Sardine a scuola di politica

Certo non era facile estendere il “non mi lego” alle ultime isole ‘infelici’ e non decontaminate dal virus di sovranisti, xenofobi, qualunquisti o peggio nazifascisti. Lo steccato della clausura ha di fatto impedito il contatto fisico, lo stare insieme nelle piazze del ‘noi no con Salvini’, il fare politica alternativa al ‘partitocrese’, il navigare in mare aperto aggregando sardine. Tutto vero, ma i social e in generale il media system non hanno subito il lockdown, anzi hanno largamente compensato le strette dei protocolli della sicurezza sanitaria, aperti a tutti gli ambiti dell’esternazione delle i idee. Ecco, la sonnolenta, attendista attesa di ripristino dell’agibilità operativa delle sardine induce a due ipotesi: aveva fondamento lo scetticismo di molti sulla tenuta delle sardine dopo l’exploit della galoppata a briglia sciolta che ha fatto gridare al ‘miracolo’ dell’inedito modulo di presidiare la democrazia e di proiettarla al futuro? L’Italia estranea al populismo e avveduta del pericolo di resuscitare la maledizione del fascismo, sarebbe riuscita a dipanare il groviglio di neghittosità a cui si è assuefatta la politica progressista? Il pericoloso scetticismo delleà delle due letture del fenomeno ‘sardine’, spiega l’intenzione del Pd, al momento timida e probabilmente sollecitata dalla sinistra esterna-interna ai dem, di riannodare il fil rouge con Santori e il movimento silente di cui è leader. Di qui l’invito di Zingaretti a ricomporre il sodalizio estemporaneo, che spense la carica aggressiva della Lega e conservò l’Emilia al patrimonio storico della sinistra, e l’urgenza imposta dall’imminenza del voto di rinnovo dei sindaci di grandi e medie città. Santori e il pool di vertice del movimento rispondono con un laico ‘mea culpa’ e la nascita di un Scuola di Politica che, sarà un caso?, ricorda da vicino le Frattocchie del Partito comunista. Obiettivo dichiarato è ‘sanificare’ il centrosinistra. Tra i docenti e non è sicuramente casuale, Vendola, Luciana Castellina , Landini, Emma Bonino. L’Interessante analisi di uno dei cinquanta ‘allievi’: ammette con lodevole onestà che del silenzio prolungato delle sardine non è stata responsabile solo la pandemia, ma la difficoltà di strutturarsi, in altre parole di capire se e come far vivere e crescere il movimento. Nasce il partito delle sardine? La scelta di andare a scuola di politica farebbe propendere per il sì.

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