

Il Giro d’Italia nel 1999 venne comprato dalla camorra? La malavita organizzata scommise sulla sconfitta di Marco Pantani? Due interrogativi da novanta che non trovano ancora una risposta. Il fascicolo d’inchiesta da quasi un anno e mezzo staziona alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli ma non si hanno notizie di sviluppi nelle indagini.

Una storia troppo ingombrante? Un materiale troppo bollente? In ballo interessi troppo grossi? Chissà. Fatto è che ad agosto 2016 l’avvocato Antonio De Renzis, legale della famiglia Pantani, ha presentato alla Dda di Napoli un esposto-denuncia su quel Giro taroccato, allegando una mole di documenti, ben comprese le verbalizzazioni di diversi pentiti che dettagliavano i contorni di quel pasticciaccio brutto. In sintesi, il Pirata doveva essere fatto fuori in qualsiasi modo da quel Giro perchè la camorra aveva scommesso sulla sua sconfitta: per questo vennero alterate le provette con il sangue del campione, ‘convincendo’ i medici dell’equipe.

Renato Vallanzasca. In apertura David Rossi

Renato Vallanzasca. In apertura David Rossi

Tutto nasce dal racconto di Renato Vallanzasca, al quale un detenuto di camorra aveva raccontato in carcere la combine. Vallanzasca scrive una lettera alla madre del Pirata che la consegna ai magistrati. Da qui parte l’inchiesta di Forlì che però, dopo alcuni anni, non cava un ragno da buco: o meglio lo cava, appunto attraverso le verbalizzazioni, ma ritiene non provata la ‘minaccia’, forse perchà a Forlì poco sanno dei ‘metodi’ di camorra. E archivia tutto.

A questo punto l’avvocato dei Pantani denuncia i fatti a Napoli, soprattutto perchè molti di quei pentiti aveva già verbalizzato, in altre circostanze, alla Dda partenopea.

Ma come mai, dopo quasi un anno e mezzo, non si hanno notizie di quel fascicolo? E’ stata mai fatta qualche indagine? Oppure, nel silenzio, è stato archiviato tutto? O cosa?

Intanto, lo scorso dicembre la Cassazione ha messo la pietra tombale sull’altro filone processuale, quello relativo all’uccisione, pardòn la morte, del campione 13 anni fa nel residence Le Rose di Rimini. Fu suicidio, è stato ribadito: nonostante le 100 anomalie sottolineate dall’avvocato De Renzis nei suoi memoriali. Anomalie che dettagliavano un quadro di palese omicidio.

Come nella vicenda di David Rossi, il dirigente del Monte dei Paschi di Siena buttato giù – pardòn, volato – dal quinto piano di palazzo Salimbeni.


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