Il soffio possente di un sospiro di sollievo mondiale sembra aver ridimensionato i venti di guerra. È una lezione magistrale che gli eventi impartiscono alla scellerata minaccia di una terza guerra mondiale, sciagura senza precedenti di cui avrebbero dovuto dar conto i due burattinai di Russia e Stati Uniti. Il ‘caso Ucraina’ esonda clamorosamente dalla razionalità e, peggio, mette in scena nel teatrino della politica internazionale una sceneggiatura che dire balorda è da timido eufemismo. La materia del contendere, in chiaro scuro al via delle ostilità, poi sempre più semplice da decodificare, dimostra da ieri che nel gioco perverso dei ricatti incrociati, che hanno esasperato i timori del nostro pianeta, i pokeristi nascondevano gli assi nella manica, per barare e trarre vantaggio da rilanci giustificati da bluff. Il tycoon sovietico, despota e nababbo della casta di neo milionari russi, ha replicato i selfie che lo riprendevano in posa di fiero difensore della madre Russia, di determinato sovranista e in fondo ha giocato le sue carte con abilità. Cone contestare la sua ostilità al progetto della Comunità europea di estendere la lunga mano della Nato al Paese ‘fratello’? Altro è la prepotenza tracotante che somma alla tremenda crisi da pandemia le conseguenze della micidiale stretta nella fornitura di gas, potente ‘mazzata’ all’economia europea e in particolare a quella italiana. Gli effetti di quest’arma messa in campo da Putin si sono rivelati devastanti e non sol per i bilanci familiari e delle imprese, con il raddoppio delle bollette dei servizi essenziali. Il calo di forniture ha rivelato la fragilità dell’Italia, la letale dipendenza di Paese con specializzazione industriale, prevalentemente di trasformazione, da fonti energetiche esogene. La scoperta incredibilmente tardiva dell’handicap ha costretto la diplomazia europea e italiana ad ‘andare a Canossa’, a derogare in fretta dal proposito di annettere l’Ucraina alla Nato. Insomma la massa di fiches ammucchiate sul tavolo verde del casinò international è finita nella cassaforte russa. Gli sconfitti sono nell’ordine Biden, la Ue e l’ambizione dell’Ucraina a sganciarsi da Mosca, dalle condizioni di marginalità economica. Un effetto collaterale della vicenda non è da sottovalutare: il deficit energetico dell’Italia potrebbe rimettere in campo il tema delle centrali nucleari, ipotesi negata giustamente dall’esito del referendum sul tema. Una terapia condivisa indica l’incremento sostanziale delle fonti energetiche alternative e per ora nella diversificazione degli approvvigionamenti, per sventare preventivamente casi di subordinazione a fornitori ‘pericolosi’, in assenza di solide garanzie contrattuali.
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