ELON MUSK / COL SUO ‘TWITTER’ SVELA I  ‘DIRTY BUSINESS’  DI HUNTER BIDEN

Ecco Urricane Musk sulla Casa Bianca!

Lo sbarco sul pianeta ‘Twitter’ del multimiliardario e padrone di ‘Tesla’, Elon Musk, sta portando ad un autentico tsunami, visto quanto succede negli Usa, dove ne cominciano ad uscire di tutti i colori circa i tentativi dell’establishment a stelle e strisce di ‘censurare’ e ‘oscurare’ sui social media (Twitter, Facebookin pole position) contenuti scomodi e soprattutto molto pericolosi per alcuni vip.

A cominciare da Hunter Biden, protagonista di ‘dirty business’ come li ha definiti una reporter investigativa americana, Miranda Devine, autrice un anno fa di un vero e proprio libro-bomba, un autentico j’accuse, “Laptop to the Hell” che sta per “Dischetto verso l’Inferno”, ossia il floppy disk incredibilmente dimenticato da Hunter e finito in mano all’FBI, contenente dati, documenti & materiali che più bollenti non si può: dagli affari in Ucraina a quelli in Cina, tanto per citare i due casi più clamorosi di cui la ‘Voce’ ha spesso scritto (potete leggere alcuni articoli cliccando sui link in basso).

Joe Biden col figlio Hunter

Pochi sanno, in Italia, che il rampollo presidenziale è entrato a far parte – pur non avendo alcuna conoscenza in campo energetico – nel board di ‘Burisma’, il colosso ucraino proprio in campo energetico, l’equivalente del nostro ENI, e lautamente stipendiato. E pochi sanno delle frequentazioni più che ‘border line’ con faccendieri cinesi con i quali ha fatto altri business, proprio quando la Cina era, ufficialmente, il grande nemico economico degli Usa.

Ma torniamo a bomba. E alla vera e proprio bomba mediatica scatenata da Elon Musk, il quale, con ogni probabilità per ‘lanciare’ il suo Twitter, l’ha pensata in grande. Ha annunciato con una serie di post un’ora prima ai followers (che sono subito diventati milioni) lo scoop realizzato da un reporter free lance, Matt Taibbi, che collabora alla rivista ‘Rolling Stones’.

In sostanza, Taibbi ha raccontato un vero e proprio ‘thriller’: quello sulle acrobazie finanziarie e non solo di Hunter Biden, oscurate da tutti i media su pressione della Casa Bianca, proprio a tre mesi dalle elezioni presidenziali che vedevano il papà Joe fronteggiarsi con Donald Trump.

Figurarsi cosa sarebbe successo!

Solo il ‘New York Post’ (considerato negli Usa un organo d’informazione scandalistico) riuscì a rompere quella cortina censoria, pubblicando alcuni stralci dei file bollenti. Ma la story   rimase lì, non venne amplificata dagli altri media, sempre genuflessi, negli ultimi anni soprattutto davanti ai (sic) democratici; ma soprattutto venne oscurata da tutti i social.

Anthony Fauci

Ora il tandem Musk-Taibbi riprende la story e ridà fuoco alle polveri. In un momento particolarmente delicato: perché proprio in questi giorni due coraggiosi procuratori federali (Eric Schmitt del Missouri e Jeff Landry della Louisiana), hanno aperto una inchiesta al calor bianco proprio sui pesantissimi condizionamenti e sulle pressioni censorie dei vertici della Casa Bianca, in particolare sulla gestione governativa della pandemia, ma non solo. E sono già cominciati i primi interrogatori di pezzi da novanta dell’establishment, tra cui Anthony Fauci che ha verbalizzato per ben 7 ore: e domani ne scriveremo. E ha verbalizzato anche un importante agente dell’FBI, Elvis Chan, che presta servizio a San Francisco e quindi ha ‘competenza’ sulla ‘Silicon Valley’, la terra di Big Tech.

Ecco cosa descrive ‘Fox News’: “Durante la deposizione, Chan ha dichiarato che, insieme alla Task Force per l’influenza straniera dell’Fbi e ad alti funzionari dell’Agenzia per la Sicurezza informatica e delle infrastrutture, ha avuto incontri settimanali

con le principali società di social media per mettere in guardia dai tentativi di disinformazione russa in vista delle elezioni del 2020”.

E viene aggiunto: “La causa accusa funzionari governativi di alto livello di collaborare con le grandi aziende di social media ‘con il pretesto di combattere la disinformazione, e invece per ottenere una maggiore censura’”.

Chiaro?

Una delle mosche bianche nel nostro panorama (dis)informativo è l’agenzia ‘AGI’, che dà con rilievo la notizia. Così esordisce il report: “A tre settimane dalle elezioni presidenziali americane del 2020 Twitter svolse un ruolo di primo piano, oscurando lo scoop del ‘New York Post’ sulle email segrete di Hunter Biden, figlio del candidato democratico Joe Biden. E l’operazione potrebbe essere stata fatta, probabilmente, su richiesta del team della campagna di Biden, spingendo gli addetti ai controlli sui contenuti dei post a violare alcune regole interne”.

Continua AGI: “Il giornalista (Taibbi, ndr) parla di ‘racconto alla Frankenstein di un meccanismo costruito dagli umani ma sfuggito al controllo dei suoi stessi progettisti. Celebrità o sconosciuti – aggiunge – potevano essere rimossi o analizzati su richiesta di un partito politico’”.

E ancora: “Taibbi fa capire che lo stesso accadeva anche dalla campagna di Trump, ma documentarlo avrebbe un po’ smorzato l’impatto della storia di oggi. E il cuore di questa è lo scoop sul figlio di Biden che si dipana in più atti. Il 14 ottobre 2020 – scrive il giornalista – il ‘New York Post’ pubblicò la storia delle email segrete emerse dal computer abbandonato di Hunter Biden. Twitter – continua – intraprese passi eccezionali per sopprimere la storia e rimuovere i link. I tecnici della piattaforma avrebbero bloccato anche la trasmissione del link con l’articolo attraverso messaggio diretto, utilizzando una misura adottata solo in casi estremi, tipo i contenuti pedopornografici”.

“Ma la storia – conclude AGI – sembra solo alla prima puntata. Musk in nottata ha tenuto svegli i suoi più di 119 milioni di followers con un annuncio: ‘Sintonizzatevi domani per l’Episodio 2 di The Twitter Files”.

Siamo in attesa, vi faremo sapere presto.

Mariangela Zappia

Così come domani vi riveleremo cosa ha verbalizzato Anthony Fauci nelle 7 ore davanti ai giudici federali. Intanto, per consolarsi, il Super Virologo ha festeggiato i suoi 81 anni e il suo addio alle super consulenze presidenziali (“Ho lavorato con 7 presidenti”, ha esordito gonfiando il petto davanti ai genuflessi guests) con una gran cena organizzata dall’ambasciatrice italiana negli Usa, Mariangela Zappia, nella sua faraonica residenza, ‘Villa Firenze’. Cin cin.

 

 

 

LINK

 

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