QUANTI MORTI PER CHIAMARLO GENOCIDIO?

Fino a pochi minuti fa, ancora disinformato su quanto e cosa propone l’informazione quotidiana, avrei tacciato come insolente provocatore chi avesse osato mettere in discussione la nobile sacralità, la dimensione umana di Liliana Segre, la sua rappresentatività dell’ebraismo colpito a morte dall’olocausto, l’autorevole, permanente denuncia dell’antisemitismo. La convinzione permane anche dopo aver appreso che la senatrice nega la tragica realtà del genocidio compiuto (e in corso), di cui è responsabile Netanyau e chi lo aiuta a rinviare la condanna per l’accusa di corruzione, di essere sostenuto dall’ultra destra espansionista e intenzionato a distruggere il popolo palestinese. Sconcerta la clamorosa, spudorata menzogna di Netanyau che osa assolvere lo sterminio di oltre trentamila civili, migliaia di bambini, Gaza ridotta a un cumulo di macerie, gli sfollamenti di massa dalla Striscia ridotta a pochi chilometri quadrati, le condizioni disumane inflitte ai palestinesi, per “Difendere l’indipendenza di Israele”.

Cosa giustifica la condanna di genocidio, nella definizione del dizionario Treccani: ‘genocìdio = grave crimine, di cui possono rendersi colpevoli singoli individui oppure organismi statali, consistente nella metodica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso, compiuta attraverso lo sterminio degli individui, la dissociazione e dispersione dei gruppi familiari…lo scardinamento di tutte le istituzioni sociali, politiche, religiose, culturali..’. Manca qualcosa per accusare Netanyau di genocidio?  Liliana Segre dichiara: “Accusare Israele di genocidio è una bestemmia” e Biden, evidentemente preoccupato per possibili contraccolpi interni della ricca e influente comunità ebraica (per il 50% sono ebrei i miliardari americani) commenta con un “Non è genicidio” la richiesta di mandati d’arresto della Corte Penale Internazionale per Netanya e Gallant, suo estremista ministro della Difes, estesi a Sinwar, numero uno di Hamas e ad altri esponenti del terrorismo. Chi nega il tremendo parallelo tra il raid terrorista del 7 ottobre e l’occasione colta al volo da Netanyau per completare la spietata aggressione di Gaza, non riflette sulla contestazione interna degli israeliani democratici, ignora la condanna di mezzo mondo per la barbarie della vendetta che mira alla scomparsa della Palestina, finge di non vedere le manifestazioni oceaniche  ‘contro’ del mondo occidentale, attribuisce a gruppi eversivi la solidarietà giovanile degli studenti ai palestinesi, definisce ‘vergognoso’ l’accostamento al leader Hamas  di Netanyau, che per non smentirsi minaccia di portare a termine l’annientamento della Palestina, la vendetta apocalittica che provocherà altre vittime, distruzioni, altri crimini di guerra.

Amnesty International: “Le forze israeliane continuano a ignorare il diritto internazionale umanitario, cancellando famiglie intere nella completa impunità[S1] . Contraddicono le autorità di Israele, secondo le quali le loro forze prendono maggiori precauzioni per ridurre al minimo i danni ai civili. In tutti gli attacchi, non è stata trovata alcuna indicazione che gli edifici colpiti potessero essere considerati i obiettivi militari. Si tratta di azioni dirette contro civili e obiettivi civili, di crimini di guerra”. La giurista Francesca Albanese, relatrice Onu per i diritti umani del popolo palestinese:“Ci sono fondati motivi per ritenere che sia stata raggiunta la soglia del crimine di genocidio” e invita gli Stati membri a un embargo immediato delle  sulle armi per Israele,  ad adottare sanzioni per imporre un cessate il fuoco e inviare una presenza internazionale per proteggere i Territori palestinesi occupati. Nel rapporto, dati impressionanti: oltre 30.000 morti, 12.000 dispersi (sotto le macerie) e 71.000 feriti gravi. “L’offensiva israeliana si caratterizza anche per le sofferenze inflitte ai bambini”, rivela l’intento di distruggere fisicamente i palestinesi.


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