ALEX SCHWAZER / IL “SISTEMA WADA”: CARTE FALSE & PERIZIE TAROCCATE

Un mese fa il campione di marcia Alex Schwazer, dopo un estenuante calvario giudiziario e mediatico durato oltre cinque anni, è stato assolto da tutte le false accuse di doping dal tribunale di Bolzano.

Il gip Walter Pelino ha firmato un’ordinanza storica: non solo, infatti, ha scagionato da ogni accusa l’atleta altoatesino, ma ha dimostrato con una mole di documenti e prove inoppugnabili come sia rimasto vittima di una autentica congiura, un complotto scientificamente ordito ai suoi danni, soprattutto per “delegittimarlo” come teste nel processo a carico di medici corrotti della federazione e addirittura coautori di una strategia di diffusione del cosiddetto “doping di Stato” (come ad esempio è avvenuto in Russia).

Il gip Walter Pelino. In apertura Alex Schwazer con Sandro Donati

Il campione, quindi, doveva essere moralmente ‘ucciso’, eliminato, demolito nella sua credibilità. Da qui nasce quel “castello di carta”, di carte & documenti scientificamente taroccati non solo dalla IAAF, ossia la Federazione Internazionale di Atletica, ma soprattutto dalla WADA, ossia l’associazione mondiale antidoping che sulla carta – ma solo sulla carta – dovrebbe combattere quella battaglia: e invece copre, insabbia, falsifica prove e test, tarocca le perizie.

 

 

 

I “FALSI” DELLA VOCE

La Voce ha scritto decine e decine di articoli sul caso-Schwazer, a partire dalla fine del 2016 e per tutto l’anno seguente. Quasi in perfetta solitudine, dal momento che il mainstream, la grancassa dei media di regime, ha scodinzolato davanti ai colossi WADA e IAAF, attaccando frontalmente il nostro campione, senza mai dubitare della sua innocenza, senza mai mettere in discussione l’operato dei suoi accusatori.

Uniche eccezioni, qualche articolo comparso sulla Gazzetta dello Sport e sul Fatto, le ricostruzioni di Attilio Bolzoni su Repubblica, i servizi delle Iene. Poi basta. Bisogna uscire dai nostri confini per trovare vere inchieste: soprattutto in Francia ed in Germania, dove un paio di canali televisivi hanno puntato i riflettori sulle tresche di WADA e IAAF.

La Voce ha pagato un prezzo per la sua voglia di scavare e di scovare la realtà di quanto è successo, a partire da quel maledetto 1 gennaio 2016, quando in modo del tutto anomalo (unico caso nella storia dell’atletica) venne prelevato quel campione di urina nell’abitazione di Alex, a Racines.

Da qui parte la story, che la Voce, appunto, ha dettagliato in 19 articoli e inchieste. Tutti querelati dai legali svizzeri di WADA, dal primo all’ultimo. Siamo stati accusati di aver ordito una autentica campagna di stampa basata sul ‘falso’. Su ricostruzioni false e diffamatorie, super lesive dell’onore e della reputazione di WADA. Ogni articolo, secondo i legali elvetici, contiene informazioni, notizie, ricostruzioni del tutto ‘false’.

In sostanza, la Voce è colpevole di aver scritto e denunciato con 3 anni di anticipo quello che ora clamorosamente viene alla luce attraverso l’ordinanza Pelino!

Uno dei capi d’imputazione a nostro carico, è quello di aver accusato la WADA di tradire il fine per il quale è stata costituita: combattere la diffusione del doping, mentre invece WADA copre ed è parte super attiva della combine. Guarda caso, la stessa accusa che le viene mossa – una fra tante – dal gip di Bolzano.

Inutile aggiungere altre parole: per consentire a tutti i lettori e ai cittadini di farsi un’opinione, e soprattutto per valutare se quanto scrive la Voce sia “falso”, soprattutto alla luce di quanto ha scoperto il gip Pelino, in basso troverete un link che riproduce integralmente la querela scagliata dalla corazzata WADA nei nostri confronti, una piccola ma battagliera testata fino al 2014 cartacea, e poi on line. Cliccando su un secondo link, poi, potete leggere le 87 pagine della storica ordinanza del gip di Bolzano.

 

AL VIA IL PROCESSO CONTRO LA VOCE

La prima udienza per il processo di diffamazione intentato dalla WADA alla Voce si terrà al tribunale di Napoli fra tre settimane, il 12 maggio prossimo.

