Accordo e disaccordo

Ricredersi è un presupposto fondamentale della correttezza, soprattutto in politica. E allora innestiamo la retromarcia, grazie allo squarcio di verità aperto da Zingaretti sul caso Raggi. Il verdetto era sembrato un’inversione a “U” dei dem, dopo anni di attacchi al Campidoglio. Il segretario dem smentisce, ricorda che il Pd è opposizione dell’amministrazione capitolina e nega l’ipotesi di un’alleanza giallorossa. “Tutto inventato”, dichiara il governatore del Lazio “lavoriamo per un’alternativa finalmente, per ridare a Roma un governo efficiente”. Ed è un tassello incompatibile con le intenzioni di alleanze a livello locale, ma non il solo snodo intasato da contrasti e polemiche tra 5Stelle e Pd.  Di materia del contendere è carica la partita della manovra di bilancio. Si fronteggiano da angolazioni opposte esternazioni positive, quasi trionfalistiche e letture in negativo. Dichiara Conte: “Abbiamo trovato le risorse per non intervenire sull’Iva e la maggioranza è compatta, non c’è nessun conflitto”. Ma ammette che su quota 100 e tagli al nucleo fiscale nel documento programmatico di bilancio, sintesi della legge da inviare all’Europa. “Inps per tutti” promette  Conte per azzerare la precarietà…e favorire l’integrazione sociale di chi è in difficoltà”. Gli fa eco Dario Franceschini: “Per noi è irrinunciabile l’aumento degli stipendi grazie alla riduzione delle tasse. E poi niente aumento Iva, eliminazione del superticket, asili nido gratuiti, fondo famiglie, piano casa, lotta all’evasione, più investimenti dei comuni, green economy. Le idee Pd sono nella legge di bilancio”. I sindacati: “Quota 100 non si tocca”,  ma il governo resta diviso al suo interno e valuta se introdurre eventuali modifiche alla misura per il 2020. Il governo avrebbe aperto a uno sblocco, anche se minimo delle pensioni. La rivalutazione sarebbe piena per gli assegni da 1.500 a 2.000 mila euro mensili. Disponibili per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego oltre tre miliardi di euro e tre miliardi sono disponibili per il taglio del cuneo fiscale. Diventeranno sei miliardi a regime. Rose e fiori? Non proprio. Ci sono nodi da sciogliere nelle posizioni di Pd e 5Stelle. Il no dei grillini è per esempio sull’intenzione del Pd di rivedere, quota 100, smentita con la precisazione di possibili rinvii per evitare l’aumento dell’Iva. I 5 Stelle insistono sull’aumento delle imposte sulle schede telefoniche.
 A poche ore dalla consegna a Bruxelles del Documento con i numeri della manovra, sembra che veti incrociati impediscano giudizi unanimi. La manovra di bilancio 2020 riguarda anche case ed immobili, e dall’orizzonte è sparita la temutissima riforma del catasto, che in molti casi avrebbe comportato un aumento di rendite e imposte. L’ipotesi di un inasprimento fiscale non è però del tutto scampata.
Nei programmi dell’esecutivo c’è infatti la riforma di Imu e Tasi. Il rischio è che qualche sindaco colga anche l’occasione per arrotondare i tributi. Il bonus per le ristrutturazioni edilizie sarà confermato, e così ecobonus e sismabonus, ma il livello delle detrazioni deve essere ancora stabilito.
Quota 100, canale per andare in pensione prima (62 anni d’età e 38 di contributi). Resterà, ma è ancora scontro sulle cosiddette ‘finestre’. I tecnici del ministero dell’Economia hanno messo a punto una proposta che prevede di allungare di tre mesi il tempo di attesa tra la maturazione dei requisiti e la decorrenza della pensione. Ora le finestre d’attesa sono di 3 mesi per i lavoratori del settore privato e di 6 mesi per i dipendenti pubblici. Passerebbero, rispettivamente, a 6 e a 9 mesi. Nel 2020, verrebbero liquidate meno pensioni (perché una parte slitterebbe al 2021) e si risparmierebbero circa 600 milioni, destinati poi a salire a un miliardo. Il Pd è favorevole, Italia Viva vorrebbe la cancellazione da subito di Quota 100. Leu e i 5 Stelle sono contrari a qualsiasi modifica. Sembrano tutti d’accordo sul meccanismo di uscita ‘dolce’ da Quota 100, per evitare un salto troppo brusco tra la possibilità di andare in pensione a 62 anni e l’età ordinaria a 67 anni.
Il taglio del cosiddetto cuneo fiscale, cioè delle tasse sul lavoro: nel governo ci sarebbe accordo per aumentare le risorse  a 2,7 miliardi nel 2020, a 5,4 nel 2021. Lo sconto partirà a luglio.
Un’ipotesi prevede di trasformare gli 80 euro del bonus Renzi in detrazione fiscale, da estendere, con importi decrescenti, a chi ha un reddito superiore a 26.600 euro, alzando il tetto fino a 35mila euro lordi l’anno. Il beneficio, riguarderebbe altri 4,5 milioni di lavoratori, oltre i 10 milioni che ricevono il bonus Renzi. La seconda ipotesi prevede invece di erogare un assegno crescente (fino a 80 euro) ai 3,7 milioni di “incapienti”, ai lavoratori con redditi inferiori a 8mila euro, finora esclusi.
La lotta all’evasione fiscale prevede un introito di oltre 7 miliardi, risorsa per impedire l’aumento dell’Iva: pagamenti tracciabili con carte di credito e bancomat, sconti fiscali, premi in denaro della lotteria degli scontrini, detrazione delle spese effettuate con carte o bonifici.
Ambiente. In fieri una ‘plastic tax’ su imballaggi e contenitori in plastica, ovvero tasse per un “Paese più verde, ecologico, pulito”. Agevolazioni per i commercianti che vendono prodotti sfusi. In forse l’aumento sul gasolio,  contrasti interni alla maggioranza.
Piano di investimenti per 50 miliardi a favore di ambiente, sviluppo sostenibile e infrastrutture sociali.
Detrazioni progressive, commisurate ai redditi. Più alte per quelli minimi, meno per gli alti, nessuna per quelli di 300 mila euro.
Obiettivo del ministro Speranza è l’abolizione del super ticket sanitario, considerato un balzello ingiusto, che aumenta le diseguaglianze sociali.
Bonus per le famiglie. Si ipotizza un fondo unico per il 2020, a favore di asili nido gratuiti per i redditi più bassi e introduzione di un assegno per i figli fino all’età di 18 anni.
Insomma, quanta  carne a cuocere. Salvini definirà anche tutto questo aria fritta? Intanto si gode l’inverosimile crescita di consensi popolari, nell’Italia del qualunquismo, che si riconosce in un dispotico sovranista.

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