ORFEO CACCIA GILETTI DALLA RAI / C’E’ LO ZAMPINO DI ‘O MINISTRO POMICINO…

E’ giallo Giletti in Rai. Cacciato dal neo direttore Mario Orfeo? Epurato dall’editto Orfeo? Costretto ad andarsene? O cosa altro? A Viale Mazzini rimbalzano le risposte e interpretazioni più varie ma una sta man mano prendendo corpo. Si tratta – secondo radio Rai – di una vendetta trasversale. Il popolarissimo conduttore e ideatore de L’Arena, infatti, sarebbe stato sacrificato non sull’altare dell’audience, che andava benissimo, ma di un pesantissimo scambio di accuse che esattamente quattro mesi fa vide in scena – per molti in sceneggiata – Massimo Giletti e Paolo Cirino Pomicino.

Battute al vetriolo che a quanto pare hanno lasciato il segno nel vendicativo ‘O Ministro che avrebbe al momento opportuno chiesto la sua testa al fresco direttore Rai, Orfeo, storico amico di Pomicino e nipote prediletto del suo uomo ovunque, il faccendiere Vincenzo Maria Greco. Ma riavvolgiamo il nastro e partiamo proprio da quella singolar tenzone.

 

NEL SALOTTO DI MYRTA

Myrta Merlino. In apertura da sinistra Mario Orfeo, Massimo Giletti e Paolo Cirino Pomicino

Myrta Merlino. In apertura da sinistra Mario Orfeo, Massimo Giletti e Paolo Cirino Pomicino

29 marzo. Nel salotto di Myrta Merlino, L’Aria che tira, si parla di vitalizi e soprattutto della battaglia che i grillini hanno appena cominciato. Ecco un report di agenzia: “Il 15 settembre scatterà la pensione per i parlamentari e da giorni i grillini sono sul piede di guerra per evitare che altri seicento parlamentari godano del vitalizio”.

Prosegue il take: “A L’Aria che tira, questa mattina, si è parlato proprio dei seicento parlamentari in attesa del vitalizio. Un argomento che ha scatenato lo scontro tra Cirino Pomicino e Giletti. L’ex ministro ha ricordato quando, a Domenica In, il giornalista era andato a dire che gli italiani pagavano, da più di vent’anni, la sua scorta. ‘Giletti non ebbe i cosiddetti per ammettere che la notizia era falsa – racconta l’ex Dc – e così toccò a Mara Venier. Questo è Massimo Giletti che guadagna 42 mila euro al mese’. Myrta Merlino l’ha subito stoppato: ‘Giletti è stato uno dei pochissimi conduttori in Rai che ha detto quanto guadagna pubblicamente. Per cui non credo che si possano fare illazioni su quanto guadagna’. Poi, quando gli animi sembravano essere tornati più quieti, ecco Giletti andare all’attacco: ‘Se per lei è normale pigliare 5 miliardi di tangente…’. Un’accusa che Paolo Cirino Pomicino rispedisce al mittente: ‘Se vuole fare questo tipo di discorso, quello che ho detto a Di Pietro lo dirò a lei’”.

Ecco lo scazzo, battuta per battuta. Ma sorgono subito alcune domande.

 

CHE CI AZZECCA DI PIETRO ?

Partiamo dalla coda velenosa. Che ci azzecca Antonio Di Pietro? Forse ‘O Ministro si riferisce al mai chiarito, misterioso colloquio avvenuto al capezzale dell’ex titolare del Bilancio, in preda ad una delle sue consuete crisi cardiache? Pochi lo ricordano, ma Pomicino venne inquisito dal solitamente inflessibile pm di ferro, Di Pietro, all’epoca alla guida del pool di Milano acchiappatangentisti. In mondo insolitamente “morbido”, ricordano i cronisti milanesi di allora, paragonando il trattamento in guanti bianchi riservato a ‘O Ministro a quello tenuto con “l’uomo a un passo da Dio”, Pierfrancesco Pacini Battaglia, l’uomo della maxi tangente Enimont, la stessa nella quale è incappato Pomicino.

Come mai Pacini Battaglia non s’è fatto neanche un giorno di galera ed è volato via libero e bello con tutti i suoi segreti da novanta? Quale miracolo di San Gennaro è accaduto? E cosa avrà mai raccontato ‘O Ministro al suo pm, Di Pietro, improvvisamente chiamato dopo un intervento di bypass? Quali ‘rivelazioni’ o ‘confessioni’ gli avrà mai fatto? Mistero.

