CASO RAINERI IN CAMPIDOGLIO / LE MARGHERITE DA 193.000 EURO

Sulla nomina di Carla Romana Raineri, ex consigliere di Corte d’Appello a Milano e ora capo di Gabinetto al Campidoglio e sulle successive interviste, interviene il magistrato Antonio Esposito, per anni presidente della seconda sezione penale della Corte di Cassazione.

Il magistrato Antonio Esposito. In apertura Carla Romana Raineri

Il magistrato Antonio Esposito. In apertura Carla Romana Raineri

L’ennesimo incarico “politico” ad un magistrato ha suscitato una nuova ondata di polemiche. Si tratta della nomina di Carla Romana Raineri, consigliere della Corte di Appello di Milano a capo Gabinetto del Sindaco di Roma, con un compenso annuo (lordo) di 193.000 euro, che ha scatenato una tempesta politica.

La Raineri è un consigliere della Corte di Appello di Milano che da molto tempo svolge le sue funzioni presso una sezione civile. Ha partecipato al concorso per la nomina a presidente (e non a Presidente della Corte di Appello) di sezione e, non avendo ottenuto, per motivi di calendarizzazione, la nomina nei tempi da lei sperati, ha mosso nei confronti del CSM critiche definite “gravi e inaccettabili” dal vicepresidente Legnini il quale ha precisato che “la censura su un rinvio disposto all’unanimità dal Plenum è frutto di una non conoscenza delle procedure consiliari”. A seguito di ciò, la Raineri ha “rinunciato alla sua presidenza”, ha accettato l’incarico di capo Gabinetto del Sindaco di Roma e ha, nel contempo, chiesto ed ottenuto dal CSM – (che ha deliberato con 15 voti favorevoli, 5 contrari e 3 astenuti) – di essere collocata in aspettativa senza assegni, non senza ringraziare “la Sindaca per il prestigioso incarico”, e, “soprattutto, per avermi attesa così a lungo, sopportando stoicamente le ostilità dei suoi avversari politici e della stampa”, aggiungendo: “ho infatti ritenuto non più differibile, in questo delicato e difficile momento storico, rispondere all’appello della Sindaca e, pertanto, proseguire nel mio impegno istituzionale, con l’intento di contribuire alla rinascita della capitale del Paese”.

Ora – al di là della tempesta politica che ha investito la giunta capitolina per l’importo del compenso attribuito alla magistrata in aspettativa – quello che più sorprende, nella vicenda in questione, è il profluvio di puntigliose esternazioni rilasciate, a tutto campo, dalla Raineri a numerosi organi di stampa: “lo non guadagno tanto, la differenza con il mio stipendio precedente è di 1.000 euro al mese, e con quei soldi devo pagare i viaggi per Milano dove risiede la mia famiglia e l’albergo a Roma. lo sono un magistrato, guadagnavo 170 mila euro, ora sono 21 mila in più, al netto la metà, ovvero circa mille euro al mese con cui pago anche l’alloggio a Roma. lo lavoro dalle 7 alle 24 tutti i giorni, non vedo la mia famiglia, faccio una vita complicata. Io non raccolgo margherite, a fare il mio lavoro non ci può essere chiunque. Certo possono risparmiare, vanno alla stazione Termini e prendono una persona qualsiasi” (così a “Il Corriere della Sera”).

“Ma secondo lei a tre anni dalla pensione mi trasferisco a Roma per rimetterci? Così i contributi si abbassano. Se uno vuole prendere un capo di gabinetto che costa meno può prendere, mio figlio: guadagna 1.500 euro al mese; vogliamo parlare delle ferie? Quest’anno non ho fatto vacanze, mi prenderò giusto il giorno di ferragosto, e vorrebbero pure che ci rimettessi? Siamo matti?” (così al “Messaggero”).

