Due o tre cose su ‘Pierino la peste’

Il trucco c’è e si vede: per svelarne il perché è appropriato citare l’arguta espressione “vuttà ’a petrella e annasconnere ’a manella, simbolismo, come spiega l’eccelso napoletanista Claudio Pennino, riferito a chi, restando dietro le quinte al sicuro, con furbesca abilità fa nascere discordie senza uscire allo scoperto. Indovinare a chi ci si riferisce è un gioco da bambini. I fatti hanno origine dalla ‘pietra’ scagliata da Renzi sul primo esecutivo Conte, dal merito di sbattere fuori dalla paranoica coalizione 5Stelle-Lega il socio del Carroccio, che nascondeva il velleitario progetto di riappropriarsi della guida del nuovo governo. Il fallimento della scalata al potere ha provocato al perdente una grave crisi di nervi e il conseguente proposito di vendicarsi del ‘nemico’, del confermato premier della coalizione giallorossa. Di qui il dentro-fuori della maggioranza, cioè un partito né carne, né pesce e fasi alterne di supporto e di contestazione, in attesa dell’ora ‘X’ per un nuovo lancio di pietre su Conte, mascherato dal ‘nobile’ intento di sollecitare concretezza operativa al governo, che lo aveva gratificato con l’offerta di due ministeri e qualche sottosegretario, nella speranza di tenerlo a bada. Il ‘Pierino la peste’ dell’imperfetta, sbrindellata democrazia italiana, a occhi bendati, per non vedere la gravità della crisi sanitaria, sociale, economica, tende la fionda e scaglia di nuovo un pesante sasso alla maggioranza di cui è parte. Costringe le sue due ministre a dimettersi e provoca lo stop alle attività del governo.

Dice forse addio a 5Stelle e Pd? Ovvio, no. Con il suo striminzito due percento, andare al voto lo cancellerebbe dal panorama parlamentare e non solo. Comunque non rinuncia al proposito della vendetta e conclude la consultazione di Fico, unico della maggioranza, con la formula sibillina del ‘prima i programmi poi il nome del premier’, nell’intento di coinvolgere potenziali aspiranti al ruolo e di ‘licenziare’ Conte. Al ‘complotto’ aderiscono i nemici-nemici, ovvero l’asse destrofilo Lega, Meloni, Berlusconi, ma anche presunti insospettabili come il quotidiano ‘Repubblica’ (che oggi, nell’occhiello del titolo in prima pagina, butta lì un “Conte in bilico”), testata che non tutti i lettori hanno sgamato come portavoce della Confindustria, o come il gemello ‘La Stampa’, due quotidiani non scopertamente centrofili (anti Pd) e per questo considerati equidistanti, imparziali a chi ne fa una lettura acritica.

Per continuare nel plagio del detto popolare “tira la pietra e nascondi la mano”, ‘Pierino la peste’, al tavolo della trattativa (per Iv siede la Boschi), accende micce disgreganti e provocatoriamente pone come priorità imprescindibile il sì al Mes, che Pd e 5Stelle ritengono inutile, perfino dannoso per l’economia debitoria del Paese. In aspra antitesi con i 5Stelle, pretende la fine anticipata del reddito di cittadinanza. C’è da scommettere che usa le due armi di ricatto per indurre la maggioranza in fieri a indicare un sostituto di Conte. Draghi, per esempio, nome gradito anche a Forza Italia.

Non è dato conoscere il numero di parlamentari non giallorossi in via di aggregarsi alla maggioranza nascente, ma fossero sufficienti a compensare un auspicato esodo di Renzi e compagni dalla maggioranza in formazione, che dire, sarebbe la straordinaria opportunità di liberarsi di ‘Pierino la peste’.

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