MAXI SCANDALO PETROBRAS / IN UN “INCIDENTE” AEREO MUORE IL GIUDICE DELLA CORTE SUPREMA

Maxi inchiesta in Brasile sulle tangenti del secolo per lo scandalo Petrobras: ecco il primo ‘incidente’. Muore precipitando tra le onde dell’Atlantico il giudice della Corte Suprema carioca, il sessantottenne Teori Zavascki, relatore al super processo che ha portato all’impeachment del presidente Dilma Rousseff, e al rinvio a giudizio di pezzi da novanta dell’establishment verdeoro, sia dalla maggioranza che dell’opposizione, a cominciare dal capo dello Stato, l’un tempo mitico vate di sinistra Ignazio Lula da Silva.

Il singolare ma tempestivo ‘incidente’ – che lascia ‘perplesso’ il pm dell’inchiesta, Sergio Moro – ha coinvolto l’Hawker Beechkraft King Air C90 a bordo del quale viaggiavano quattro persone, tra cui la toga della Corte Suprema partita da San Paolo e diretta a Paracy, una località turistica sulla costa, ad alcuni chilometri da Rio, per un breve periodo di ferie. Le cronache locali fanno sapere di un solo superstite.

Lava Jato – questo il nome della Mani pulite do Brasil – ha portato alla luce le connection politico finanziarie che si nascondevano dietro ai maxi appalti della società petrolifera Petrobras, tangenti da miliardi di dollari: almeno 5 quelli fino ad oggi accertati, una ventina (di miliardi) secondo le stime più attendibili.

Nell’affaire coinvolta anche la nostrana Saipem, braccio dell‘Eni sul fronte impiantistico e da qualche mese passata alla maggiore età, oggi ‘formalmente’ autonoma dal colosso energetico. Tutto dentro l’inchiesta il numero uno privato dell’impiantistica di casa nostra, la Techint che fa capo al gruppo Rocca, il quale controlla anche la big dell’acciaio Tenaris, al centro di altri affaire in terra argentina: tanto per non farsi mancare niente.

Praticamente oscurata dai media la partecipazione straordinaria di Saipem e Technit all’abboffata di oro e fondi neri su cui ha puntato i riflettori non solo la procura verdeoro ma anche quella milanese, ormai abituata a indagare sulle tangenti Eni in mezzo mondo, con un capo d’accusa da novanta, corruzione internazionale. Fresca di rinvio a giudizio la vicende delle tangenti targate Nigeria, protagonisti sia l’ex numero uno di Eni, Paolo Scaroni, che l’attuale, Claudio Descalzi.

In stand by, per ora, una terza indagine, su mazzette stavolta in Algeria e sempre per grossi appalti per la realizzazione di piattaforme petrolifere.

Un altro ‘incidente’ aereo ha contrassegnato la lunga e ‘tormentata’ storia Eni: quello in cui perse la vita Enrico Mattei, l’uomo che voleva liberare il nostro Paese dal pesante condizionamento degli Usa sulle nostre strategie petrolifere. La politica di Mattei dava fastidio, colpiva interessi giganteschi. Quindi Mattei ‘doveva morire’: come aveva scoperto, nel suo Petrolio, Pierpaolo Pasolini. E, ancor prima di lui, il giornalista dell’Ora di Palermo Mauro De Mauro.

Ma pensate che una qualche sentenza – fino ad oggi – abbia mai fatto luce sulle reali dinamiche e, soprattutto, sui mandanti eccellenti di quegli omicidi? Niente. I più impenetrabili muri di gomma.

 

Nella foto Teori Zavascki

 

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