ALLARME ROSSO / COOP IN CRAC E BUCHI MILIARDARI

Allarme rosso. Crolla in borsa il titolo Monte Paschi di Siena, con un clamoroso meno 11 per cento. E da brivido la catena di fallimenti che ormai sommerge mezzo mondo cooperativo ex rosso, gettando sul lastrico – nel più totale silenzio mediatico – migliaia e migliaia di risparmiatori: un crac che supera di parecchio quello dei 4 istituti di credito pirata, capitanati da Banca Etruria. Intanto il colosso di polizze & credito, Unipol, festeggia i suoi “trionfi” assicurativi e punta ad aggregare, sotto il suo protettivo ombrello, le banche popolari in stato comatoso. Mentre mamma Lega della Cooperative festeggia il matrimonio con il rivale di una vita, il colosso bianco Confcooperative: e nasce in questi giorni la Grande “Alleanza”.

Schermata 2016-01-12 alle 20.22.07Ma procediamo con ordine in una giungla di manovre, intrecci & affari dove la fa da padrone – in perfetto spirito pre capitalistico, regole e trasparenza allegramente bypassate, tante operazioni border line – quella che un tempo ormai lontano pareva il presidio di un’economia alternativa e solidale, capace di avere come stella polare l’equità sociale: la cooperazione rossa. Un tesoro di credibilità ormai al vento, spazzato via dalle bufere dei Grandi Appalti, dall’Alta Velocità a Expo, Mose e maxi lavori proseguendo, fino a Mafia Capitale, con la Buzzi band (e le sue imprese affiliate al Consorzio Nazionale Servizi) e gli appalti via Casalesi targati CPL Concordia. Fino alle spericolate manovre di casa Unipol, partite dalla tentata scalata di Antonveneta (quando i compagni-compari gioivano al telefono: “ci facciamo la banca”) passando per l’incorporazione delle patate bollenti dell’ex super chiacchierato impero Ligresti.

Partiamo dai buchi rossi, densi di misteri neri come la pece. E cominciamo il viaggio dalle coop che stanno fallendo a catena, un rosario di crac lungo tutta la penisola, epicentri nel nordest e nel bastione emiliano-romagnolo. Osserva un operatore economico che da anni lavora a Udine: “E’ come se stesse fallendo una banca di dimensioni medio grandi alla quale hanno affidato i propri risparmi circa 1 milione e 300 mila risparmiatori, per un totale di una quindicina di miliardi di euro, non noccioline, attraverso un sistema che si basa sulla fiducia, e in soldoni su libretti e azioni: il tutto, però, senza alcuna vigilanza e controllo, come accade per le banche”. O dovrebbe accadere, visti i maxi flop di Bankitalia e Consob nella fresca vicenda dei quattro istituti di credito. Comunque, quando non esiste neanche un controllo formale, eccoci all’assalto alla diligenza.

Deborah Serracchiani

Deborah Serracchiani

Cominciamo proprio dal Friuli, dove c’è subito da registrare una totale assenza da parte dei vertici regionali, con un presidente, Deborah Serracchiani, più impegnata sulle orme del premier Renzi che a seguire le sorti del suo territorio. In crac due storiche sigle, Coop Carnica e Cooperative Operaie, buco complessivo da 130 milioni di euro, nella disperazione 20 mila soci, in prevalenza pensionati, a rischio 700 posti di lavoro. Sotto inchiesta, a Trieste, i vertici di Coop Operaie, a cominciare dal presidente, Livio Marchetti. Sotto i riflettori, in particolare, le acrobazie che per un po’ hanno permesso di coprire il buco. In che modo? Da perfetti pirati della finanza, ossia vendendo fittiziamente a se stessi, attraverso i soliti giri societari, immobili, in modo da coprire, con le somme taroccate inserite nel bilancio come attivo, le voragini che si stavano aprendo. Zitti i revisori dei conti, incaricati da Lega Coop di verificare l’andamento dei bilanci; muta la Regione, tenuta per legge (la normativa è del 2007) a vigilare.

