14 APRILE / DAL 1984 AL 2024, I NOSTRI PRIMI 40 ANNI DI GIORNALISMO D’INCHIESTA

14 aprile 1984.

Il primo numero della nuova Voce (quella diretta da Michele Santoro aveva cessato le pubblicazioni a metà ’80) esce dalla tipografia di Pompei, a un passo dal famoso Santuario.

Ed è un vero miracolo aver resistito, nel senso più autentico del termine, contro tutto e contro tutti, in questa lunghissima marcia, per portare avanti il progetto che avevamo in testa e nel cuore: “un’iniziativa che non potrà non essere aggressiva, tagliente, perché la realtà è ancora tutta da scoprire, da denunciare”, scrivevamo nel fondo del numero d’esordio, in cui parlavamo proprio di ‘sinistra’: “La sinistra è in crisi d’identità. E’ venuto il momento di fare sana e sincera autocritica, di rivedere posizioni e di ammettere errori e inadeguatezze”.

Il mese seguente, a maggio, moriva l’ultimo dei veri comunisti di casa nostra, Enrico Berlinguer.

Dopo di lui, come si diceva una volta, il diluvio. Proseguito inarrestabile negli anni, e che oggi arriva ai suoi drammatici esiti: senza che i cittadini possano contare su un vero, autentico partito in grado di rappresentare le utopie, la giustizia sociale, la voglia di un diverso (totalmente diverso) mondo possibile.

Enzo Scotti e Paolo Cirino Pomicino. In primo piano Antonio Gava. Sopra, la copertina del primo numero della Voce, in edicola il 14 aprile 1984

All’epoca la Campania era un vero laboratorio politico-economico ‘alla rovescia’. Cresceva, rigogliosa, una classe politica che in breve si farà dominante nel Paese, con la band dei suoi Pomicino, Gava, Scotti, Di Mita, De Lorenzo, Di Donato. Proliferava una gang di mattonari (ognuno col suo padrino politico di riferimento) che misero le mani sulla città, sulla regione e ben oltre.

E il tris veniva completato dalla camorra, in fase di lancio, con i cutoliani che passavano il testimone alle star dei rampanti casalesi.

Quel patto a tre ha condizionato i destini della Campania per anni: e la Voce si trovò, praticamente da sola, nella battaglia per svelare quelle connection, per alzare quegli altarini, per documentare quei patti scellerati – sulla pelle dei cittadini e del territorio – tra politici, imprenditori taroccati & camorra.

Chi cercava di ‘informare’ all’epoca in Campania?

Zero assoluto, un deserto totale. Visto che il Mattino era il gendarme del Palazzo, genuflesso davanti ai ras della prima repubblica partenopea, ottimo nella sua azione di depistaggio informativo, nell’insabbiamento scientifico, nell’oscuramento totale delle verità. E Giancarlo Siani proprio per questo ci rimise la vita.

Non vogliamo portarla per le lunghe, visto che nei giorni scorsi abbiamo pubblicato ben 4 puntate sulla Voce story, sui nostri primi – stupendi ma massacranti – 40 anni di vita.

Vi proponiamo una lettura controcorrente, per trovare un giornalismo che ha remato sempre, costantemente ‘contro’. Non per uno ‘sfizio’, come si dice a Napoli, ma perché sentivamo in modo profondo che se vuoi fare giornalismo, informare i cittadini, devi per forza schierarti, e sempre contro il Potere: che è forte, agguerrito, perché ha i soldi, ogni mezzo a disposizione.

Ma ha anche qualche vulnerabilità, come i cristalli più infrangibili che, se ‘sfidati’ nel punto giusto, crollano di colpo.

Antonio Di Pietro

E così è capitato, per fare un solo esempio, con l’Italia dei Valori griffata Antonio Di Pietro, implosa dopo una puntata di Report totalmente basata su una serie di inchieste della Voce di mesi e anni precedenti. Proprio per questo don Tonino ce la giurò: e una sentenza del tribunale di Sulmona seppellì la Voce cartacea sotto una sentenza di condanna per diffamazione del tutto taroccata e 69 mila euro di sanzione pecuniaria.

Una giustizia ormai sparita da anni in Italia. Quella dei Misteri, delle Stragi di Stato, dei Depistaggi di Stato, dei morti ammazzati senza che MAI vengano trovati i mandanti, i quali restano sempre a volto coperto: come nelle stragi di Capaci e via D’Amelio, per l’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, per i morti di Ustica o del Moby Prince; per la strage del sangue infetto o per quella – oggi in corso – provocata dai vaccini anti Covid.

E la Voce continua nella sua battaglia – e ad esistere – proprio per conservare la MEMORIA di tante, troppe tragedie impunite.

 

Eccoci quindi alle 4 puntate sui 40 anni della Voce.

40 ANNI DI ‘VOCE’ / I NOSTRI COMPAGNI DI VIAGGIO

del 3 aprile 2024

 

40 ANNI ‘VOCE’ / MAXI INCHIESTE SU STRAGI & DEPISTAGGI DI STATO. E AFFARI MILIARDARI

del 5 aprile 2024

 

40 ANNI VOCE / MASSONI, SERVIZI, CIA, DISINFORMAZIONE & MANI PULITE STORY…

del 6 aprile 2024

Quarant’anni di Voce. E sentirli tutti

del 7 aprile 2024.

E poi un pezzo sui tre grossi processi che vedono impegnata la Voce. Con un appello rivolto ai nostri lettori per sostenerci in questa battaglia, per darci una mano a sostenere le spese legali. Consentendo alla Voce di continuare a fare quel che sa fare, il giornalismo d’inchiesta: a denunciare gli odierni Predoni, i Saccheggiatori delle casse pubbliche, i Vampiri che succhiano il sangue degli italiani.

Come oggi gli sfascisti al governo capeggiati da Giorgia Meloni.

Ecco quindi AUTUNNO CALDO PER LA ‘VOCE’ / I PROSSIMI TRE APPUNTAMENTI GIUDIZIARI & UN APPELLO PER SOSTENERCI   del 14 ottobre 2023.

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