CHI VUOLE CHE LA GUERRA CONTINUI?

Ancora una volta l’ambiguità, ancora una volta il duplice volto di chi da una parte tiene a presentarsi come paladino integerrimo della democrazia e della pace, dall’altra lavora concretamente affinché la guerra continui e si aggravi.
Ancora una volta il signor Zelensky, l’aspirante al palcoscenico di Sanremo secondo il quale siamo però tutti degli infami codardi in quanto non accorriamo fisicamente in armi al suo fianco, ha ottenuto quanto voleva: gli Abrams e i Leopard. Tuttavia, bisogna ammettere che c’è una sottile malafede nelle pur demenzialmente arrendevoli concessioni degli occidentali al governo ucraino: armi così sofisticate richiedono addestramento e manutenzione da parte di chi dovrà usarli, il che impegnerà sempre più un personale tecnico occidentale.
È un passo aventi sulla via di quelle decisa ed esplicita cobelligeranza che, sul paino giuridico-formale, è già in atto. E ormai siamo ai cacciabombardieri, agli F-116: la chiusura dei cieli ucraini è il prossimo gradino dell’escalation occidentale, per quanto il governo tedesco ancora esiti e dia segni palesi di disagio e di malumore.
Chi voglia la guerra, e chi da tempo la volesse e la preparasse, dovrebbe ormai esser chiaro. Resta per la verità un mistero il livello di disinformazione di Putin, all’atto dell’ormai famoso discorso del febbraio 2022, a proposito degli effettivi rapporti fra il governo Zelensky e i vertici statunitensi-NATO. Altro che “trappola di Tucidide”! C’è davvero da domandarsi a che livello fossero l’impreparazione e forse la corruzione e il tradimento all’interno dei servizi russi. L’alleanza fra ucraini e occidentali era già da tempo un dato obiettivo e avanzato di fatto, e gli stessi altri livelli dell’Unione Europea dovevano essere informati e attivamente consenzienti.
La guerra in atto non è scoppiata quindi alla fine dell’inverno del 2022: non si era mai arrestata dal 2014, dopo l’affaire di piazza Maidan; e i fatti del ’14 sono a loro volta collegati a quelli del 2008, al golpe in Georgia e alla secessione sudosseta: così come sono collegati al martirio delle regioni russofone e russofile del Donbass, alle sacrosante richieste d’indipendenza delle quali Kiev rispondeva a colpi di cannone e di missile. Ma nulla o quasi di tutto ciò trapelava dalla cortina del silenzio dei nostri media: da qui l’illusione ottica che tutto si sia avviato con l’aggressione da parte di Putin.
E riparliamone, di quell’aggressione. “Quando vi sia aggressione, c’è un aggressore e un aggredito. Senza se e senza ma. L’aggressore ha sempre torto, l’aggredito ragione”.
Nossignori. “Sillogismo difettivo”, lo definirebbe Dante: solo la prima parte di esso è corretta. Il “senza se e senza ma” è affermazione tanto perentoria quanto cretina: ci sono sempre dei “se” e dei “ma”. Quanto al sentenzioso “l’aggressore ha sempre torto”, se ce ne rendiamo conto abbiamo un grosso debito con la storia: avete presente come il libero e felice Occidente ha condotto nel 2003 la questione relativa alle “terribili armi di distruzione di massa” detenute da Saddam Hussein, che si sono poi rivelate una bufala ordita da George W. Bush jr. e da Tony Blair? Allora, con scarsissime eccezioni, i buoni democratici statunitensi ed europei ci cascarono tutti: e la loro fu un’aggressione bella e buona, per la quale furono tempestivamente inventati fastosi eufemismi quali “intervento umanitario” e addirittura “esportazione della democrazia”. Ricordate quanto per questo si dettero da fare personaggi come Bruno Vespa, lo stesso che oggi conduce Zelensky a esibirsi a San Remo? A quel tempo, non era così scandaloso schierarsi in favore di un’aggressione, per giunta giustificata da una bugia? Di ciò, nessuno ha fatto ancora oggi ammenda, un ventennio dopo. E venite ora a scandalizzarvi per l’aggressione russa all’Ucraina, sepolcri imbiancati? Tenete sempre presente che quando ci sono un aggressore e un aggredito ci sono a monte di entrambi anche un provocatore e un provocato: a funzioni inverse, perché il provocatore agisce con la precisa volontà di venire aggredito.
Ma parliamone, poi, di questa seconda aggressione. I recentissimi fatti accaduti in un po’ in tutta Italia e non solo, gli episodi di bullismo specie nelle nostre scuole, ci hanno insegnato molte cose della psicologia del bullo. Soprattutto questa: il bullo, individuata la sua vittima e assicuratosi che essa è fisicamente inferiore a lui (perché il bullo è anche un vigliacco: attacca solo se non rischia mai, e se ha la peggio piange e implora pietà), non lo aggredisce affatto; lo provoca obbligandolo a reagire, quindi a picchiare per primo. Allora è fatta: si butta sull’avversario che, reagendo, è passato “dalla parte del torto” e lo massacra. È quel che Zelensky ha cercato di fare con la Russia: e per qualche tempo, con l’aiuto di armi e di mezzi dei quali l’Occidente gli è stato largo (miliardi di euri in armi anche da parte del governo italiano, il quale continua a tollerare che i terremotati di Amatrice, anni dopo il disastro, siano ancora baraccati…), ce l’ha quasi fatta; e ora, con gli Abrams, i Leopard e gli F-116, magari ce la farà di nuovo.
Fin dall’inizio di questa scellerata guerra Putin si è detto disposto a trattare, per quanto i nostri media ce lo abbiano tenuto nascosto finché hanno potuto: ma la controparte di Putin nella fattispecie non è Zelensky bensì il suo patron, Biden, che nel senso delle trattative non ha mai fatto nemmeno un passo limitandosi a ripetere il solito mantra demenziale della necessità che preliminarmente la Russia si ritiri da tutti i territori fin qui occupati: cioè si dichiari vinta e si arrenda. Tutto ciò è obiettivamente improponibile. E allora, si dichiara a Washington, a Bruxelles e a Kiev, che la guerra continui. A spese del sangue degli ucraini (e dei russi) nonché del denaro, della tecnologia, dei mezzi, dei consiglieri militari dell’Occidente. Per ora.
A questo punto, cari miei, è la notte. Preghiamo Dio per il meglio, ma prepariamoci al peggio.

Franco Cardini

 

FONTE

MINIMA CARDINANA


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