 

C’ERA UNA VOLTA LA POLETTI COOP VALLEY

Scendiamo a Ferrara. Dove il buco che fa segnare nei suoi conti la CMR di Filo d’Argenta è da “appena” 100 milioni. Lontani i mitici tempi di Giovanni Donigaglia, in sella alla sua (ma anche di “tanti”, come cantilena lo stucchevole promo di Conad) Coopcostruttori. La cruda realtà di oggi parla di 21 capi d’imputazione a carico dei suoi vertici (una dozzina di “personaggetti”), con la ciliegina della bancarotta fraudolente e annesse svendite di beni sociali ad amici & parenti quando già le acque erano agitate.

Profondo rosso, che supera i 450 milioni, anche a Imola, dove la storica CESI è in liquidazione coatta, a rischio 400 posti di lavoro mentre sta per volatilizzarsi il capitale dei soci, 9 milioni di euro: i tre quarti del buco sono stati scavati dagli ultimi investimenti non proprio “azzeccati”, due ipermercati, il “Parma Retail” e il “Soratte Outlet” di Sant’Oreste, in provincia di Roma.

Bufere e mattone in crisi anche nel ravennate, dove la ITER di Lugo è in concordato preventivo e i suoi 250 lavoratori in cassa integrazione; in concordato anche la 3Elle di Imola, mentre la Coop Ceramica ha 550 addetti in esubero. Commenta un sindacalista che ne ha viste tante: “ma mai come adesso, eppure per il premier stiamo uscendo dalla crisi”. E aggiunge: “ma non gli dice niente il suo ministro Giuliano Poletti, l’ex presidente della Lega che per anni ha visto ‘crescere’ la sua Coop Valley imolese, e che ora affonda con migliaia di posti persi dall’edilizia alla ceramica?”. Ma si sa, siamo usciti dal tunnel e ‘o pil tira, anche se a botte dello 0,1 per cento…

Vasco Errani

Vasco Errani

Ma eccoci ai crac più pesanti, a Reggio Emilia e Bologna. Alla reggiana Coopsette piangono lacrime amare risparmiatori (anche stavolta soprattutto pensionati) e soci che vedono andare in fumo le fatiche di una vita, nel più assordante – val la penna di ribadirlo – silenzio dei media: buco che supera gli 800 milioni, 550 addetti in via di cassa integrazione, a fortissimo rischio chiusura una sfilza di cantieri e, soprattutto, quello appena aperto per realizzare il grattacielo che dovrà ospitare la Regione Piemonte. Dalle spericolate imprese del manager rosso Fabrizio Davoli, al timone di Coopsette, a quelle di Luigi Passuti, in sella alla Coop Costruzioni di Bologna, il passo è breve: e sempre lastricato di buchi. A niente serve il soccorso della cassa targata Lega, ossia la finanziaria Fi.bo.: anche il salvagente da 40 milioni di euro viene inghiottito e sparisce nel nulla. A spasso per le vie di Bologna i quasi 400 dipendenti, mentre scatta l’inchiesta giudiziaria per bancarotta.

Last but not least la romagnola “Terremerse”, salita alla ribalta delle cronache un paio d’anni fa per i finanziamenti allegri concessi dalla Regione Emilia presieduta dal Pd Vasco Errani alla coop guidata dal fratello Giovanni Errani. Prestiti “rossi”.

Le tempeste, comunque, rischiano di arrivare anche in Toscana e Umbria, dove i bastioni rossi di Unicoop Tirreno e Coop Centro Italia – che vantano complessivamente oltre 200 mila soci e 1 miliardo e mezzo di fondi sottoscritti dai soliti risparmiatori a occhi chiusi – stanno entrando in fibrillazione. Mettono in allarme alcuni esperti: “hanno abbondantemente superato le soglie di sottoscrizioni, che non dovrebbero mai oltrepassare il triplo del patrimonio. E Unicoop Tirreno è arrivata ad un rapporto di 1 a 6, a forte rischio. Ma nessuno fino ad oggi ha sollevato obiezioni…”. Né alzato un dito.