Un mistero che continua ancora oggi, vista la fresca ‘rimembranza’ – durante lo scontro con Giletti – fatta da ‘O Ministro.

Antonio Di Pietro

Antonio Di Pietro

Un’altra agenzia, comunque, riporta la frase bollente di Giletti in maniera più articolata, e con qualche variazione sul tema. “Ho

Pierfrancesco Pacini Battaglia

Pierfrancesco Pacini Battaglia

dichiarato il mio compenso e sono pronto a rifarlo – le parole del noto conduttore ormai ex Rai – capisco che dire la verità fa male, onorevole, se per lei prendere 5 miliardi di tangenti come finanziamento illecito ai partiti, va bene. Ma era regolare fare questo?”.

Con ogni probabilità se l’è legata al dito, Pomicino. Vendicativo e cattolico, doppio al punto giusto, visto che proprio negli stessi giorni ringrazia pubblicamente un cittadino di Vicenza per il cuore che gli donò esattamente dieci anni fa. “Il suo cuore – racconta con commozione in una cronaca vicentina – batte forte e vigoroso nel mio petto. La sua vita perduta mi permette di vivere la mia”.

Ma torniamo al ‘licenziamento’ di Giletti, che con ogni probabilità passa proprio a La 7, la rete che ospita appunto il programma di Myrta Merlino, la quale – da giovinetta – ha battuto i suoi primi pezzi glamour sulle colonne del mensile pomiciniano Itinerario, diretto da Antonio Galdo, factotum all’epoca – parliamo della metà, fine anni ’80 – Mario Orfeo.

Detto culo di pietra dai colleghi per le doti di stakanovista al desk, Orfeo ha infatti mosso i suoi primi passi redazionali nel salotto buono dell’editoria made in Tangentopoli, quel patinato Itinerario foraggiato da 2 miliardi di pubblicità di enti pubblici (allora Pomicino era prima presidente della commissione Bilancio e poi titolare dello stesso dicastero) e da generosissime ‘donazioni’ – sotto forma di ‘abbonamento sostenitore’ – degli amici mattonari di ‘O Ministro, compreso il re del grano Franco Ambrosio.

 

LE IMPRESE DEI MISTERI…

Poi il decollo di Orfeo, che passa per le redazioni di Napoli notte e quindi quella romana griffata Repubblica, per iniziare la cavalcata nelle ricche praterie targate Caltagirone, dal Mattino al Messaggero, poi l’approdo in Rai. Dove lo segue il fido Genny Sangiuliano, ora numero due al Tg 1 e per anni portaborse di Sua Sanità Francesco De Lorenzo.

Italo Bocchino

Italo Bocchino

Ma c’è un altro asso nella manica nella carriera di Orfeo: non solo ‘O Ministro ma anche ‘O Zio, al secolo Vincenzo Maria Greco, l’uomo ovunque di Pomicino dal dopo terremoto in poi, passando per i grandi business dell’Alta velocità, vuoi a bordo della storica Icla, oppure di Impresa spa che ne ha assunto l’eredità (e interessata alla realizzazione del tram veloce di Firenze fortemente voluto dall’allora sindaco Matteo Renzi).

Un anno e mezzo fa finita in crac, Impresa, portando il suo socio occulto (ma presente attraverso i rampolli, Ludovico e Maria Grazia Greco) in galera, così come gli era successo per le avventurose imprese di un’altra sigla editoriale, E Polis, passata dal controllo del suo fondatore Nicki Grauso a Marcello Dell’Utri e poi a quello del tandem formato da Greco e da Italo Bocchino, l’ex portavoce di Gianfranco Fini ora alla corte del re dei Global Service, Alfredo Romeo, l’uomo dello scandalo Consip.

I nomi di Greco e Bocchino sono inscindibilmente legati in svariate inprese editoriali, mattonare e finanziarie: Dio li fa e poi li accoppia.

 

… E IL CIRCORFEO

E quando è scoppiato lo scandalo di Impresa, un crac miliardario, una piccola Tangentopoli riveduta e scientificamente corretta, pensate che i media di casa nostra ne abbiano dato notizia? Che i Tg nazionali si siamo fatti in quattro per raccontare lo scandolo? Niente. Il silenzo più assoluto.

Per non turbare i sonni del nipotino eccellente di Greco, Mario Orfeo.

E con il caso Giletti è sempre CircOrfeo

 

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