La Rai tributa un doveroso omaggio a Nilde Iotti, partigiana, prima donna a presiedere la Camera dei deputati, espressione di nobile femminilità, di correttezza politica, austera e saggia interpretazione del delicatissimo ruolo. Ma comunista e questo è un connotato che provoca travasi di bile alla destra di cui il giornale “Libero” è servile portavoce.
[Nilde Iotti stravince la serata televisiva di giovedì: per la docufiction sulla sua vita 3.684.000 e picchi fino a 4,8 milioni, per uno share del 15,2%. Una figura attuale, affascinante nella sua storia politica e anche personale, una donna che con il suo impegno “ha segnato il cammino della Repubblica e con le sue battaglie ha contribuito alle conquiste di civiltà del nostro Paese e al processo di emancipazione femminile”] Sono parole della direttrice di Rai Fiction Eleonora Andreatta.
Inverosimile contrappunto è il vergognoso articolo firmato da Giorgio Carbone sula prima in prima pagina di Libero con il titolo “Hanno riesumato Nilde Iotti” che tratteggia “una donna molto amata sia dai compagni del Pci sia da ‘esponenti di altre idee’. Amata perché era una bella emiliana, prosperosa (!), simpatica” e, frase choc, “Grande in cucina e grande a letto (!!!). Il massimo che in Emilia si chiede a una donna(!)”: insulso riferimento a una donna che della riservatezza e della austerità ha fatto uno stile di vita, con l’aggravante del sessismo nei confronti di una figura tra le più rispettate della storia repubblicana, ovvero, toni di vigliacca misogenia. Di qui l’esposto all’Ordine dei giornalisti del Movimento 5Stelle: “L’Italia merita un giornalismo migliore di questo”. Le deputate del Pd: “L’articolo di Libero non offende solo la memoria della prima presidente della Camera della storia repubblicana, ma tutte le donne italiane, di sinistra e di destra, moderate e radicali, femministe e non. Il testo su Nilde Iotti pubblicato dal quotidiano in prima pagina dovrebbe far insorgere gli stessi giornalisti, donne e uomini, della testata”. Livia Turco della Fondazione Iotti: “Quello di Libero è un atto vile, villano, che non vogliamo passi inosservato”. La Fondazione all’Ordine Nazionale dei Giornalisti (Carlo Verna, Guido D’Ubaldo): “Il riferimento a una grande statista è volgare e infanga con cinismo e allusioni becere tutte le donne italiane, non solo la prestigiosa figura di Nilde Iotti” . Condividono la Commissione Pari Opportunità della Federazione nazionale della stampa (sindacato dei giornalisti), l’Usigrai (sindacato giornalisti Rai: “Linguaggio oltraggioso e sessista, infarcito di stereotipi”. Un consiglio al Pd? Querelare.
Liliana Segre, senatrice a vita, sopravvissuta ad Auschwitz: “Chi vuole uomo forte al potere (leggi Salvini, ndr) non l’ha provato, non sa di cosa parla”
È proprio uno s…o: “Carola Rackete ce l’ha con me. Chi è sotto indagine: lei che ha speronato i militari italiani? No, Matteo Salvini, lei è la parte offesa”. È uno di tanti sproloqui da camicia di forza del truce Salvini, esternato mentre esibisce la notifica della querela: “Con tutti i problemi che hanno i tribunali, arriva una signorina tedesca viziatella e di sinistra che ha come passatempo notturno anche lo speronamento di militari”.
Carola, capitana della Sea Watch che ha salvato centinaia di vite nel Mediterraneo, ha reagito con la querela alle ignobili ingiurie espresse a suo tempo dall’ex ministro dell’Interno: “Sbruffoncella”, “fuorilegge”, “delinquente”. Questo è lo zotico leghista che gode del 30% di consensi di italiani suoi pari. Questo è il “ce l’ho duro” che ha indotto il governo gialloverde, per fortuna defunto, ad approvare una legge da giustizieri della notte che consente di sparare a ladri e rapinatori sopresi a rubare, a prescindere se armati o colpevoli di violenza sui derubati. La licenza di uccidere ha già fatto vittime, assassinate mentre erano in fuga dopo il furto, colpite alle spalle: ora ne ha fatto le spese un giovane che stava per rubare attrezzi di scarso valore, raggiunto alla schiena da uno dei cinque colpi di una pistola calibro 38, sparato dall’alto in basso, fattore che smentirebbe la dichiarazione di colpi in aria per spaventare i ladri resa dal custode di una villa di Bazzano. Poteva mancare la dichiarazione di chi sta dalla parte della giustizia sommaria, a prescindere da condizioni di pericolo personale: “Siamo tutti custodi” blatera Salvini e assolve l’uomo che ha ucciso il giovane ladro con la surreale motivazione della legittima difesa: “Il rischio di morire e rischi annessi, sono connessi al mestiere di ladro”. Perché non lo racconta alla madre del giovane assassinato?
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