Parallelismo e brusche divergenze

Domina la geometria, con le sue leggi di ‘matematica’, rispetto al caos della partitocrazia, che di regole non ne ha e non ne vuol sapere perché così profitta delle pecorelle smarrite, politicamente disarmate. In geometria è l’abc del sapere il postulato delle due rette parallele che non s’incontrano mai; in politica, strategia, linee programmatiche, ideologie, rappresentatività di principi e comportamenti, sono linee divaricate in partenza, stereotipi di contrapposizioni, di scelte radicalmente agli antipodi. Per deformazione professionale chi racconta il garbuglio dell’Italia di centro, sinistra, destra e ibride associazioni refrattario al vaccino  della semplificazione, ieri e oggi ha tenuto vivo l’osservatorio sulla lettura del caso Fanpage, del suo giornalismo d’inchiesta, che ha inchiodato la destra, vertici inclusi, alla conferma della letale contiguità con la iattura del Ventennio. Dopo sessant’anni dalla nascita della Repubblica c’è chi prova, senza incontrare ostacoli insormontabili, a risuscitare il nazifascismo e affida l’obiettivo a impresentabili  figuri, per esempio a quelli filmati con telecamere nascoste mentre inneggiano a Hitler  ed esibiscono frasi, gesti fascisti, mentre  rivelano la prassi di finanziamenti illeciti a Fratelli d’Italia, partito di riferimento capeggiato dalla Meloni. L’erede di Almirante nega di essere al corrente dei reati descritti, perfino di conoscere o comunque di avere rapporti con elementi di spicco del nazifascismo italiano, subito clamorosamente smentita da immagini inequivocabili e dichiarazioni di segno opposto. Sul caso s’innesta il confronto tra rette geometriche parallele e linee divergenti della politica. Il match tra i media che lo raccontano quanto svelato da Fanpage da angolazioni antitetiche, se lo aggiudicano  nettamente le testate di proprietà diretta o indiretta della destra. Impossibilitate a ignorare lo scandalo politico riducono la notizia a poca cosa e tengono in evidenza l’auto assoluzione dei vertici politici implicati, la ‘sdegnata’ replica della Meloni, irricevibile perché smentita dalla documentazione fotografica e da esponenti di primo piano di Fratelli d’Italia, che rifiutano il ruolo di capri espiatori, di agnelli sacrificali. La solidarietà a “Io sono Giorgia” e alla destra neofascista profusa dalle reti e dai quotidiani di gruppi editoriali del centro destra è ovviamente scontata: intollerabile è che si accodi a questo esempio di faziosità il telegiornale della seconda rete Rai, il Tg2. Ieri sera, (per limitarsi all’edizione delle 20 e 30) ha confinato la clamorosa notizia quasi in coda al notiziario, ha ridimensionato brutalmente il ‘fatto’ e ha dato credito alle posizioni negazioniste dei neofascisti implicati.

Poco di nuovo e una domanda a Letta, al suo partito: nulla da dire? Aspettano forse che la terrificante prospettiva della destra al governo completi l’occupazione del sistema informativo già schierato con la Meloni, Salvini o chi per lui, con il supporto esterno-interno di Casa Pound e varianti del neofascismo impunito? Nelle foto La Meloi con Fidanza e Meloni, Lavarini e Salvini

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