“Ho diritto a 193.000 euro in quanto sono giudice. Sono a 600 chilometri da casa, entro alle 7 del mattino in Comune ed esco a mezzanotte ogni singolo giorno. A lavorare gratis non sarei mai andata …. Se la Sindaca Raggi ha deciso di volere al suo fianco un magistrato, lo (sic) pagherà il dovuto ….. le chiacchiere stanno a zero. Chi critica il mio stipendio, conduce una battaglia contro tutta la magistratura ….. ripeto, se qualcuno vuole combattere questa battaglia, allora vorrà dire che tutti i magistrati hanno stipendi d’oro. Dovrà vedersela con la ANM” (così a “La Repubblica”). Ciascuno valuterà tali torrenziali dichiarazioni nella maniera che riterrà più opportuna, ma una considerazione deve essere fatta: è davvero difficile rinvenire nelle critiche e nelle censure, scaturite dalla nomina e dallo stipendio (che la Raineri definisce “chiacchiere che sono a zero”), “la conduzione di una battaglia contro tutta la magistratura”, così come non è dato comprende perché chi ha sollevato tali critiche “dovrebbe vedersela con la ANM” (!!).

Invero, le critiche riguardano la retribuzione non di un magistrato ma di un capo-Gabinetto al quale, si ritiene, sia stato riconosciuto un compenso molto alto e di gran lunga superiore a quelli corrisposti per il medesimo incarico negli altri comuni di pari dimensione e importanza (Milano, Napoli, Torino, ecc.). Quindi, non c’entrano per nulla né gli stipendi dei magistrati né, ancor più, l’ ANM. (con la quale “doversela vedere”). Del resto, non è detto che un capo-Gabinetto (magistrato in aspettativa) debba pretendere il medesimo compenso che il legislatore ha previsto per ben diverse e più delicate funzioni ritenute, per la loro peculiarità (disporre della libertà e dei beni delle persone, giudicare i propri simili, ecc.), meritevoli di adeguata retribuzione.

Ancora più sorprendenti sono le ulteriori affermazioni circa il ruolo e le funzioni da svolgere. Dopo essersi autodefinita “il braccio armato di Tronca”, ed aver assimilato il suo ruolo, “fatte le debite proporzioni”, a quello di Raffaele Cantone, ha dichiarato: “Sono qui per contrastare la illegalità diffusa che a Roma si è palesata negli ultimi anni. Io sono un presidio di legalità interno a Palazzo Senatorio”; affermazioni che si ricollegano a quelle precedentemente dette: “ho infatti ritenuto non più differibile, in questo delicato e difficile momento storico, rispondere all’appello della Sindaca e, pertanto, proseguire nel mio impegno istituzionale, con l’intento di contribuire alla rinascita della capitale del Paese”.

Sembra quasi che venga evocato uno scenario simile a quello: “Roma è in pericolo; Annibale è alle porte” con il Senato che conferisce i pieni poteri al “conductor”. La realtà è, invece, molto diversa poiché il ruolo di capo-gabinetto di un sindaco – definito da alcuni componenti il CSM “intriso di politicità” – è quello di un burocrate (in posizione subalterna al politico, e non è una bella immagine per un magistrato), che ha – come si legge nel provvedimento di incarico – “il compito di coadiuvare il capo dell’amministrazione nell’esercizio delle funzioni attribuitegli dalla Legge, dalla Statuto e dai Regolamenti e le cui funzioni consistono nel supportare il capo dell’amministrazione nell’esercizio delle sue prerogative politico-istituzionali”.

Pertanto, non è dato sapere da chi il magistrato civilista abbia ricevuto “nel delicato e decisivo momento storico” la “salvifica” investitura di “contrastare l’illegalità diffusa” e di erigersi a “presidio di legalità all’interno del Palazzo Senatorio”.

Forse è giunto il momento che i magistrati facciano (solo) i magistrati con divieto assoluto di accettare – salvo la ipotesi di dimissioni, non essendo sufficiente mettersi in aspettativa – incarichi “politici”, i quali danno sistematicamente origine a tempeste mediatiche e a improvvide esternazioni, spesso autoreferenziali.

 

 

 

 

 

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