Sottoposto a Tac il movimento risulta molto malato

Il malessere pentastellato da epidemia sta per diventare pandemia. Protesta la base, tra deputati e senatori cresce la febbre del “bisogna cambiare passo”.  Ma è l’anagramma da risolvere è il ‘come’  non subire più lo strapotere leghista e non ingoiare altri rospi. “Così non si va da nessuna parte” dice Giurrusso (ma sbaglia,così si va verso l’autodistruzione del grillismo).
Per chi fosse mosso a pietà per la permanente genuflessione ai piedi di Salvini dei pentastellati, Di Maio in prima fila, l’invito bonario, compassionevole, ma anche perentorio, è di desistere. Non c’è ombra di alibi nel loro piegarsi come canne al vento alla tracotanza del cosiddetto alleato di governo. Un solo motivo rende così flessibile l’ideologia grillina, ammesso che ne abbiano una, ed è quello che Gal, vignettista dei corsivi di Fortebraccio, ha immortalato con la rappresentazione di uno storico politico della Dc, avvitato indissolubilmente alla poltrona del potere.
È quasi chilometrico e da aggiornare ogni 24h, l’elenco degli “sgarbi” istituzionali ed extra governativi inflitti da Salvini e dai suoi obbedenti subordinati a Di Maio, a chi gli è solidale nella disavventura di coabitare in un governo a trazione leghista senza possedere i fondamentali per competere alla pari. Le frane più devastanti in cui sono finiti sono arcinote: i sì imposti a Tap e Tav, il disumano no ai salvataggi di migranti, il sì al  blocco dei porti, al decreto sicurezza bis di taglio orrendamente suprematista, eccetera. Ogni cedimento al ministro dell’Interno è costato lacrime e sangue al Movimento e contestazioni, esodo di dissidenti, espulsioni, ma soprattutto le conseguenze del lavoro di disfacimento operato dalla falce della disillusione, che ha ridotto a metà il consenso del Marzo 2018. Non è servito a niente. Di  Maio prosegue con il “piacere” masochista di esporre il mento ai ganci di Salvini. Le persone che prestano normale attenzione alle beghe della politica, si chiedono smarrite perché. La risposta è di una semplicità sconvolgente.
Uno come Di Maio, dilettante allo sbaraglio per colpa di Grillo, ha consapevolezza dell’irripetibile esito del voto che lo ha sospinto sulla poltrona di vice ministro e capo dei 5Stelle, ma nel Movimento circola con evidente smarrimento il quiz politico sul “Che fare per frenare il patologico dimagrimento, che non sembra voler arrestarsi e lo smarrimento per il ruolo di asso pigliatutto di Salvini”. A cominciare dall’ambiguità del voto alla Camera sul decreto bis sulla sicurezza e dalla consapevolezza che l’aula di Montecitorio prepara una nuova debacle per il Movimento con il sì al Tav, scontato con i voti di Lega, Pd, Forza Italia e franchi tiratori e con la benedizione dei sindacati.
Una buona notizia ma non è merito dei 5Stelle arriva dalla Cassazione  sulla scottante vicenda  dei cosiddetti Fondi Lega. Conferma la confisca dei 49 milioni della maxi truffa ai danni dello Stato, nonostante la prescrizione delle condanne a 3 anni e 9 mesi all’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito,  un anno e 10 mesi per Umberto Bossi. Una confisca che riprende la sentenza della  Corte d’Appello di Genova  sui 49 milioni di euro di rimborsi elettorali utilizzati per fini illegittimi con la falsificazione die bilanci dal 2008 al 2010.
È difficile trasformare la censura per l’incapacità della Raggi a governare la capitale d’Italia in congratulazioni, ma in  questa circostanza non è impossibile. Alla sindaca di Roma si deve la decisione di cancellare la scritta Casa Pound dalla sede romana occupata abusivamente: “L’immobile va sgomberato e restituito alle famiglie che ne hanno diritto. Va ripristinata la legalità”.  [Meglio tardi che mai, ndr]. La sindaca ha  commentato che è solo l’inizio. “Ora va sgomberato l’immobile e restituito alle famiglie che ne hanno davvero diritto. Va ripristinata la legalità”.
E il ripristino della legalità, di là dall’intervento purificatore della sindaca, tocca alla magistratura e alle componenti democratiche del Paese, perché finalmente stronchino tutte le forme di rigurgito fascista, tollerate per troppo tempo a dispetto di leggi e del dettato costituzionale.

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