Abbiamo pensato, a questo punto, si riportare i passaggi che tirano in ballo WADA e sono contenuti nella minuziosa ordinanza del gip Pelino. Sarà un’esposizione un po’ lunga: per il semplice fatto che praticamente tutta l’ordinanza rappresenta un fortissimo j’accuse nei confronti di WADA. Un atto giudiziario che non lascia scampo ad alcun dubbio: ed anzi, apre la strada (anzi, l’autostrada) ad un processo che vedrà come imputati di una sfilza di pesantissimi reati proprio WADA e IAAF, fino a ieri i grandi accusatori e da domani sul banco degli imputati: frode processuale, falso ideologici (per tre diverse fattispecie) e diffamazione, tanto per gradire, i reati dei quali sono accusate le due corazzate dello sport.

Cominciamo quindi con la carrellata di Frodi & Falsi commessi dalla premiata ditta WADA-IAAF. Precisando che tale ordine non alfabetico, ma con ogni probabilità di ‘responsabilità’, è stato scelto proprio dal gip. Del resto, il numero di riferimenti a WADA è molto superiore, nelle 87 pagine, rispetto a quelli riservati a IAAF. In pratica, l’impianto dell’ordinanza è tutto costruito sul colosso internazionale dell’antidoping (sic).

Di seguito, riportiamo le frasi del gip, desunte, pagina per pagina, dall’ordinanza.

 

 

 

L’ORDINANZA PELINO, PAGINA PER PAGINA

PAGINA 3 – Il gip fa subito riferimento alla “produzione di atti falsi e decettivi con cui i consulenti nominati dalla WADA, a contraddittorio già chiuso, hanno tentato di inficiare i dati emersi dalla perizia”.

Viene poi fatto riferimento ai 3 motivi di “opacità” di cui parla il pm (solo tre, precisa Pelino): la dichiarazione “gravemente mendace” sia della IAAF che del laboratorio di Colonia, accreditato da WADA; la volontà di WADA e IAAF di “non consegnare i campioni di urina”; le “dichiarazioni mendaci all’autorità italiana prima e a quella tedesca poi”. Si tratta di “opacità” – si chiede Pelino – o non piuttosto di un “reato”?

PAGINA 4 – Pelino scrive di “spiegazioni inverosimili e dunque con ogni probabilità false”, a proposito delle analisi svolte dal laboratorio di Colonia sul campione di urine di Alex.

Si parla, poi, della “abnorme quantità di DNA che il perito ha riscontrato nel campione”: un’altra delle questioni bollenti.

Scrive Pelino: “è comprensibile che WADA e IAAF nel tentativo di ‘salvare la faccia’ neghino anche l’evidenza scientifica”.

PAGINA 4 – Si parla ancora di “attività decettiva posta in essere dai consulenti nominati da WADA a contraddittorio chiuso”.

Poi di un’altra questione bollente, quella relativa alle e-mail intercettate e sottratte da un gruppo hacker alla IAAF: “e-mail – scrive Pelino – finalizzate ad esercitare una pressione sul laboratorio di Colonia affinchè resistesse alla richiesta di consegnare i campioni sequestrati”.

PAGINA 7 – Il gip Pelino illustra il “Metodo WADA”.

Alcuni fatti – scrive – sono molto indicativi sotto il profilo del metodo con cui WADA ha inteso operare in questo procedimento”. Sono 5 punti molto circostanziati: alcune analisi condotte da WADAin gran segreto”; le “lacune nella catena di custodia”; il formale – e regolarmente disatteso – impegno di WADA ad offrire la massima collaborazione per le indagini; il “colpo di scena” operato da WADA nel nominare un terzo consulente di parte, tale Vincenzo Pascali. Pascali e Tagliabracci – scrive il gip – “producevano un’ulteriore consulenza nella quale contrapponevano un’asserita letteratura scientifica, in realtà inesistente, ai dati sulla concentrazione del DNA emersi nella perizia”.

PAGINA 8 – Scrive Pelino: “Il fatto che anche questa operazione (la nuova consulenza, ndr), come la precedente, sia miseramente fallita e si sia rivelata un vero e proprio autogol per WADA, nulla toglie alla gravità del fatto: altra mera ‘opacità’ o, piuttosto, un disperato tentativo di gettare fango perché l’esito del procedimento non era quello da essa sperato?”.

