Il malato ha diritto alla prestazione entro 30/60 giorni dalla prenotazione.
La dolorosa vicenda tutta italiana delle eterne liste d’attesa, necessita di un intervento immediato del Ministro della Sanità, dell’Agenas, delle Regioni e dei Direttori Generali delle ASL; purtroppo in taluni casi anche dell’ANAC e della Magistratura.
E’ uno scandalo, dichiara il Presidente dell’Adusbef Antonio Tanza, che i cittadini italiani, in quasi la totalità del territorio italiano, debbano attendere oltre 30 giorni per una visita e 60 per una prestazione diagnostica nelle strutture pubbliche, quelle stesse strutture che invece sono in grado di garantire in “intramoenia” (ALPI- attività libero professionale) prestazioni anche a due giorni.
Una situazione così cristallizzata incide gravemente sul benessere dei cittadini italiani anche dal punto di vista meramente economico, costringendo molti concittadini al cosiddetto fenomeno della mobilità passiva sanitaria per ottenere cure previste dal SSN come obbligatorie presso la propria ASL di residenza.
Eppure, è noto che esistano buone prassi, quelle stesse buone prassi che secondo il ciclo della perfomance delle PA dovrebbero essere prese a modello.
Per queste ragioni, Adusbef, con una missiva diretta a tutte le ASL italiane, ha chiesto di attivarsi perché siano rispettati i termini di cui al decreto legislativo 194/1998 che impone alla struttura sanitaria pubblica di erogare visite specialistiche o prestazioni diagnostiche rispettivamente in 30 e 60 giorni dalla prenotazione, consentendo, in mancanza al cittadino di godere di prestazioni intramurarie nei tempi prescritti al solo costo del ticket, come peraltro riconosciuto già da alcune sentenze dei Tribunali italiani.
Anche per questo abbiamo predisposto dei moduli e dei centri di informazione presso gli sportelli Adusbef d’Italia per tutti i cittadini che dovessero ritrovarsi in queste situazioni.
avvocato ANTONIO TANZA
presidente Adusbef
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