Tornando per un istante in terre emiliane, fra gli sterpi spunta un germoglio, che in teoria dovrebbe raccogliere quel che resta di buono tra le macerie, mettendo insieme i cocci di svariate coop mattonare, dalla CMR di Reggiolo, alla CDC di Modena. Si chiama “Sicrea” e al suo primo anno – fanno notare i promotori – mostra buone performance e ottimi auspici, con un fatturato che sfiora i 90 milioni di euro.

“Una rondine che non fa primavera”, commentano in parecchi, secondo i quali dallo tsunami è quasi impossibile riprendersi. A consolidare le sue posizioni, fino ad oggi, solo il colosso delle costruzioni anche internazionali, la CMC di Ravenna; resistono ma arretrano – perdendo mercato e fatturato – la CMB di Modena e Unieco.

Nonostante la profondissima crisi, comunque, in casa Lega è tempo di matrimoni, e di maxi “Alleanze”. Fastoso quello, annunciato da un anno e a gennaio ufficiale (per entrare in piena operatività nel 2017), che vede nascere la nuova “Alleanza” fra le tre centrali cooperative, la “rossa” Lega, la “bianca” Confcooperative e la “laica” Associazione generale cooperative italiane: nessuna barriera più, nessuno steccato ideologico, un ottimo minestrone primavera e ampie praterie da pascolare. E grandi numeri nel corredo di casa: 42 mila imprese associate, 12 milioni di soci, 1 milione e mezzo di occupati, 140 miliardi di fatturato: una bella fetta della economia – e dell’occupazione – di casa nostra

Paolo Cattabiani

Paolo Cattabiani

Altrettanto pompose le nozze fra i tre big della distribuzione targata Lega coop (il vero tesoro di casa, insieme ad alcuni tasselli dell’agroalimentare, come Granarolo), e cioè tra Adriatica (con il presidente Adriano Turrini che sarà numero uno e responsabile dei servizi centrali della nuova creatura a tre teste), Estense (il suo vertice Massimo Ferrara si occuperà di “gestione caratteristica”), e Nordest (con il suo capo Paolo Cattabiani a sovrintendere su Finanza e Sviluppo). Sarà un’altra super alleanza, stavolta “Coop Alleanza 3.0”: un vero colosso, stavolta, capace di avere in pancia un gustoso 13,3 per cento del capitale di Eatitaly Distribuzione del guru della nuova linea renziana pret a porter, Loris Farinetti; e soprattutto un succulento 20 per cento di big Unipol.

 

UNIPOL SUPERSTAR

Ed eccoci, dunque, a celebrare i fasti della Regina assoluta di Assicurazioni & Banche (in rigoroso ordine di peso specifico). Fresche di cronaca le ultime sul fronte creditizio, dove Unipol Banca a quanto pare sta per scendere in campo per “salvare” quel che resta di Carife e Nuova Banca Marche, dopo le spoliazioni dei Bankster che hanno portato sul lastrico migliaia di risparmiatori, ora sbeffeggiati anche dal governo (“molti di loro dovevano sapere i rischi di certe operazioni”, osserva lady Boschi davanti a una sbigottita Lilli Gruber nell’Otto e mezzo dell’11 gennaio).

Schermata 2016-01-12 alle 20.23.37Commentano a piazza Affari: “l’operazione di Unipol rientra in una più ampia strategia di breve periodo attraverso cui intende aggregare intorno a sé un forte numero di banche popolari, dando vita ad una super fusione: in pratica compra cedendo le sue stesse azioni”. Strategia non facile ma percorribile, in gergo denominata “merger” (una sorta di leveraged buy out in campo mattonar-finanziario). “A medio periodo invece – commentano ancora a Milano – la strategia Unipol punta tutto sulle polizze, per consolidare la supremazia in tutti i rami e non solo nei danni dove oggi è già primatista. Quindi Banca Unipol potrà diventare una ottima pedina di scambio per generare un mare di liquidità”.