Il gip ribadisce il fatto che siano state proprio WADA e IAAF ad impedire, di fatto, lo svolgimento di queste analisi. E precisa: “Impedire di fatto l’espletamento di una prova che si ha nella propria disponibilità e contravvenire ad un impegno espressamente assunto nei confronti del giudice e delle altre parti processuali, non sono circostanze che rimangono giuridicamente irrilevanti o qualificabili come mere scorrettezze non sanzionabili. Soprattutto se si ha la sfrontatezza di chiedere il rinvio a giudizio proprio prendendo a pretesto il mancato espletamento di quella prova!”. Più chiari di così…

Giampiero Lago

PAGINA 9 – Si fa il primo cenno all’attività denigratoria portata avanti dal neo-consulente di WADA, Pascali, contro il colonnello del RIS di Parma, Giampiero Lago, perito nominato dal tribunale di Bolzano.

PAGINA 14 – Si parla espressamente di manipolazione delle provette. “Il fatto che ciò fosse possibile persino all’interno del prestigioso laboratorio di Colonia, primo riferimento della WADA, è emerso incontrovertibilmente nel corso del presente procedimento”.

PAGINA 15 – Siamo ad uno dei passaggi fondamentali dell’ordinanza Pelino. “Noi non abbiamo una prova diretta della manipolazione. Ma abbiamo un dato, quello appunto relativo alla concentrazione del DNA che trova, allo stato, adeguata e unica spiegazione nell’ipotesi della manipolazione. L’assenza di una prova diretta, della ‘pistola fumante’, è indubbia, ma certo tale circostanza non consente di considerare irrilevante o addirittura insussistente, come asserisce la difesa WADA, il quadro di contesto che ha prodotto numerosi, gravi e convergenti elementi indiziari che tale ipotesi sostengono in modo coerente e notevolmente significativo”.

PAGINA 16 – Si torna al tema della e-mail sottratte alla IAAF. Osserva il gip: “E’ curioso osservare come a sollevare l’eccezione non sia la diretta interessata IAAF, che ha subito la sottrazione dei dati, ma la WADA e come a pretendere l’esclusione di materiale probatorio ‘scottante’ non sia, come solitamente avviene, l’indagato, ma all’opposto (è proprio il caso di dirlo), le persone offese”.

PAGINA 18 – Nelle e-mail, tra l’altro, si parla esplicitamente del ‘plot’ (il complotto) ai danni di Alex Schwazer: una riprova delle “illecite pressioni esercitate dalla IAAF sul laboratorio di Colonia, affinchè impedisse la consegna dei campioni di urina all’autorità giudiziaria italiana”. Delle mail, delle pressioni sul laboratorio di Colonia e del ruolo svolto da WADA e IAAF si parla anche nelle seguenti pagine (da 19 a 23).

PAGINA 25 – Sulla quantità controversa di DNA, scrive Pelino: “Nella sua richiesta di archiviazione, il Pm ha indicato unicamente la circostanza della quantità discordante, senza coglierne, peraltro, la gravità e cioè il fatto che non si trattasse di un mero errore, ma di una dichiarazione FALSAfinalizzata a far sì che la Corte d’Appello di Colonia, così come espressamente richiesto da IAAF, WADA e Istituto di Biochimica (laboratorio di Colonia), non autorizzasse la consegna del campione B o, in subordine, autorizzasse il prelievo di un’aliquota così esigua da rendere non percorribile e, pertanto, vanificare l’accertamento peritale”.

 

MANIPOLAZIONI & FALSITA’

PAGINA 29 – Prosegue il gip: “Il fatto che la IAAF e il laboratorio di Colonia non abbiano esitato a commettere dei reati dapprima per non consegnare il campione B e poi per cercare di giustificare la propria dichiarazione mendace, coprendo con un altro falso il primo falso, la dice lunga su quanto alta dovesse essere la posta in gioco”.

PAGINA 37 – Sempre in relazione alla concentrazione del DNA, nota il gip: “Ecco perché è scientificamente rigoroso parlare di anomalia ed è inaccettabile che il Pubblico Ministero, evidentemente accondiscendendo alle obiezioni (come si vedrà del tutto infondate) dei consulenti di WADA e IAAF, nessuno dei quali, a quanto risulta, è laureato in statistica, ponga questo termine tra virgolette; ma ciò, come si vedrà, ben si spiega con gli artifici posti in essere da WADA e dai suoi consulenti nel tentare di screditare quei dati”.

PAGINA 38 – Scrive Pelino: “Il reale motivo del rifiuto di WADA e IAAF di collaborare fornendo, in forma del tutto anonima, le provette in questione, è in realtà motivato dalla piena consapevolezza che l’esito della sperimentazione sarebbe stato negativo ed avrebbe, con ogni probabilità, indotto a scartare in modo definitivo tale ipotesi”.

