COVID / C’E’ UN GIUDICE A WEIMER CHE CONDANNA IL “CATASTROFICO LOCKDOWN”

Esplosiva sentenza pronunciata dal giudice distrettuale del tribunale di Weimar, in Germania, in tema di pandemia.

Il verdetto mette sotto accusa il sistema politico tedesco, accusandolo per aver optato per un lockdown che sta mettendo letteralmente in ginocchio il Paese. “Una decisione catastroficamente sbagliata”, commenta Focus online.

Il tribunale di Weimar. Sopra e nell’altra foto, città tedesche deserte per il lockdown

C’era una volta un giudice a Berlino, si diceva ritualmente un tempo per ‘incorniciare’ il sempre difficoltoso accertamento della verità giudiziaria e rammentare, invece, le tante ingiustizie che costituiscono la regola.

Adesso quel giudice si trova a non troppi chilometri di distanza, sempre in Germania, e guarda caso alla procura di Weimar, un nome tragicamente noto per via nazista e ora – paradossalmente – simbolo di libertà.

Il togato, in carne ed ossa, si chiama Matthias Guericke ed ha firmato una sentenza di 19 pagine, un vero e proprio j’accuse contro il sistema politico del suo Paese, facilmente trasferibile alla grande parte dei paesi UE e agli Stati Uniti.

 

LA STORY DELLA “STORICA” SENTENZA

Ecco come nasce la vicenda. Un cittadino viene multato per aver violato il divieto di contatto vigente in Germania e per aver festeggiato il suo compleanno con una dozzina di parenti e amici, superando quindi di sei unità la soglia consentita dalla legge, o meglio dall’ordinanza allora in vigore nelle Turingia.

Tutto finisce a processo, ed il giudice unico, Guericke, passa al setaccio non solo tutta una serie di fatti medico-sanitari, ma anche vicende di carattere politico, economico e sociale.

Insomma, una sentenza che guarda tutta la situazione tedesca a 360 gradi.

In sostanza, dalla sentenza emerge che l’ordinanza sul coronavirus è incostituzionale e inaccettabile per una sfilza di ragioni.

La base del ragionamento poggia su un dato: l’elemento fondamentale per lo Stato di diritto è l’univocità della legge. Le leggi – scrive Guericke – non possono limitarsi ad emettere dei semplici ordini generici e favorire in tal modo l’interpretazione da parte delle autorità secondo il proprio piacimento e quindi in modo del tutto arbitrario. Perciò, in conformità con la legge sulla protezione dalle infezioni, “l’autorità competente adotta le misure di protezione necessarie”. Nel funzionamento normale, ciò significa che i soggetti contagiosi o presumibilmente contagiosi, possono essere isolati e/o i locali contaminati possono essere chiusi.

Ma la legge sulla protezione dalle infezioni non prevede – secondo il giudice del tribunale distrettuale di Weimar – un divieto generale di contatto che includa anche persone sane.

 

TUTTA LA SENTENZA, ACCUSA PER ACCUSA

Passiamo allora in rassegna i brani salienti della sentenza, che ci potranno chiarire non poche cose.

“Con il divieto di contatto lo Stato – anche se con buone intenzioni – attacca le fondamenta della società imponendo la distanza fisica tra i cittadini (“distanziamento sociale”). Fino al gennaio 2020, quasi nessuno in Germania poteva immaginare che lo Stato potesse proibire di invitare i propri genitori a casa con la minaccia di una multa, a meno che non mandassero gli altri membri della famiglia fuori casa per il tempo in cui erano lì. Quasi nessuno poteva immaginare che a tre amici potesse essere proibito di sedersi insieme su una panchina del parco. Mai prima d’ora lo Stato aveva preso in considerazione l’idea di ricorrere a tali misure per combattere un’epidemia. Non è considerato nemmeno nell’analisi di rischio ‘Pandemia dovuta al virus Modi-SARS’ (BT-Drs 17/12051), che dopo tutto ha descritto uno scenario con 7,5 milioni di morti, un divieto generale di contatto (così come il coprifuoco e l’ampia chiusura della vita pubblica). Per quanto riguarda le misure antiepidemiche, oltre alla quarantena delle persone in contatto con persone infette e all’isolamento delle persone infette, vengono menzionate solo la chiusura delle scuole, l’annullamento dei grandi eventi e le raccomandazioni igieniche. Nel frattempo, gran parte della gente si è quasi rassegnata alla Nuova Normalità”.

Il giudice Matthias Guericke

Secondo il giudice Guericke, ciò che prima era interpretato come una “vita normale” è ora reinterpretato con un “reato penale”: un capovolgimento che fa correre i brividi lungo la schiena e fa tornare alla memoria il “nero” passato tedesco.

Così prosegue la motivazione della sentenza: “Sebbene sembri che durante i mesi della crisi di Coronavirus ci sia stato uno spostamento dei valori, con il risultato che gli eventi prima considerati assolutamente eccezionali sono ora percepiti da molte persone come più o meno ‘normali’, il che naturalmente cambia anche la prospettiva della Legge fondamentale, dopo quello che è stato detto, non ci dovrebbe essere di per sé alcun dubbio che con un divieto generale di contatto lo Stato costituzionale democratico viola un tabù, finora considerato del tutto palese”.

