Ragionevole catastrofismo

Incombe, come la mannaia della ghigliottina in attesa di piombare sul collo dei condannati a morte di un tempo fortunatamente trapassato, minaccia la replica del disastro politico che l’Italia subì per l’imposizione fascista del pensiero e del partito unico, dell’informazione di regime, della censura, del divieto per la rappresentanza sindacale dei lavoratori, con la repressione del dissenso a colpi di manganello, arresti, epurazioni: è un allarme che potrebbe apparire il riflesso di prematuro catastrofismo per il nostro Paese rinato con solide fondamenta democratiche, tutelate dalla sua Costituzione antifascista. Attenzione, così non è. Il neofascismo, prima in sordina, poi con sempre più consistente evidenza, ha coagulato gli irriducibili nostalgici del Ventennio, la destra populista, il fanatismo razzista, omofobo, patriarcale e quasi in stato di ipnosi per incultura neghittosa, ha colto a man bassa il disinteresse di oltre la metà degli italiani disertori del voto, ha consegnato alla destra le sorti dell’Italia. L’esito di questa regressione della democrazia antifascista dà ragione alla previsione di una catastrofe politica e sociale che rischia l’Italia per il coincidere di accadimenti non marginali qual è l’asservimento del sistema mediatico alla destra, sostenuto da quotidiani, settimanali, radio e televisioni pubbliche e private. Non è scoperta di questo 10 maggio, privo dell’informazione di quotidiani e periodici di Gedi, della Fiat, di Agnelli, ma è di oggi lo sciopero di Repubblica, La Stampa e di tutte le testate del gruppo. Di seguito il preoccupante comunicato della redazione di Repubblica in sciopero, così simile alla protesta dei giornalisti della Rai meloniana.

Cari lettori, i duemila giornalisti del Gruppo Espresso-La Repubblica- Finegil-Elemedia sono costretti a una nuova giornata di sciopero dal comportamento di chiusura dell’editore e della Fieg. Oltre a negare la trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro in linea con i comportamenti della Fieg, il nostro editore sta mettendo in atto una serie di provocazioni tese a umiliare l’autonomia e la funzione democratica dei giornalisti e a rompere pratiche consolidate. A Radio Capital prosegue, e dal primo gennaio si intensificherà, la riduzione degli organici redazionali con conseguente taglio della produzione giornalistica per trasferire i colleghi a Repubblica tv. Senza presentare un piano editoriale e in assenza di rinnovo di contratto, la proprietà ha di fatto introdotto metodi di lavoro sui quali manca un confronto ed estranei alla pratica professionale dei giornalisti. In più. il nostro editore ha decurtato dalle tredicesime mensilità dei giornalisti le incidenze delle giornate di sciopero fatte nel corso dell’anno. Non era mai accaduto prima e questo episodio segna l’ennesima rottura tra le parti. Saranno i legali della Fnsi, che ha già dato loro mandato in questo senso, a verificare se la Fieg poteva o non poteva operare questa trattenuta. Il nostro editore e proprietario sta scaricando sui giornalisti i costi della produzione, sta penalizzando la professionalità e sta facendosi schermo dell’assenza di contratto nazionale per rifiutare qualsiasi confronto sul piano aziendale. Lasciare i lettori senza informazione non ci piace, ma il comportamento degli editori, in primis il nostro, ci costringe a decisioni radicali per salvare la libertà e la pluralità dell’informazione. Il segretario della Federazione Nazionale della Stampa Paolo Serventi Longhi… ”Sono assolutamente solidale verso i colleghi…Ogni forma di lotta è assolutamente legittima. Al muro contro muro della Fieg si può rispondere solo con la lotta dura”. 

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