Ancora: “WADA e IAAF, pur perfettamente consapevoli del fatto di aver esse stesse impedito di provare la non incidenza del testosterone sulla concentrazione del DNA avendo rifiutato di fornire aliquote anonime con una quantità anche minimale di urina di soggetti dopati, hanno invocato, proprio sulla base della mancata sperimentazione sul punto, il rinvio a giudizio dell’indagato (Alex Schwazer, ndr)”.

Kulien Sieveking

PAGINA 41 – Scrive il gip. “La precisa volontà di IAAF e WADA di non collaborare nell’indagine contraddice un non meno preciso impegno scritto assunto per conto di WADA dal suo direttore legale, Julien Sieveking”. “La mancata collaborazione di WADA e IAAF, e la violazione dell’impegno espressamente assunto da WADA, non sono giuridicamente irrilevanti”.

PAGINA 45 – Circa la possibile verifica se l’assunzione di sostanze dopanti possa aumentare la concentrazione di DNA nelle urine, osserva Pelino: “Questa verifica è stata impedita da WADA e IAAF con argomenti tanto pretestuosi quanto infondati, contravvenendo all’impegno espressamente assunto da WADA di collaborare”.

PAGINA 46 – Scrive il gip: “Quando, nell’ambito delle analisi sul DNA, è emerso il dato relativo alla concentrazione, WADA, che evidentemente ne aveva ben compreso la pericolosità, ha cercato subito di correre ai ripari e lo ha fatto con la strategia che ha caratterizzato la sua difesa durante tutto l’incidente probatorio, cioè violando il contraddittorio”.

PAGINA 47 – “Il suo legale, infatti, ha atteso l’udienza del 12-9-2019 in cui avrebbe dovuto chiudersi l’incidente probatorio, per produrre un’analisi che WADA aveva fatto effettuare dal laboratorio di Losanna nell’ottobre 2017 su un campione prelevato a Schwazer il 27-6-2016 e risultato negativo”. Il gip rileva, in tale comportamento, una triplice, grave violazione: soprattutto con riferimento al fatto che quell’analisi fosse ancora nella disponibilità di WADA dopo ben due anni.

In tre pagine (47-48 e 49) il gip elenca una sequela di “dubbi emersi e chiarimenti che WADA avrebbe dovuto fornire”, come riassunti nell’ordinanza del 16 ottobre 2019. Ne bastino un paio che capire la gravità della posizione di WADA. “L’analisi è stata condotta a perizia in corso, in maniera del tutto autoreferenziale e fuori dal contraddittorio”. “Il dato più sorprendente è rappresentato dal fatto che WADA si ponesse il problema della concentrazione del DNA di Schwazer già ai primi di ottobre del 2017”.

Tutte le pagine seguenti (fino a 53) tirano in ballo precise responsabilità di WADA sul fronte delle analisi.

NOI SIAMO WADA

PAGINA 54 – Cominciamo ad entrare nelle pagine più calde dell’ordinanza del gip di Bolzano.

Scrive Pelino: “Ciò senza contare il fatto che il perito (il colonello del RIS Lago, ndr) aveva evidenziato una serie di lacune, alcune delle quali davvero marchiane, della documentazione e della catena di custodia”. Segue un elenco di ‘informazioni’ di fonte WADA, così come annotate da Sieveking. Nota il gip: “E’ interessante notare come nessuna, ma proprio nessuna, di queste informazioni, sia stata in alcun modo documentata. Il messaggio dunque è forte e chiaro: noi siamo WADA, siamo al di sopra di qualsiasi possibilità di verifica o controllo e dovete fidarvi di noi”.

Nero su bianco, sono le parole precise del gip.

PAGINA 56 – Si torna al fantomatico esame dell’urina di Schwazer effettuato a Losanna per conto di WADA.

Osserva il gip: “Si cerca, così, di dimostrare un assunto attraverso dati palesemente inverosimili e non documentati al dichiarato scopo di inficiare quanto emerso dalla perizia: cioè l’anomalia della concentrazione di DNA presente nell’urina di Schwazer del 1 gennaio 2016”.

Siamo quindi in presenza di un palese tentativo di alterare artificiosamente i dati al fine di inficiarel’esito della perizia, cioè di una vera e propria FRODE PROCESSUALE”.

Siamo arrivati al clou. Frode processuale contestata a WADA.

