Rallegriamoci, strappiamo applausi alla platea e richieste di bis: in Italia, ogni giorno, solo undici donne di ogni età denunciano di aver subito la violenza dello stupro. E che volete che sia. In Germania il dato è ben più alto, oltre 29 mila e non è il top, perché la civilissima Great Britain detiene il primato con circa 36 mila denunce, seguita dalla Francia (quasi 20mila), dalla Svezia (11mila) da Spagna e Belgio (più di 8.000 e 7.000).
E l’Italia? È un Paese “virtuoso” se valutato in termini di stupri, con sole quattromila denunce. Detto così potremmo complimentare, ma attenti, non ve n’è ragione, perché rimane impressionante sapere dagli statistici che nel nostro Paese undici donne, giorno dopo giorno, subiscono violenze sessuali. Se poi, com’è successo a Firenze, ad abusare sono due carabinieri in servizio, si deve dedurre che la bestialità permane nella specie umana come al tempo dei cavernicoli. La valutazione mette in conto anche l’indagine su altri otto militari dell’Arma accusati di stupro.
Non è un pettegolezzo in danno dell’Arma, benemerita in assoluto, ma è noto che le pattuglie dei carabinieri in servizio fermano con frequenza sospetta le auto che hanno alla guida giovani donne, specialmente se attraenti. Niente di grave, s’intende, ma neanche peccato veniale, perché spia di un atteggiamento maschilista che male si addice all’uniforme.
Un’occhiata agli Stati Uniti conferma che tutto il mondo è paese. Nei decantati campus universitari il 20% delle ragazze è vittima di violenze, e il peggio è che mister Trump, in combutta con il ministro dell’Educazione, prova a declassare le misure introdotte da Obama contro stupri e appunto violenze sessuali. Rimane aperto, cioè in attesa di misure adeguate, il problema del bullismo, di aggressioni del branco a soggetti deboli e indifesi, nelle scuole e nelle strade delle città
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