In occasione del rapporto Unesco sulla tragedia dei mille giornalisti ammazzati per la libertà di stampa negli ultimi dodici anni, Ossigeno per l’Informazione rende noti i risultati di un report appena elaborato sui fronti di casa nostra.
Non solo violenze, minacce e intimidazioni per coloro i quali operano nel settore e sono i meno protetti – come tanti free lance – ma anche negli ultimi anni querele, azioni civili e risarcitorie che sono altrettanto pericolose per quel che resta sul terreno della libera informazione.
E Ossigeno è uno dei rari presidi a tutela sul campo. Fondato nel 2007 da Alberto Spampinato, fratello di Giovanni, il reporter dell’Ora ucciso dalla mafia, Ossigeno fornisce periodicamente dati, cifre, aggiornamenti su tutti i giornalisti minacciati dalle mafie.
Anche quelli perseguitati per “via giudiziaria”, soprattutto dai colletti bianchi, che non hanno nulla da perdere per intentare cause del tutto campate in aria, puntando un vero e proprio revolver alla tempia dei giornalisti, intimidendoli e quindi cercando di ottenere il loro scopo, ossia quello di farli tacere.
Nell’arco di quasi 35 anni di Voce, ci è successo decine e decine di volte. Con i potenti o i mafiosi di turni pronti a sparare querele penale e poi soprattutto citazioni civili stratosferiche.
Ne abbiamo patito le conseguenze, costretti a chiudere l’edizione cartacea della Voce cinque anni fa, proseguendo via web tra mille difficoltà.
Tante volte ci siamo chiesti e abbiamo chiesto: come mai dal Parlamento non è mai stata partorita una legge autentica in grado di tutelare chi fa informazione, chi lavora per dare notizie ai cittadini, tutelandoli un minino rispetto alle autentiche aggressioni da anni ormai in atto per “mano giudiziaria”?
Nessun partito, in realtà, se ne è mai fregato, nessuna formazione politica ha mai pensato di dar vita ad una normativa vera per tutelare in diritto all’informazione. Sempre e solo proni, i timonieri di casa nostra, per tutelare le “privacy” di questo o quel parlamentare (affarista o faccendiere) che si senta leso nel suo onore (sic) o nella sua privacy.
Ecco quanto scrive in un report appena illustrato a palazzo Madama il segretario di Ossigeno per l’Informazione, Giuseppe Mennella.
Le cifre: “Nel 2016 sono andate in decisione 9039 querele, le archiviazioni sono state 6317, pari al 69,88 per cento. L’azione penale è iniziata in 2722 casi, pari al 30,12 per cento. Nel 2016 i condannati con sentenza irrevocabile sono stati 287”.
Ciò significa che più di due terzi delle azioni legali sono del tutto infondate e che sono davvero pochi, meno del 10 per cento, i casi in cui il giudizio va avanti fino ad accertare la eventuale responsabilità del cronista.
Sottolinea Mennella: “Esaminando la serie storica, si nota una tendenza crescente della querela facile. Facile perché non costa nulla, ma può sortire l’effetto intimidatorio che il presunto offeso spera di ottenere per mettere a tacere il cronista fastidioso”.
“Una condizione di attacco alla professione – viene aggiunto – che deve far riflettere tutte le istituzioni, il Parlamento e gli enti di categoria”.
Vediamo se è la volta buona, per una “sveglia” non fasulla dei parlamentari nostrani.
Nella foto Giuseppe Mennella
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