E il gip va giù in modo durissimo contro i “consulenti” di WADA: “E’ davvero stupefacente che i consulenti (postumi) di WADA, professori Pascali e Tagliabue, pretendano di fondare l’attendibilità di tale dato sulla base di una sua valenza a priori: ‘La credibilità del documento è nel valore del dato stesso e nella credibilità di chi lo ha prodotto e non nel rispetto di altra formalità peritale’. Leggendo quest’affermazione così perentoria – commenta Pelino – sembra davvero di tornare all’epoca di Galileo Galilei: con la sola differenza che il dato fornito dalla WADA non ha certo l’autorità consolidata dei testi aristotelici!”.

PAGINA 57 – Ancora più duro, il gip, nei confronti dei periti di WADA: “D’altronde i consulenti di parte non sono assoggettati a giuramento. Sicchè basta trovarne qualcuno privo di scrupoli deontologici che può sostenersi qualsiasi cosa”.

PAGINA 59 – Da dove nasce l’astio del consulente Pascali nei confronti del colonnello Lago? Bisogna tornare al caso di Elisabetta Claps, dove Pascali venne sostituito proprio da Lago, per capirlo. “Da ciò – desume il gip – nasce la profonda acredine del prof. Pascali nei confronti del col. Lago, che trasuda da ogni pagina delle due ‘consulenze’ e che costituisce – è più che ragionevole supporre – la ragione per cui è stato selezionato da WADA come proprio consulente”.

PAGINA 61 – E’ ancora la singolar tenzone ingaggiata da Pascali contro Lago a tener banco. Nota Pelino: “Nella seconda ‘consulenza’, effettuata col prof. Tagliabracci, il perito (Lago, ndr), che secondo il prof. Pascali si era sottratto ad una ‘autentica critica fra pari’, viene ulteriormente degradato a ricercatore improvvisato che produce in proprio dati fasulli”.

Segue una sfilza di volgari attacchi del tipo, “Il dottor Lago non è un ricercatore di professione”; “Probabilmente il dottor Lago affronta le proprie ricerche senza saperne abbastanza”; “Le sperimentazioni del dottor Lago partono da una incompleta informazione sul tema della ricerca”, e via di questo volgare passo.

PAGINA 62 – Prosegue il gip. “In altre parole, secondo i due ‘consulenti’ il perito è un ciarlatano, i consulenti di parte che avevano partecipato al contraddittorio degli incompetenti, e il giudice un ingenuo che si è lasciato ingannare da dati ‘fatti in casa’ e privi di validità scientifica in quanto in contrasto con l’opinione di una (fantomatica) letteratura corrente”.

Al di là del carattere pesantemente diffamatorio di queste affermazioni – continua Pelino – nonché della spregiudicatezza di chi le ha proposte e di chi le ha fatte entrare nel processo con quelle modalità (il legale di WADA), quello che preme qui rilevare è l’assoluta falsità ideologica e la strumentalità al tentativo di frode processuale che anche per il tramite di esse è stato perpetrato”.

Parole di una gravità inaudita.

PAGINA 63 – Altrettanto pesanti le considerazioni successive. “La produzione di un atto ideologicamente falso di solito ha proprio lo scopo di ingannare per procurare a chi lo produce un ingiusto vantaggio: nella specie, il vantaggio che i ‘consulenti’, il legale di WADA e WADA stessa si ripromettevano era quello, apertamente sbandierato nella memoria e nella consulenza di parte prodotta fuori dal contraddittorio, di cercare di minare il dato relativo all’anomala concentrazione di DNA riscontrata nell’urina prelevata ad Alex Schwazer l’1.1.2016”.

Qui, però, oltre alla mera falsità ideologica di questi dati (che come detto si dovrà accertare in separate sede) vi è qualcosa di più: questa tabella di dati è stata allegata a corredo degli artifici logici che mirano sostanzialmente a contrapporre quanto accertato dal perito (Lago, ndr) con quanto emergerebbe da una, in realtà inesistente, opinione corrente della comunità scientifica”.

PAGINA 64 – E a conclusione del ragionamento, emerge: “Non esistendo alcuna opinione corrente da contrapporre a quanto emerso dalla perizia, i ‘consulenti’ di WADA ne hanno creato una ad arte, creando o taroccando i dati”.

Un’altra bordata da novanta.

PAGINA 65 – Entriamo nel museo degli orrori made in WADA, ossia “Il campionario degli argomenti ed artifici logici utilizzati”, come li etichetta il gip di Bolzano. Non ci dilunghiamo perché si tratta di dati molto tecnici; ma molto gravi per le precise responsabilità di WADA e dei suoi ‘consulenti’ (sempre ‘virgolettati’ in modo ironico dal gip).