Ancora: “Invece, e come aspetto da considerare separatamente, si deve notare che con il divieto generale di contatto allo scopo di proteggere dal contagio, lo Stato tratta ogni cittadino come un rischio potenziale per la salute di terzi. Se ogni cittadino è considerato un pericolo da cui gli altri devono essere protetti, viene allo stesso tempo privato della possibilità di decidere a quali rischi si espone, cioè di una libertà fondamentale. Se il cittadino si reca in un caffè o in un bar la sera e accetta il rischio di contagio con un virus respiratorio per il desiderio di socialità e gioia di vivere, oppure se è più cauto perché ha un sistema immunitario indebolito e quindi preferisce rimanere a casa, non spetta più a lui decidere nel momento in cui si applica un divieto generale di contatto”.

 

LA TRAGICA LISTA DI “DANNI COLLATERALI”

Una buona parte della sentenza è poi dedicata ai “danni collaterali” prodotti da un simile stato di cose, che non è affatto sbagliato definire uno “stato di polizia”.

Li elenca ad uno ad uno, il giudice di Weimar, i danni prodotti.

La perdita di profitti/profitti di imprese/commerciali/freelance che sono conseguenze dirette delle restrizioni di libertà a loro imposte;

decrementi/perdite di profitto di aziende/artigiani/liberi professionisti per le conseguenze indirette delle misure di lockdown (ad esempio, perdite di guadagno dei fornitori delle aziende direttamente colpite; perdite di reddito derivanti dall’interruzione delle catene di approvvigionamento che portano a perdite di produzione; perdite di reddito derivanti dalle restrizioni di viaggio);

perdite di salario o di stipendio dovute al lavoro ad orario ridotto o alla disoccupazione;

fallimenti/distruzione dei mezzi di sussistenza;

costi conseguenti ai fallimenti/distruzione dei mezzi di sussistenza.

Continua il giudice nella sua impietosa ‘diagnosi’ giudiziaria.

La maggior parte di questi danni saranno abbastanza identificabili. Sono certamente giganteschi nell’insieme. Si può avere un’idea della loro dimensione considerando le somme che lo Stato sta iniettando nel ciclo economico come aiuto Corona. Il cosiddetto ‘scudo Corona’ deciso dal governo federale comprende 353,3 miliardi di euro di sovvenzioni e altri 819,7 miliardi di euro di garanzie, vale a dire un totale di oltre 1 trilione di euro. Si tratta, come dice il governo federale, del più grande pacchetto di aiuti degli stati federali. Dato che gli aiuti di Stato sono in gran parte costituiti da prestiti o garanzie di prestito, non sono necessariamente accompagnati da perdite altrettanto elevate nel settore privato. D’altra parte, le perdite private saranno in ogni caso molto più grandi della compensazione statale oppure delle somme versate come fondi perduti”.

Mai prima d’ora nella storia della Repubblica Federale Tedesca perdite economiche di questa portata sono state causate da una decisione statale. Per quanto riguarda la valutazione dei danni al settore privato e alle famiglie, si deve tener conto del fatto che le perdite sono state o saranno compensate in parte dalle prestazioni statali. I benefici statali riducono quindi il danno economico alle entità economiche private. Tuttavia, non riducono il danno economico complessivo, perché gravano sui bilanci pubblici e, quindi, in definitiva, sui contribuenti. Questi costi non devono essere dimenticati quando si calcolano le conseguenze del Lockdown”.

 

E I GIGANTESCHI DANNI SOCIALI

Eccoci, ora, alla catastrofica lista dei “danni sociali” prodotti – in scienza e incoscienza – dalle autorità politiche e sanitarie tedesche (e non solo, di tutta evidenza).

Il giudice Guericke li elenca, proprio come in una spietata diagnosi che parla da sola.

Aumento della violenza domestica contro i bambini e contro le donne;

aumento della depressione a causa dell’isolamento sociale, dalla psicosi e dai disturbi d’ansia;

ansia e altri disturbi mentali/sovraccarico nervoso dovuto ai problemi familiari/personali/professionali come risultato del lockdown;

aumento dei suicidi, per esempio come risultato della disoccupazione o dei fallimenti;

danni alla salute come risultato della mancanza di esercizio fisico;

omissione di operazioni e di trattamenti sanitari perché i letti d’ospedale erano riservati ai malati di coronavirus;

omissione di operazioni, trattamenti stazionari, visite mediche perché i pazienti temevano il contagio con il Covid-19.

Non si tratta di un saggio di sociologia o di psichiatria: ma della sentenza di un giudice.

In un altro passaggio, poi, si fa riferimento anche al danno causato in molti paesi del sud che dipendono economicamente dalla Germania. Danni a cascata, quindi.

 

TUTTI I MORTI SULLA COSCIENZA

Torniamo alle parole di Guericke, autentici macigni. E quelle finali pesano ancora di più.

“Sulla base di ciò che è stato detto, non c’è dubbio che le morti attribuibili alle misure della politica del lockdown superano di molte volte il numero di morti prevenute dal lockdown. Già solo per questa ragione, le norme da valutare qui non soddisfano il requisito di proporzionalità. Inoltre, ci sono le restrizioni dirette e indirette della libertà, i giganteschi danni finanziari, gli immensi danni alla salute e i danni immateriali”.

E ancora. “La parola ‘sproporzionato’ è troppo imprecisa per poter anche solo alludere alle dimensioni di ciò che sta accadendo. La politica di lockdown perseguita dal governo in primavera (e ora di nuovo), nella quale il divieto generale di contatto era (ed è) una componente essenziale, è una decisione politica catastroficamente sbagliata, con conseguenze drammatiche per quasi tutti i settori della vita delle persone, per la società, per lo Stato e per i paesi del Sud del mondo”.

Dopo aver finalmente trovato un giudice a Weimer, perché non spunta qualche toga anche in quella Italia che ha fatto segnare più morti di tutti gli altri paesi europei? E non sa che pesci pigliare per fronteggiare la pandemia?

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