E viaggiano col vento in poppa le due pedine strategiche nella galassia della finanza “rossa”, ossia Unipol Gruppo Finanziario – al timone il rampante amministrare delegato Carlo Cimbri, affiancato dal presidente Pierluigi Stefanini – e UnipolSai, nata dalla fusione con il gruppo dell’ex finanziere siciliano Ligresti e oggi guidata da Fabio Cerchiai. Indicatori alle stelle in borsa: i titoli salgono, fanno il pieno di “acquisti” e doppiano le performance addirittura di Generali. E volano le note del rating, la cui eco arriva perfino in Cina, dove l’agenzia gialla Dagong ha assegnato alla nostra portabandiera di polizze la bellezza di un BBB+, giudizio che supera di due gradini quello attribuito addirittura al nostro Paese. E per festeggiare manca solo lo campagne: stavolta

Carlo Cimbri

Carlo Cimbri

addirittura benedetto, di origine vaticana. E’ proprio UnipolSai il “main supporter”, il braccio destro della Santa Sede, per le polizze assicurative e sanitarie del Giubileo, avendo firmato a novembre lo storico accordo con il “Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione” presieduto da monsignor Rino Fisichella. E proprio come partner del Vaticano, la regina delle assicurazioni di casa nostra mette in vendita due comode polizze. E fa concorrenza anche al governo, visto che una delle due è una vera e propria alternativa ai 50 euro di “contributo volontario” che l’esecutivo ha deciso di chiedere ai pellegrini extraeuropei per poter contare su eventuali cure mediche nei presidi sanitari romani. Alla salute!

E chiudiamo da dove avevamo cominciato, con un’altra star (cadente) del credito, il “rosso” (sempre più pallido) Monte dei Paschi di Siena. Alle prese con una serie di macigni da non poco. A cominciare dal crollo in Borsa del 12 gennaio, un tonfo da 11 punti, dovuto a vendite massicce del titolo. Lo start – secondo le analisi più attendibili – è venuto da Big Pactual, la sigla che fa capo al finanziere d’assalto carioca Andrè Esteves, finito in galera per lo scandalo Petrobras che sta gettando lo scompiglio in Brasile. Circa un anno fa Pactual compra il 2 per cento delle azioni Monte Paschi, una piccola scalata che però si interrompe qualche mese fa – bufere in vista – con la cessione dell’1 per cento. Un mese fa l’arresto di Esteves, e la sua Big cerca di correre ai ripari per far cassa, vendendo ora le sue azioni. Bufere nella bufera dove s’è tuffato da tempo MPS, che per rappezzare le sue voragini ha potuto comunque contare non solo su capitali certo non cristallini, come quelli targati Esteves, ma anche sui larghi e allegri cordoni delle casse italiane, con un maxi prestito da 4 miliardi di euro quando l’esecutivo di speedy Renzi non trova il becco d’un quattrino per i risparmiatori che hanno perso i soldi di una vita.

Da un tonfo all’altro, da un giallo all’altro. E ci voleva solo la tenacia di una moglie e l’evidenza di una perizia tecnica per costringere la procura di Siena a riaprire il caso – subito etichettato dagli inquirenti come “suicidio” – del volo di David Rossi, l’ex capo della comunicazione al Monte dei Paschi, dall’ultimo piano del quartiere generale Mps a Siena. Proprio il giorno prima della verbalizzazione davanti ai magistrati che indagavano su buchi (rossi e neri, anche stavolta) e affari poco chiari. Una verbalizzazione che aveva sollecitato lui stesso. E che non avrebbe mai dovuto rendere. Chi tocca certi fili, si sa, finisce per volare…

 

Nel fotomontaggio di apertura il ministro Giuliano Poletti

 

Per approfondire:

 

MIRACOLI & MISTERI DI CASA UNIPOL / STRATOSFERICI UTILI E MAXI TAGLI OCCUPAZIONALI…

9 novembre 2015

 

I GRANDI AFFARI DELLE COOP ROSSE, DELLA FRESCA ALLEANZA 3.0 E DEL COLOSSO DI POLIZZE & ALBERGHI, UNIPOL

7 ottobre 2015

 

GLI SCOGLI D’ISCHIA DI CPL CONCORDIA

4 aprile 2015

Un commento su “ALLARME ROSSO / COOP IN CRAC E BUCHI MILIARDARI”

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