PAGINA 66 – Il gip si avvia alle conclusioni. “Riepilogando quanto sin qui osservato, nel presente procedimento abbiamo assistito ad una serie impressionante di artifici e dichiarazioni falsefinalizzati dapprima a non consegnare il campione B o a limitare a 6 ml la quantità di urina da consegnare al perito, adducendone l’inutilità perché secondo la letteratura scientifica corrente sarebbe occorsi almeno 10 ml; poi a consegnare una provetta diversa, contenente guarda caso 6 ml; quindi a coprire il precedente falso; infine ad inficiare i dati emersi dalla perizia”.

Un’altra, autentica galleria degli orrori.

PAGINA 67 – Continua la disamina del gip: “La falsa dichiarazione sulla quantità, che la perizia aveva incontrovertibilmente dimostrato, veniva poi coperta da un’altra, in cui si adduceva un errore, del tutto inverosimile, legato al fatto che il campione era stato scongelato: il perito ha chiarito che per un tecnico di laboratorio un errore del genere è semplicemente impossibile”.

Allorchè, nonostante il piccolo quantitativo di urina consegnato al perito attraverso le frodi di cui sopra, questi è riuscito ad effettuare l’analisi genetica ed incidentalmente è emerso il dato dell’enorme concentrazione del DNA nei predetti campioni, WADA si è incaricata di cercare di smontare detto dato attraverso ulteriori artifizi. Il primo è consistito nel presentare – guarda caso aspettando sino all’udienza in cui si doveva chiudere l’incidente probatorio in modo da non dare al perito la possibilità di prendere posizione e alla difesa di replicare – l’analisi effettuata a Losanna nell’ottobre 2017 da cui emergeva, o perlomeno così veniva dichiarato, un valore varie volte superiore a quello emerso in perizia, per usare le parole del direttore affari legali di WADA, Julien Sieveking”.

PAGINA 69 – Le accuse continuano a fioccare e le falsità griffate WADA si moltiplicano. Punta l’indice il gip: “Se forte è il sospetto che si sia cercato di coprire un dato fasullo con altri dati fasulli, questo sospetto diviene ancora più forte se analizziamo la ‘consulenza’ dei professori Pascali e Tagliabracci, guarda caso incaricati il primo (in violazione dell’articolo 225 cpp) al termine dell’udienza del 14.9.2020 quando lo scrivente stava per accingersi a dichiarare chiuso l’incidente probatorio ed il secondo ancora più tardi (senza il deposito di alcun atto formale di nomina) in modo da eludere ogni contraddittorio. Detta ‘consulenza’, come si è dimostrato, e la memoria allegata, contrappongono falsamente una inesistente letteratura corrente ai dati della perizia, senza però riportare alcun dato oltre a quelli già indicati”.

 

IL CASTELLO DI CARTE

PAGINA 70 – Prosegue il gip come un rullo compressore. “Si è quindi palesemente cercato di cancellare l’anomalia emersa in perizia, non già attraverso dati statistici che ne dimostrassero la non correttezza, ma attraverso una serie di dati falsi o artatamente prospettati, emersi da presunti studi che non sono stati mai documentati da WADA o dai suoi consulenti”.

Alla luce di tutto questo, appare più che evidente che siamo in presenza di un castello di carte costruito ad arte per ingannare”.

Prima si è cercato di impedire la perizia sul campione B, poi si è cercato di consegnare una provetta diversa, quindi di inficiare i risultati della perizia e non si è esitato di ricorrere a dichiarazioni false, a dati falsi o artatamente presentati, e ad artifizi per trarre in inganno il giudicante: cioè a vere e proprie frodi processuali.

E cosa mai volete di più?

PAGINA 71 – Continua il j’accuse di Pelino. “L’impressionante serie di fatti sopra esaminati ed i reatiche si sono evidenziati, costituiscono altrettanti indizi, gravi, precisi e concordanti a sostegno di quest’ipotesi per la quale sussiste, come si dirà più oltre, anche un preciso e fortissimo movente”.

“Solo una posta così alta, quale la necessità di celare la manipolazione commessa e coprire quanti vi furono invischiati, può spiegare come enti che dovrebbero combattere il doping e garantire il mondo dello sport, atleti compresi, siano ricorsi alle nefandezze sopra esaminate”.

PAGINA 75 – Siamo adesso alla carrellata finale dei falsi e dei tarocchi made in WADA.

Il verbale di consegna del campione di urina di Alex Schwazer prelevata l’1.1.2016 al laboratorio di Colonia era ideologicamente falso”, in alcune parti fondamentali.

