COSTA CONCORDIA / LA SCENEGGIATA  DELL’INCHINO ARRIVA AL TERZO ATTO

Costa Concordia, siamo al terzo atto della tragica sceneggiata. E’ atteso a breve (si parla della tarda serata del 20 aprile, altrimenti il 4 maggio) il giudizio della Cassazione sulla vicenda costata la vita a 33 fra passeggeri e membri dell’equipaggio. Francesco Schettino rischia di finire in galera, dopo la condanna a 16 anni confermata in Appello. Se gli andasse bene, il giudizio tornerebbe al secondo grado.

I legali di Schettino hanno presentato ulteriori documenti, benchè sia noto che la Cassazione è tenuta a valutare non nuove eventuali prove ma solo vizi formali. E’ stato consegnato un video dove ‘O comandante ricostruisce la sua verità dei fatti, soffermandosi in particolare sulle prove che a suo dire non sarebbero state valutate in modo adeguato dai giudici di primo e secondo grado. A quanto pare l’attenzione si concentra sulla tenuta delle porte stagne in seguito all’urto con le Scole del Giglio.

I legali, comunque, avrebbero un asso nella manica: a loro giudizio, infatti, il proprio assistito è stato giudicato da una sezione della Corte d’Appello diversa da quella deputata – secondo le tabelle di organizzazione degli uffici – a pronunciarsi sui reati di omicidio colposo e lesioni colpose. Sarebbe un fatto davvero clamoroso e un durissimo colpo alla credibilità del tribunale di Grosseto.

In caso di conferma del verdetto, comunque, i legali di Schettino avrebbero già pronto un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Teoricamente poco fondata, visto che una volta tanto i tempi della giustizia hanno funzionato a dovere.

O si entra nel merito di quanto non è stato mai accertato? Staremo a vedere.

L’inchiesta – e la Voce lo ha più volte documentato e denunciato – è sempre ruotata intorno alla sceneggiata dell’inchino, il motivo-farsa del clamoroso incidente. Come avrebbe potuto mai, un lupo di mare come Schettino, fare una manovra tanto azzardata quanto folle solo per salutare chi si trovava sull’isola? Neanche i bambini del Giglio credono alla favoletta.

Sorge spontanea la domanda: per quale motivo gli inquirenti di Grosseto non mai hanno pensato che un altro motivo possa essere stato alla base di quella scellerata manovra? Ben più pesante e pregnante di un inchino? Come ad esempio i traffici di coca che, stando a non poche investigazioni, non sono infrequenti a bordo di bastimenti del calibro di un Costa Concordia, sorta di enclave galleggianti extraterritoriali.

Un avvocato spagnolo, in un’intervista ad un settimanale iberico, ha avanzato questo scenario, anche perchè era stato testimone oculare di un analogo episodio, con un dramma solo sfiorato.

Del resto, un’altra inchiesta della procura di Firenze, proprio su connection a base di coca e ‘ndrine, riguarda i traffici via mare.

Ma per la procura di Grosseto c’è solo il rito dell’inchino…

Fino ad oggi Costa Concordia è stata condannata al risarcimento di 87 milioni di euro: 66 milioni per 2.623 passeggeri sul totale di 3.206; e 17 milioni per 964 membri dell’equipaggio su un totale di 1.023.

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