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Ce n’è voluto, ma in fine di ricorrenti tragedie, che in particolare hanno funestato il pianeta dello sporti, esposto a seri rischi testimoniati dalla  tragica morte di atleti, la salute pubblica si è dotata di defibrillatori, strumento decisivo per casi di emergenza. L’auspicio è che anche il parlamento si sia posto il problema e abbia provveduto a renderli disponibili per deputati e senatori, sottoposti a stress di cuore e coronarie, come in questo ribollente 8 di Agosto, giornata, appunto, di pericolose fibrillazioni.
“Ma ci faccino il piacere”, direbbe il principe De Curtis ai disonorevoli senatori che hanno rappresentato la sceneggiata “Tav sì, Tav no” e nel retropalco l’hanno strumentalizzata per interessi di bottega, con il Pd spettatore falsamente attivo, ovvero, nella circostanza, solidale con la trappola tesa ai 5Stelle da Salvini. Questi, con la spregiudicatezza di cinico prevaricatore che gli è riconosciuta, ha lavorato ai fianchi la band di dilettanti allo sbaraglio disorientati dall’insipienza politica di Di Maio. In vista di sferrare l’uppercut da kappa e di umiliarlo definitivamente, ha sgretolato l’ultimo alibi pentastellato per legittimare la par condicio con la Lega nell’alleanza di governo. Il vice premier grillino, nonché capo del Movimento e quanto gli è rimasto del 30%  incamerato a Marzo del 2018, ha gettato la spugna per non andare al tappeto e prima di arrendersi ha inscenato l’ultima, patetica finzione per  non sputtanarsi con i cittadini illusi di partecipare a una rivoluzione epocale. L’inutile no al Tav.  Sferrato l’attacco finale, stretto alle corde il Movimento, Salvini ne ha tratto la chance per impartirgli l’estrema unzione e concludere la dolorosa agonia del ‘nemico’: “Governo al capolinea, maggioranza dissolta, via libera al voto”. E di chi la colpa? “Nessun dubbio, è dei signori del no, solitari disfattisti, opposti al panorama eterogeneo dei sì di Lega, Pd, Forza Italia, Fratelli d’Italia”. La mossa di Salvini è di facile lettura. Accreditato del 38 percento di consensi, indotto dalla fragilità delle opposizioni a supporre di accrescerlo, certo di inglobare la forze residuali di Forza Italia, l’euforia neofascista di Fratelli d’Italia, e chissà anche qualche transfuga pentastellato, che teme di andare al voto con la casacca a 5Stelle, il vicepremier leghista si è tuffato  dal trampolino più alto per la legittima illusione di assumere il protagonismo di un’Italia sovranista, secessionista e adeguatamente razzista.
Che Forza Italia concordi con questo malefico progetto è altrettanto comprensibile, perché in solitudine il berlusconismo è destinato a deperire fino all’estinzione, mentre, come stampella del Carroccio, spera nel trapianto di cellule staminali rigeneratrici. L’insieme di giochi enigmistici (rebus, anagrammi, incroci ‘insuperabili’, indovinelli) è al contrario materia da psicanalisi freudiana, a cui sottoporre il Pd. Non è in grado di completare il puzzle della sua identità, le tessere non s’incastrano per definire un qualunque disegno politico, molte sono frammenti incompatibili di quel che fu, i top ten del vertice sono espressione di modestia deludente, la base si è dissolta, la classe operaia lo snobba, l’opposizione al sodalizio gialloverde è stata finora un  blando, labile  bla-bla. Ha credito, seppure modesto, la richiesta di nuove elezioni di Zingaretti? Non la ha.
Sorprendente, ma non troppo, l’attacco di Conte a Salvini: “Ha praticamente ammesso di aprire la crisi per trarne vantaggi elettorali”. Lo ha detto un premier supporter della democrazia, o  semplicemente un oppositore di nuove elezioni, per la consapevolezza di dire per sempre addio al prestigio di premier?

Come volevasi dimostrare, il Parlamento ha estrema necessità di defibrillatori, di rianimatori, psicanalisti e docenti di politica.

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