Anche il documento redatto dal laboratorio di Colonia in relazione alla catena di custodia interna al laboratorio del suddetto campione è ideologicamente falso nella parte in cui dichiara che la provenienza del campione è ignota, laddove risultava l’indicazione ‘Racines’”.

Inoltre gli accertamenti compiuti dal perito sulla documentazione afferente le analisi effettuate a Losanna hanno evidenziato l’esistenza di lacune persino peggiori”.

La realtà accertata da questo processo è che la catena di custodia dei reperti in perizia è di fatto del tutto evanescente”.

La cosa davvero paradossale è che, tra le obiezioni mosse da WADA e IAAF per impedire il trasporto delle aliquote in Italia, vi fosse quella per cui solo presso i laboratori da essa accreditati avrebbe potuto essere garantita la catena di custodia! Oggi, alla luce di quanto emerso, quelle affermazioni e le lunghe discussioni che ne sono seguite hanno davvero il sapore di una beffa”.

La realtà è che gli atleti non hanno reali garanzie e il sistema è totalmente autoreferenziale”.

Il fatto di effettuare le controanalisi in presenza dell’atleta non tutela da eventuali manipolazionicommesse a monte. Solo la consegna del secondo campione ad un laboratorio terzo, del tutto indipendente dal circuito WADA e possibilmente ubicato nello Stato di appartenenza dell’atleta (onde evitare di dover battagliare per anni per ottenere solo parte di ciò che si era chiesto per l’effettuazione della perizia) potrà effettivamente impedire, in futuro, che fatti simili tornino a verificarsi”.

 

I PEGGIORI INTRALLAZZI

PAGINA 76 – Descrive il gip: “Nell’odierno sistema WADA e IAAF operano in maniera totalmente autoreferenziale ed il presente procedimento ha eloquentemente dimostrato come esse non tollerino affatto controlli dall’esterno ed anzi siano pronte a tutto per impedirlo, al punto da produrre dichiarazioni false e porre in essere frodi processuali. Il controllante e il controllato finiscono per coincidere, anzi per invertirsi”.

La cosa è davvero singolare se si considera che di norma, per qualsiasi altra tipologia di accertamento/analisi, chi subisce il controllo riceve per legge un campione del materiale prelevato per l’analisi, in modo tale che la possibilità di manipolazioni sia esclusa in radice. Gli atleti, invece, non ricevono alcuna reale garanzia, perché entrambi i campioni hanno la stessa destinazione e sono dunque nelle mani delle medesime persone, e ciò sul presupposto che gli enti in questione e il personale di cui si avvalgono siano al di sopra di ogni sospetto”.

“Questo meccanismo ha finito per conferire a questi enti un potere assoluto e per favorire i peggioriintrallazzi, come la vicenda del doping di stato (fra tutti quello della federazione russa), troppo a lungo impunemente tollerato, ha ampiamente dimostrato”.

Lamine Diack

PAGINA 81 – Storicizza Pelino: “Il fenomeno della falsificazione delle prove è vecchio quanto l’umanità”. E cita i casi più clamorosi degli ultimi anni: come quello – a botte di concussione, corruzione, riciclaggio – che ha visto quale protagonista l’ex presidente della IAAF Lamine Diack, condannato il 16 settembre 2020 dalla Corte d’Appello di Parigi in quanto al vertice di un vasto sistema di corruttela.

PAGINA 82 – Il gip ricostruisce l’incipit del giallo Schwazer. “La Difesa Schwazer ha dedotto, sin dall’inizio, che la decisione di effettuare il controllo a sorpresa era partita il 16 dicembre 2015, cioè, guarda caso, il giorno in cui Alex Schwazer aveva testimoniato contro i medici della federazione di atletica, Fiorella e Fischetto, che avrebbero spinto gli atleti a doparsi. Doping di Stato, dunque, e una testimonianza pericolosa che non solo veniva dall’interno di quel mondo, ma anche da un atleta che aveva scelto come proprio allenatore il paladino dell’antidoping: Sandro Donati. Colpire Schwazer significava, dunque, neutralizzare quella pericolosa testimonianza e, al tempo stesso, neutralizzare Sandro Donati, da quel momento allenatore di un dopato.

Il fatto stesso di aver creato un sistema in cui l’atleta deve fidarsi ciecamente dell’onestà di chi ha in custodia entrambe le sue provette, attendere l’esito di faticose rogatorie internazionali per ottenere, a distanza di anni, solo una piccola parte di quel campione B che le norme di WADA e IAAF vorrebbero, a parole, raccolto a sua tutela, significa aver affidato a questi enti un potere enorme, potere che dopo quanto emerso in questa vertenza e dopo quanto accertato dalla Corte d’Appello di Parigi nel processo a carico dell’ex presidente IAAF, non ha più alcuna ragion d’essere”.

