Altra sceneggiata davanti alla commissione d’inchiesta sulle banche. A dare spettacolo, stavolta, i massimi dirigenti del Tesoro, a cominciare dal direttore generale Vincenzo La Via. In precedenza si erano esibiti i vertici di Bankitalia e Consob, per la serie i controllori che non vedono non sentono non parlano. E soprattutto non vigilano.
La seduta, ad un certo punto, è stata addirittura sospesa per mezz’ora dal presidente della commissione, l’inossidabile Pierferdinando Casini, in qualche modo per le proteste dell’ opposizione, 5 Stelle e Forza Italia in prima fila. Alla ripresa Casini si è visto costretto ad invitare La Via ad “essere meno reticente”. Al centro del confronto la patata bollente Monte dei Paschi di Siena.
Partiamo dalle nuove nomine in casa Mps. Giorni fa il Tesoro ha presentato la lista dei suoi prescelti e, ad esempio, per il collegio sindacale figura il nome di Paolo Salvadori, imputato in un processo in corso di svolgimento davanti al tribunale di Milano. Rassicura La Via: “sulla base della normativa vigente non esistono elementi ostativi alla candidatura”. Forse aspetta la condanna.
No problem anche per la riconferma dell’attuale amministratore delegato, Marco Morelli, la cui nomina venne all’epoca contestata per via di un contezioso con Bankitalia, che l’ha sanzionato. La Via ammette di non conoscere neanche la vicenda: e altrettanto hanno fatto i funzionari del Tesoro, “non ne sappiamo niente”. Ai confini della realtà.
Risposte del tutto evasive anche sull’azione di responsabilità che lo stesso Tesoro avrebbe potuto e dovuto attivare nei confronti di due ex vertici Mps, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. In occasione dell’assemblea degli azionisti del 2016 – ricorda La Via – “l’azione di responsabilità fu promossa da un solo azionista e la proposta non era supportata da alcuna adeguata documentazione”.
Una funzionaria del ministero, poi, interviene e precisa che “il Tesoro non poteva votare a favore perchè la proposta non faceva parte dell’ordine del giorno e perchè il ministero non può essere coinvolto in una causa temeraria”.
Per la prossima audizione dovrebbe essere ascoltato l’ex vertice di Unicredit Federico Ghizzoni. Un momento clou, visto quanto ha scritto Ferruccio de Bortoli nel suo “Poteri Forti”, a proposito delle pressioni che avrebbe esercitato Maria Elena Boschi (ma anche il ministro Graziano Delrio) sullo stesso Ghizzoni affinchè Unicredit acquistasse Banca Etruria.
Verrà fatta finalmente luce su quel giallo?
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