MPS: 61 miliardi evaporati negli ultimi 10 anni. Ma almeno lo Stato diventa azionista

Al 31 dicembre 2006, il valore di mercato di BMPS era di 14,85 mld di euro, come si può leggere a pag. 95 del bilancio. A fine anno il valore di mercato di BMPS, sulla base di n. 3.029.509.006 azioni (ordinarie e privilegiate) in circolazione, era pari a circa 14,85 mld di euro. Sulla base delle segnalazioni effettuate ai sensi dell’art. 120 D.Lgs. n.58/98 a BMPS e Consob, i maggiori azionisti al 31 dicembre 2006 risultavano: la Fondazione Mps, azionista di maggioranza con il 49% del capitale ordinario; Caltagirone Francesco Gaetano con il 4,71%;Hopa S.p.A. con il 3,00%; Unicoop. Pag.95 Bilancio consolidato 2006 (link allegato).

https://www.mps.it/investors/investor-relations/bilanci-relazioni/BilanciOK/2006/Bilancio_consolidato2006.

   Per finanziare la disastrosa acquisizione di Banca Antonveneta, costata 9 miliardi di euro nominali (17,1 mld il conto finale), autorizzata dall’ex governatore di Bankitalia Mario Draghi, oggi presidente Bce con la delibera del 17 marzo 2008, con operazioni tutte a debito anche tramite strumenti ibridi e  bond subordinati, appioppati al pubblico indistinto, Mps ha sottoscritto 6 aumenti di capitale per un totale di 20,5 miliardi di euro (5,0 miliardi di euro nel 2008; 3,0 miliardi di euro nel 2009; 2,0 miliardi di euro nel 2011; 2,5 miliardi di euro nel 2012; 5,0 miliardi di euro nel 2014; 3,0 miliardi di euro nel  2015.

Tra il 2008 ed il 2016, MPS ha subito perdite per 18 miliardi di euro. Il salvataggio dello Stato è costato 9 mld di euro. Sommando 14 mld bruciati di capitalizzazione (prima di essere sospeso, il titolo capitalizzava circa 500 milioni), la voragine è di oltre 61 mld di euro.

BANCHE VENETE:  40,5 mld di euro sfumati triennio, donate a Intesa a condizioni capestro

Il doppio dissesto della Banca Popolare di Vicenza di Giovanni Zonin e di Veneto Banca, dell’ ex padre padrone Vincenzo Consoli, sarà di almeno di 23,8 miliardi di euro a danno di 210.000 mila azionisti (120.000 BpVi, 90.000 Veneto Banca) tra azzeramento del valore delle azioni (11,2 miliardi il valore nel 2015 delle azioni illiquide, appioppate a prezzi folli e con perizie prezzolate, dietro il ricatto della mancata concessione di prestiti, mutui, fidi), le perdite negli ultimi 3 anni per 7,4 MLD), aumenti di capitale, per 6,408 MLD di euro.

Banca Popolare di Vicenza ha varato infatti 2 aumenti di capitale negli ultimi tre anni per 2.408 miliardi di euro (1,5 MLD nel 2016 prima garantito da Unicredit, poi sottoscritto dal Fondo Atlante, spacciato come la panacea, che raccoglie 4,2 mld di euro dal sistema bancario e fondazioni); 908 MLD nel 2014. Veneto Banca 3 aumenti di capitale per 2,5 MLD di euro (0,5 MLD nel 2014; 1 MLD nel 2015; 1 MLD nel 2016).

Banca Popolare di Vicenza ha registrato perdite per 4,1 MLD di euro negli ultimi tre bilanci (1,9 mld nel 2016; 1,4 MLD di euro nel 2015; 800 milioni di euro nel 2014). Veneto Banca ha registrato perdite per 3,3 MLD nell’ultimo triennio (1,5 mld di euro nel 2016; 882 milioni nel 2015; 1 MLD nel 2014). Gli effetti collaterali della mala gestione delle due banche venete, una delle quali, la BPVI era considerata la banca di riferimento per tutte le operazioni di sistema della Banca d’Italia specie del Governatore Visco, compresa l’acquisizione della Banca Popolare dell’Etruria, addirittura sanzionata per non aver obbedito ai diktat di Palazzo Koch, sono ricaduti sulle spalle dei 210 mila azionisti complessivi degli istituti di credito, che hanno perso il 99,7% dei loro investimenti.

BANCA ETRURIA, MARCHE, CARICHIETI, CARIFE: buco di 8,4 mld di euro. Regalate ad UBI e BPER. Il sistema bancario anticipa 5,8 mld, ma il conto finale agli utenti con appositi aumenti 

Con il famigerato decreto del 22 novembre 2015, il governatore Bankitalia Visco ed il ministro dell’economia  Padaon, hanno anticipato il ‘bail-in’, in vigore dal 1.1.2016, di cui hanno fatto le spese 130.000 famiglie di Banca Etruria, Banca Marche,Carichieti, Cariferrara,esproprio criminale del risparmio, approvato a loro insaputa in Europa, al punto di averne poi chiesto la revisione dopo aver spacciato per solido, un sistema bancario pieno di buchi, sofferenze, crediti marci, concessioni amicali di prestiti e fidi ad amici e compari.

  Il conto lasciato da Roberto Nicastro ed altri fiduciari nominati da Bankitalia, per le 4 banche in risoluzione, è di 8,4 mld di euro, 5,8 miliardi anticipati dalle banche socie della Banca d’Italia, ma il conto finale già lo stanno pagando utenti e correntisti con ‘la tassa ad hoc’ sul salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti, regalate per 1 euro ad Ubi Banca, Cariferrara,  donata ad 1 euro alla Banca Popolare Emilia Romagna (BPER).

Questa disastrosa gestione del credito e del risparmio e di un evidente conflitto di interesse tra le banche socie della Banca d’Italia, che hanno ricevuto dal governatore Visco dividendi per 1,060 mld di euro, dopo la rivalutazione delle quote da 156.000 euro a 7,5 miliardi di euro, dovrebbe preoccupare le forze politiche ed il governo, che invece di approvare decreti a raffica, che costano decine di miliardi di euro di fondi pubblici, con conseguente aumento del debito, anche per questo  arrivato a 2.270 mld di euro con +164 mld da inizio legislatura, dovrebbero garantire che i distratti vigilanti e gli autori di crac bancari che hanno colpito 350.000 famiglie delle 7 banche, facendo evaporare 110 miliardi di euro, invece di dedicarsi allo shopping in Via Monte Napoleone o pontificare sull’ulteriore truffa dell’educazione finanziaria, dopo aver appellato i risparmiatori come ‘analfabeti funzionali’, siano in galera, per offrire un minimo di giustizia al popolo truffato ed espropriato del loro sudato risparmio.

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