 

FRODE PROCESSUALE, FALSI IDEOLOGICI & DIFFAMAZIONE

PAGINA 83 – “Se controllore e controllato coincidono, nessuna garanzia è data agli atleti e non bastano certo i comitati etici a impedire la commissione di frodi, ove gli interessi in gioco sono così alti”.

“Se non si coglierà l’occasione di prendere atto di quanto emerso da questo processo per cambiare radicalmente le cose (…), il caso sarà inevitabilmente destinato a ripetersi e tutto verrà coperto come se nulla fosse accaduto, come d’altronde già emerge dalle dichiarazioni rese dal direttore degli affari legali di WADA, Sieveking, il 10 dicembre 2019: ‘Wada ritiene che debba essere escluso oltre il minimo dubbio che vi sia stata una manipolazione dei campioni’. Beati loro che non hanno dubbi!”.

Continua il ciclone Pelino: “Anzi, tale è l’arroganza che si sono concessi pure il lusso, nella memoria conclusiva, depositata il 30 ottobre 2020 (dunque fuori dal contraddittorio) di asserire falsamente: a) l’inutilità intrinseca della sperimentazione avviata stante l’assenza di anomalia della concentrazione di DNA, riscontrata nell’atleta, rientrante nel range di variabilità normale del DNA come ‘comprovato dalla letteratura sul tema (cfr. memoria WADA del 30.20.2020); b) Un ‘affrettato e imprudente giudizio di inattendibilità espresso dal perito sull’analisi di Losanna, in quanto detta valutazione era avvenuta ‘senza nemmeno chiedere a WADA la documentazione che ritiene mancante’; c) La ‘eccezionale durata dell’incidente probatorio’; ‘Aver protratto l’incidente probatorio per ben più di tre anni senza che le perizie esperite abbiano dato risultati univoci e scientificamente attendibili’”.

C’è un limite a tutto, anche all’impudenza!”, sbotta il gip.

PAGINA 85 – Eccoci all’epilogo. “Per le ragioni sopra esposte, il Giudice per le indagini preliminari, alla luce di quanto sopra esposto e dettagliatamente argomentato, ritiene accertato con alto grado di credibilità razionale che i campioni di urina prelevati ad Alex Schwazer l’1.1.2016 siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi e, dunque, di ottenere la squalifica dell’atleta come pure del suo allenatore, Sandro Donati”.

“Ritiene sussistano forti evidenze del fatto che nel tentativo di impedire l’accertamento del predetto reato, siano stati commessi una serie di reati che di seguito si elencano”.

Segue l’elenco, che è bene leggere – per completezza – nel link in basso dove riproduciamo l’intera ordinanza del tribunale di Bolzano. In sintesi, si tratta dei reati di frode processuale, diffamazione e falso ideologico, quest’ultimo per tre diverse fattispecie.

 

 

A questo punto, siamo in attesa delle decisioni del PM, che dovrà formalizzare i capi di accusa e decidere sui rinvii a giudizio.

Avrà il coraggio, il pm incaricato, di portare alla sbarra i vertici (e i lacchè, ‘consulenti’ ad esempio compresi) dei due colossi internazionali che dettano legge – come abbiamo ormai imparato a memoria – nel mondo dello sport? La ‘loro’ legge…

 

P.S. Il gip Pelino fa una postilla, che sottoscriviamo pienamente, rammentando le parole che Cicerone scriveva al figlio Marco nell’autunno del 44 avanti Cristo.

Eccole: Fra tutte le specie d’ingiustizia, la più detestabile è quella di coloro che, quando più ingannano, più cercano di apparir galantuomini”.    

 

PS 2 – Per motivi di spazio, non indichiamo i link di tutti gli articoli e le inchieste della Voce sul caso Schwazer (che del resto trovate ‘a pezzi’ virgolettati nella querela di WADA). Comunque, consultando l’archivio Voce e cioè andando sulla casella CERCA, scrivendo ALEX SCHWAZER oppure WADA li potere trovare e leggere facilmente tutti.

 

 

 

 

 

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DOCUMENTI ALLEGATI

 

L’ORDINANZA DI ARCHIVIAZIONE DEL GIP WALTER PELINO

archiviazione Schwazer

 

 

LA QUERELA DELLA WADA CONTRO LA VOCE

WADA querela