Roma-Venezia, in ‘taxi alato’

Prima di svelare il perché di così ampia attenzione per Maria Elisabetta Casellati è d’obbligo disegnarne l’esaltante cursus di donna in carriera. Non sono parole sprecate, tanto meno ‘al vento’.  Il soggetto è signora di rara e costosa eleganza, decisamente snob, di aspetto fiero per autostima a mille, timorata di dio, fervente cattolica e tenace conservatrice (nemica della fecondazione eterologa, firmataria di una proposta di legge per abolire la 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, favorevole alla riapertura dei bordelli. Contraria alla ‘Legge Cirinnà, che regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso, è per la castrazione chimica dei colpevoli di violenze sessuali o pedofilia. A proposito del via libera alla pillola abortiva, ha stroncato con sdegno lo strumento che elimina il trauma fisico e psicologico dell’aborto cruento: “Strizza l’occhio alla cultura della morte”. No comment. Il cammino in crescendo della signora in questione, che presiede il Senato, seconda carica dello Stato (in caso di impedimento del Presidente Mattarella ne prenderebbe il posto): laurea in Giurisprudenza e in Diritto Canonico nella Pontificia Università Lateranense. Avvocatessa, la sua arrembante scalata alla politica s’illumina con l’amorevole empatia per Berlusconi (ovvero l’opposto del suo mistico bigottismo) e per i potenti Ghedini/Schifani. Aderisce a Forza dall’atto della fondazione. Eletta al Senato, sottosegretaria di Stato, vice capogruppo del partito, sottosegretaria alla salute, poi al ministero della Giustizia, difende Berlusconi, per ovvie ragioni senza apparire; vice presidente del Senato (quando il Parlamento vota per la decadenza del suo ‘capo, si veste di nero, a lutto, ‘contro la decisione del plotone di esecuzione della democrazia’). Diventa membro del Csm e presidentessa di Commissioni parlamentari. Nel 2018 (governo giallo-verde) eletta ai vertici del Senato. Sostiene a spada tratta la flat tax (detassazione a favore dei ricchi); figlia di emigrati calabresi al nord, si augura che il governo consideri priorità dell’agenda politica il ‘suo’ Veneto. Convinta supporter della legge Bossi-Fini sull’emigrazione, è per la ‘legittima difesa’ (facoltà di sparare a ladri, ndr). Con un atto di nepotismo nomina la figlia sua segretaria (“Perché non mi fido dii nessuno”). Onorificenza: Dama di Gran Croce di grazia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. Chiaro il quadro di questa straordinaria personalità politica? Chiaro. Il fatto, anzi il fattaccio: dal registro di volo dell’aereo in uso alla presidenza del Senato (per motivi istituzionali, ndr) s’evince che la signora Casellati in un anno ha toccato il record di 124 voli. Per missioni del ruolo? Eh no, per il 75% (97 voli) si è trattato di ‘passaggi’ da Roma al Veneto, dove risiede (Padova). Per non farsi mancare una boccata di estraneità al duro compito del Senato, colleziona anche quattro voli in Sardegna, almeno uno per una settimana di rilassanti vacanze, uno in Calabria, sua terra natale, uno a Milano. A giustificare l’uso di ‘taxi’ su scala nazionale dell’aereo s’invoca il mal di schiena della signora, che non le consentirebbe di viaggiare in auto e neppure nei treni ad alta velocità, ripristinati in corso di pandemia. Il ‘fatto’, che la Casellati rifiuta di commentare, ricorda le scorribande in aerei militari, su e giù per l’Italia di Salvini, allora ministro dell’Interno in campagna elettorale.  Viva l’Italia.

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